Le ultime indagini genetiche escludono la presenza di DNA maschile. Nessun profilo utile dal capello ritrovato nei rifiuti. Nessuna novità sostanziale a 18 anni dal delitto.
Pavia – Nessun profilo genetico maschile. Nessuna traccia che riapra davvero il caso. Le nuove analisi disposte nell’ambito dell’incidente probatorio chiesto dalla Procura di Pavia per fare luce sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007, confermano i risultati delle indagini genetiche effettuate all’epoca.
Secondo quanto emerso, il sangue repertato su un frammento del tappetino del bagno della villetta di via Pascoli, dove la 26enne venne uccisa, appartiene esclusivamente a Chiara. Lo stesso vale per due piccole tracce ematiche individuate sulle scale della casa, proprio in fondo alle quali venne ritrovato il corpo della giovane.
Le nuove analisi genetiche
Ad eseguire i nuovi accertamenti, nell’ambito della nuova inchiesta aperta dalla Procura di Pavia, sono stati i consulenti genetici di parte, incaricati di analizzare le tracce biologiche repertate e custodite da 18 anni.
Sui tre tamponi autoptici effettuati sul corpo di Chiara è emerso solo il suo profilo genetico. Quanto al segmento pilifero trovato in un sacchetto dei rifiuti nella villa, non è stato possibile ricavare alcun DNA utile. Nessun elemento, dunque, che possa indicare la presenza o l’azione di un’altra persona, tanto meno di un uomo, sul luogo del delitto.
Conferme, ma nessun passo avanti
I risultati non portano elementi nuovi, ma confermano le conclusioni già raggiunte nel 2007, e rafforzano la tesi che esclude la presenza di soggetti diversi dalla vittima nella dinamica dell’omicidio. I risultati sono in linea con quanto già accertato nei processi che hanno portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi a 16 anni per l’omicidio dell’allora fidanzata.
Tuttavia, la difesa di Stasi, che da anni chiede una revisione del processo, spera ancora in nuovi sviluppi. La richiesta di revisione era stata rigettata nel 2023 dalla Corte d’Appello di Brescia.