Impronta 33

Garlasco, la difesa di Sempio: “L’impronta 33 non è sangue, ma sudore”

I consulenti della difesa contestano l’attribuzione della traccia a Sempio: “Errore interpretativo, non ci sono strutture papillari”. Anche i legali della famiglia Poggi sollevano dubbi sull’identificazione.

Pavia – Ancora novità nel caso Garlasco, a distanza di quasi vent’anni dalla morte di Chiara Poggi, trovata senza vita nella cantina della sua abitazione nell’agosto del 2007. La difesa di Andrea Sempio, oggi indagato nell’ambito dell’omicidio, deposita una nuova integrazione alla propria consulenza, incentrata su un elemento chiave: la cosiddetta impronta 33, repertata sul muro della scala che porta alla cantina.

Secondo i consulenti della difesa, Luciano Garofano e Luigi Bisogno, l’impronta non sarebbe una traccia di sangue, come sostenuto dai consulenti della Procura, bensì un segno lasciato dal sudore, conseguenza di un contatto fisiologico involontario.

“Errore metodologico e pregiudizio interpretativo”

Garofano e Bisogno parlano esplicitamente di “pregiudizio interpretativo” da parte dei consulenti del pubblico ministero, che avrebbero confuso interferenze murarie con strutture papillari, forzando l’attribuzione dell’impronta ad Andrea Sempio. Inoltre, secondo la difesa, sarebbero stati utilizzati metodi scientificamente inadeguati e software automatici non adatti a gestire impronte parziali e complesse come la 33, con il rischio di errori di identificazione.

Nella relazione, i due esperti sottolineano che la sovrapposizione tra l’impronta repertata e quella dell’indagato non combacia sufficientemente, nemmeno tenendo conto delle tolleranze normalmente accettate. Non solo: secondo loro, la traccia sarebbe composta da tre apposizioni successive, avvenute in momenti diversi e con una dinamica involontaria, come può accadere appoggiando casualmente la mano su una parete.

Il Ris aveva già escluso la presenza di sangue

La difesa ricorda anche che già durante le prime indagini, nel 2007, il RIS di Parma aveva escluso la presenza di sangue nella traccia, identificandola come non ematica. Tentativi successivi di recuperare l’intonaco originale per nuove analisi non avevano portato risultati, poiché il materiale era andato perduto.

Per i legali di Sempio, Massimo Lovati e Angela Taccia, questi elementi dimostrano che la ricostruzione accusatoria è priva di basi certe e che l’impronta in questione non può essere considerata prova decisiva contro il loro assistito.

Dubbi anche da parte dei consulenti della famiglia Poggi

A confermare le riserve sull’attribuzione dell’impronta 33 ad Andrea Sempio è anche una consulenza tecnica depositata nei giorni scorsi dagli avvocati della famiglia Poggi, che escluderebbe, a sua volta, una corrispondenza certa tra la traccia e le caratteristiche dell’impronta dell’indagato.

Nel frattempo, anche la difesa di Alberto Stasi, l’ex fidanzato di Chiara Poggi già processato e condannato, ha annunciato di stare preparando nuove osservazioni tecniche da consegnare alla Procura. Secondo i suoi legali, l’impronta 33 sarebbe “densa e carica di materiale biologico”, verosimilmente sangue, una tesi che contrasta con quanto sostenuto da Garofano e Bisogno.

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