GERMANIA MATTATOIO DEL CORONAVIRUS: ALLEVAMENTI INTENSIVI NEL MIRINO.

Su queste colonne avevamo argomentato sulle possibili conseguenze degli allevamenti intensivi sulla salute dell’uomo. Tali insane strutture possono essere assimilabili a bombe virali pronte ad esplodere con ripercussioni drammatiche. per la collettività.

Gütersloh – A qualcuno potrebbe sembrare una casualità, ad altri meno. Fatto sta che il virus ha ricominciato a riprodursi nei mattatoi tedeschi. Non è passato molto tempo da quando, proprio su queste colonne, avevamo argomentato sulle possibili conseguenze degli allevamenti intensivi sulla salute dell’uomo. Tali insane strutture possono essere assimilabili a bombe virali pronte ad esplodere con ripercussioni drammatiche.

In Germania, proprio in queste ore, è schizzato alla ribalta delle cronache il caso Tönnies. Il mattatoio posizionato a Gütersloh, in Nordreno-Vestfalia, ha battuto quota 1.550 contagi da Coronavirus. La risposta delle autorità è stata immediata e nell’intera zona è partito un preliminare lockdown che ha implicato la chiusura di bar, ristoranti e centri sportivi. Sebbene le autorità teutoniche si siano immediatamente adoperate nel dare la colpa alla casualità, per molti l’avvenimento non è stato altro che la riprova di alcune preoccupanti ipotesi.

Sono sempre più diffusi anche i mattatoi clandestini

 Infatti il miliardario Clemens Tönnies, conosciuto anche in campo sportivo essere l’ex presidente dello Schalke 04, è stato a più riprese attaccato dai gruppi animalisti con l’accusa di perseguire una politica disumana nei suoi centri. Varie volte i suoi mattatoi sono stati identificati come odierni lager per animali. Non solo, dalle innumerevoli proteste e sfoghi mediatici giunti dalla terra tedesca anche per i 7000 lavoratori del centro le condizioni di lavoro e di salute non sembrerebbero ottimali. Non è dunque difficile immaginare che in questa situazione il virus abbia trovato nuova forza e un terreno di coltura dove espandersi.

Mentre dovremo aspettare qualche settimana per capire se il focolaio rientrerà autonomamente o saranno necessarie misure più drastiche, possiamo utilizzare questo spazio per avanzare alcune considerazioni.

In questi lager per animali le probabilità di contrarre malattie sono molto alte

Innanzitutto, è interessante notare lo sforzo agricolo tedesco. Secondo il sito online German meat, la Germania rientra tra i maggiori Paesi produttori di carne dell’UE. Sul suino la Germania è al primo posto in Europa per produzione ed esportazioni, mentre sul bovino si piazza al secondo posto con una quota produttiva del 15%. Solamente nel 2019 la produzione ha toccato più del milione di tonnellate di carni di manzo e vitello e i 5,2 milioni di tonnellate di carne di maiale. Mentre nello stesso 2019 le aziende tedesche del settore hanno esportato 363.000 tonnellate circa di carne bovina e 2,8 milioni di tonnellate di carne suina in ben 100 Paesi. Sempre alla corte della Merkel, ogni anno sono circa 58 milioni i suini macellati, quasi quattro volte più dell’Italia che si attesta a 13 milioni. Secondo quanto riporta un documento redatto dall’Università di Medicina Veterinaria di Hannover circa un quinto dei suini muoiono prima di arrivare alla macellazione. Dalle indagini eseguite dagli scienziati è emerso che la causa della morte di questi animali potrebbe essere addebitata alle condizioni di allevamento che facilitano la proliferazione di malattie. Qualche tempo fa, in tempi ancora non sospetti, il giornale tedesco SZ, riportava i risultati di un’indagine condotta dari ricercatori Süddeutsche Zeitungè, secondo cui negli allevamenti tedeschi:

“…L’uso di risorse e prodotti per la protezione delle colture è in aumento, la biodiversità è in declino, la dipendenza dalle importazioni di mangimi è in aumento. Le forme intensive di allevamento senza esercizio stanno aumentando invece di diminuire, e gli animali da allevamento vengono sempre più utilizzati, progettati unilateralmente per prestazioni elevate…”.

Le recenti esperienze dovrebbero essere fare da monito per tutti noi.

Sempre la stessa Testata evidenziava come la Germania stesse andando incontro a un importante deficit di sostenibilità a tutti i livelli. In buona sostanza poteva succedere ovunque, invece è successo proprio lì. Sebbene ancora non sia ancora scientificamente dimostrabile la connessione tra la ripresa della virulenza del Covid-19 e gli allevamenti intensivi, più di un indizio obbliga a vagliare questa ipotesi. Vedremo se in casa Merkel adesso si propenderà per una scelta coraggiosa in made in Italy o se la pasionaria dell’UE preferirà ignorare il problema in stile trumpiano.

 

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