I giudici della Corte d’Assise di Genova definiscono l’omicidio un atto premeditato, respingendo la tesi del suicidio inscenato.
Genova – Ahmed Mustak, operaio del Bangladesh di 35 anni, è stato condannato a 22 anni e sei mesi per l’omicidio della moglie Sharmin Sultana, 32 anni, avvenuto nella notte tra il 6 e il 7 marzo 2023 a Genova. La Corte d’Assise, presieduta da Massimo Cusatti, ha smontato la versione dell’imputato, definita “fantasiosa e inverosimile”, che tentava di far passare la morte della donna come un suicidio. I giudici hanno confermato un omicidio volontario con “schietto dolo”, escludendo ogni ipotesi di incidente.
Secondo le motivazioni della sentenza, Mustak colpì la moglie con un oggetto contundente in cucina, provocandole una grave ferita alla testa. Sharmin, ancora viva, avrebbe agonizzato per ore senza che l’uomo chiamasse i soccorsi. Successivamente, l’imputato la gettò dalla finestra del loro appartamento al terzo piano in via San Martino, trattandola “come un oggetto” per liberarsene. La morte, secondo i magistrati, era “ben salda” nella volontà di Mustak, che non adottò la “condotta doverosa” di allertare i soccorsi. Il pubblico ministero Marcello Maresca ha sostenuto che il movente fosse legato al desiderio di emancipazione di Sharmin, che cercava un lavoro e usava frequentemente i social network, suscitando l’opposizione del marito.
La Corte ha riconosciuto che Mustak, descritto come una persona dalla vita regolare e senza precedenti penali, avrebbe avuto un “blackout” di autocontrollo, cedendo a “passioni e pulsioni” che avrebbe dovuto dominare. Tuttavia, i giudici hanno escluso la prevalenza delle attenuanti generiche, considerate equivalenti alle aggravanti, per evitare un “eccesso di indulgenza” verso un gesto definito “enorme”. La pena di 22 anni e sei mesi, emessa a maggio 2025, riflette la gravità del crimine, bilanciata dal contesto personale dell’imputato, difeso dall’avvocata Vittoria Garbarini.