I nostri connazionali, sempre più numerosi, preferiscono ancora emigrare per cercare migliori fortune. E non si tratta di poveri con la valigia di cartone. Cosi facendo in quanti rimarremo in Italia?
Famiglie in fuga dall’Italia. E’ stata presentata l’11 novembre scorso, a Roma, la XX edizione del “Rapporto Italiani nel Mondo” a cura della Fondazione Migrantes, un organismo pastorale della” Conferenza Episcopale Italiana” (CEI) per accompagnare e sostenere le Chiese nella conoscenza, nell’opera di evangelizzazione e nella cura pastorale dei migranti, italiani e stranieri. Dal 2006 a oggi il saldo migratorio degli italiani segna -817.000.
Sono in prevalenza giovani, scelgono l’Europa, vengono da Lombardia, Nordest e Mezzogiorno, le tre Italie della mobilità. La novità è costituta dal fatto che a lasciare il suolo patrio sono anche famiglie con figli in età scolare, spinti dal desiderio di vivere in un ambiente più allettante per l’aspetto educativo, sociale e lavorativo. Si tratta di una scelta ponderata, in seguito ad un’attenta analisi su cosa offrono i Paesi in cui si emigra per la scuola, lavoro e welfare.
Il fenomeno è in continua crescita per alcune città europee e extraeuropee valutate come più idonee a garantire il benessere familiare. Con ripercussioni sul livello demografico nazionale, che è in fase calante non solo per la denatalità, ma anche per l’emigrazione di bambini e adolescenti. Il rapporto considera, per questi motivi, instabile la struttura sociale del Paese. Oltre a crescere di numero, gli italiani all’estero evidenziano una grande capacità di adattamento al nuovo contesto, costruendo efficaci percorsi di integrazione, inserendosi nella vita sociale, economica e culturale dei luoghi di approdo.
Sono aumentati i matrimoni misti, le nuove cittadinanze e la completa integrazione dei ragazzi nei nuovi percorsi scolastici, in cui, spesso, emergono per bravura e flessibilità. Secondi i dati diffusi da Migrantes, Londra è la città che registra il più alto numero di iscritti all’Anagrafe Italiani Residente all’Estero (AIRE) e la più agognata da chi si sposta dall’Italia. Poi si registrano presenze significative a Stoccarda, Zurigo, Parigi e Francoforte, per quanto riguarda l’Europa.

Nel resto del mondo domina Buenos Aires, la seconda città con più italiani, seguita da Rosario, Cordoba e La Plata, in Argentina. In misura minore rispetto all’Europa, gli Stati Uniti continuano a rappresentare una meta di interesse. Anche il Brasile rientra in questa particolare classifica, essendo tra i paesi extra-europei più scelti dagli italiani che emigrano. In tutte le realtà dove sono presenti i nostri connazionali, emerge un aspetto peculiare che spiega la grande capacità di adattamento nei nuovi contesti.
Ossia la fondazione di associazioni, imprese economiche e culturali che, oltre, ad inserirsi nel nuovo tessuto sociale, mantiene forti legami culturali coi Paesi di provenienza. Secondo il rapporto quest’aspetto può essere visto come una ricchezza per i Paesi ospitanti, ma anche come una forte criticità per l’Italia. Nel senso di non essere in grado di realizzare opportunità propizie per un frequente ritorno in patria. Per ottenere questo risultato, è necessario un intervento sistemico e non occasionale, altrimenti il rapporto col Paese d’origine resterà confinato nell’ambito sentimentale.
Tuttavia è propria questa retorica affettiva che andrebbe scalfita. Inquadrare il fenomeno su un piano edulcorato esaltandone solo i valori sentimentali è fuorviante. Perché le criticità sono all’origine. Quale rapporto si può stabilire con un Paese che scaccia i suoi figli migliori, depauperandolo, per stabilire relazione fondati sulla retorica melensa? Nessuno, eppure capita il contrario!