Andrea Sempio

Garlasco, nuove ombre su Andrea Sempio: il “mistero” del presunto fascicolo precedente all’indagine per l’omicidio di Chiara Poggi

La difesa chiede chiarimenti alla Procura di Pavia dopo alcune indiscrezioni: “Era già indagato prima del 2025?”. Fonti vicine alle indagini, però, smentiscono.

Pavia – Si arricchisce di un nuovo capitolo il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, la 26enne uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. La difesa di Andrea Sempio, 37enne indagato per concorso in omicidio, intende fare luce su un dettaglio emerso da un articolo de Il Tempo: l’esistenza di un precedente fascicolo a carico del loro assistito, riunito a inizio 2025 al nuovo procedimento aperto dalla Procura di Pavia. Una circostanza che, se confermata, potrebbe ridisegnare il percorso investigativo che ha riportato Sempio al centro dell’inchiesta, diciotto anni dopo il delitto per cui Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima, è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere. L’ipotesi però è stata smentita, riporta l’Ansa, da fonti vicine alle indagini. Nessun altro fascicolo sarebbe stato aperto, dunque, su Andrea Sempio per altre ipotesi di reato in passato. Ma la difesa di Sempio, ad ogni modo, ha intenzione di richiedere nei prossimi giorni, con forme e modalità previste per legge, informazioni su eventuali fascicoli aperti su di lui in questi ultimi due anni.

Un atto dei pm dell’11 febbraio?

La notizia si era diffusa a seguito di alcuni organi di stampa. Secondo quanto riportato da Il Tempo, l’11 febbraio 2025 i pm della Procura di Pavia avrebbero disposto la riunione di più procedimenti penali in un unico fascicolo, il 642/2025, a carico di Sempio. Tra questi, oltre a un’indagine del 2023 a carico di ignoti – avviata dopo il deposito, a partire dal dicembre 2022, della consulenza genetica della difesa di Stasi sul Dna trovato sotto le unghie di Chiara – emergerebbe un altro fascicolo “modello 21”, ossia con un indagato già iscritto, che riguarderebbe proprio Sempio. Questo procedimento, poi confluito in quello attuale, sarebbe stato aperto prima dell’informazione di garanzia notificata al 37enne il 21 febbraio scorso, con l’accusa di concorso in omicidio.

La riapertura delle indagini su Sempio, autorizzata dal gip a fine gennaio scorso dopo un ricorso in Cassazione della Procura, si basa su nuove analisi genetiche che ipotizzano la compatibilità del suo Dna con tracce rinvenute sul corpo della vittima. Ma l’eventuale esistenza di un fascicolo precedente – si chiedeva il Tempo – solleva interrogativi: per quale reato era indagato Sempio? E perché i suoi legali, Massimo Lovati e Angela Taccia, non ne avrebbero traccia negli atti depositati in vista del maxi incidente probatorio del 9 aprile?

La strategia della difesa

I difensori di Sempio, che ne proclamano l’innocenza, sono intenzionati a chiedere formalmente alla Procura di Pavia chiarimenti su questo presunto fascicolo preesistente. “Vogliamo sapere se Andrea fosse già indagato e per quale ipotesi di reato”, trapela dallo staff legale. L’obiettivo è verificare se il 37enne, la cui posizione era stata archiviata nel 2017 e di fatto nel 2020, fosse sotto la lente degli inquirenti per l’omicidio di Chiara Poggi o per un altro reato, prima della svolta di quest’anno.

Negli atti finora depositati, inclusi quelli relativi al maxi incidente probatorio – che il 9 aprile vedrà il conferimento dell’incarico per analisi genetiche su reperti mai esaminati o dubbi – non ci sarebbero riferimenti espliciti a questo fascicolo. La difesa, tuttavia, ha il diritto di accedere a tali informazioni nelle forme previste dalla legge. Anche se potrebbe non ottenerle fino alla chiusura delle indagini in corso, come previsto dal codice di procedura penale in casi di riserbo investigativo.

Un passato che torna

Sempio, amico del fratello di Chiara, Marco Poggi, era già stato indagato nel 2016, quando la difesa di Stasi aveva puntato su una perizia genetica che indicava la presenza del suo Dna sotto le unghie della vittima. L’ipotesi fu archiviata nel 2017 dall’allora procuratore aggiunto Mario Venditti, che definì “pretestuose” le indagini difensive. Un secondo tentativo di riapertura, nel 2020, si era chiuso con un nulla di fatto. Ora, la Procura di Pavia, forte del via libera della Cassazione, ha rilanciato l’accusa di concorso in omicidio. Ipotizzando che Sempio possa aver agito con Stasi o con un soggetto ignoto.

Resta da stabilire se esiste e cosa contenga, allora, l’atto dell’11 febbraio, citato da Il Tempo, che secondo il quotidiano menzionerebbe anche il fascicolo 7270/2023, nato come indagine a carico di ignoti e confluito nel nuovo procedimento. Ma è il riferimento a un’indagine “modello 21” su Sempio a destare curiosità: potrebbe trattarsi di un filone parallelo, forse legato a elementi emersi nel 2023, come il sequestro di rifiuti davanti casa sua o del negozio di telefonia dove lavora, già noto agli atti.

Verso l’incidente probatorio del 9 aprile

Il maxi incidente probatorio, fissato per martedì prossimo, sarà un momento cruciale. La gip Daniela Garlaschelli ha accolto la richiesta dei pm di analizzare a tappeto reperti e tracce biologiche, alcuni mai esaminati, per compararli con il Dna di Sempio, Stasi e altri frequentatori maschili della villetta di via Pascoli. La difesa di Sempio, che ha nominato l’ex comandante del Ris Luciano Garofano come consulente, si oppone all’accertamento, definendolo “inutile” e “vago”.

Intanto, il mistero del presunto fascicolo precedente aggiunge – fino a smentita ufficiale – un tassello di incertezza a un caso che, a quasi due decenni dal delitto, continua a dividere l’opinione pubblica. Per i legali di Sempio, chiarire questo punto potrebbe essere decisivo per smontare l’accusa o, almeno, per comprendere la strategia della Procura. Ma per ora, tra riserbo investigativo e atti ancora parziali, la verità resta un orizzonte lontano.

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