FROSINONE – AVEVANO UCCISO IL BIMBO PERCHE’ DISTURBAVA IL LORO AMPLESSO. CONDANNATI

La tragedia aveva scosso l'intera comunità frusinate e alcuni vicini pare fossero a conoscenza del disagio psicologico dell'infanticida condannata a 30 anni di carcere ma pare non ci fossero state segnalazioni al Comune.

Piedimonte San Germano – Il 13 novembre scorso la madre è stata condannata a 30 anni di carcere, poi è toccata al padre la pena dell’ergastolo per l’omicidio del loro figlioletto Gabriel Feroleto, due anni e mezzo, ucciso perché piangeva. Con il rito abbreviato e dopo una perizia psichiatrica con la quale lo specialista stabiliva che Donatella Di Bona, 29 anni, casalinga, era capace di intendere e di volere quando ha soffocato il bimbo, il Gup del tribunale di Cassino Domenico Di Croce, l’ha condannata a 30 anni di galera. Pena massima prevista in questi casi.

Il locale attiguo all’abitazione dove si sarebbe svolta la tragedia

Una settimana dopo il padre della vittima, Nicola Feroleto di 49 anni, veniva condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Frosinone che ha recepito per intero la richiesta del fine pena mai da parte dei Pm Valentina Maisto e Roberto Bulgarini Nomi, che nella loro lunga requisitoria avevano accusato il padre degenere di avere sempre mentito e di non aver fatto nulla per impedire che l’ex compagna uccidesse il bambino.

Al contrario, dicono i pubblici ministeri, Feroleto l’avrebbe istigata a commettere il crimine per poi gettare il corpicino fra i rovi dove il bimbo poi sarebbe spirato. La tragedia si è consumata a Piedimonte San Germano, in via Volla, alla periferia del paese, dove Donatella Di Bona, viveva con il figlioletto, l’anziana madre e uno zio. Il 17 aprile 2019 Donatella e Nicola (convivente con Anna Vacca e residente in altra abitazione) si sarebbero appartati in un locale attiguo all’abitazione della donna per consumare un rapporto sessuale.

Donatella Di Bona

Improvvisamente Gabriel scoppiava in un pianto dirotto. Le grida del bimbo avrebbero infastidito i due amanti a tal punto che la madre avrebbe afferrato al collo il figlio e l’avrebbe soffocato sino a vederlo stramazzare per terra. Gabriel si sarebbe difeso graffiando la madre sulle braccia sino a perdere le forze per poi accasciarsi esanime ai piedi dell’infanticida che, con fredda determinazione, lasciava la presa sino a quando il figlioletto smetteva di respirare.

Alla tragica sequenza dei fatti era presente il padre Nicola che nulla avrebbe fatto per impedire l’uccisione della sua creatura poi abbandonata fra i rovi del giardino. Dopo alcuni minuti la nonna del bambino avrebbe visto la figlia Donatella rientrare in casa con in braccio Gabriel che aveva la testa penzoloni, evidentemente già cadavere.

Sul luogo giungevano i soccorritori del 118 ed i carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Cassino, diretti dal tenente Massimo Di Mario. Ai militari la donna riferiva che il bambino era stato travolto e ucciso da un’auto pirata ma i graffi sulle braccia di Donatella insospettivano i carabinieri che trattenevano la donna in stato di fermo. Qualche giorno dopo veniva arrestato anche Nicola Feroleto con la medesima, gravissima accusa di omicidio volontario.

Nicola Feroleto prima dell’arresto parla con i giornalisti

La madre della piccola vittima confessava l’omicidio mentre il padre si dichiarava innocente. Ad incastrare i due, fra gli altri, la nonna del piccolo morto ammazzato, Rocca Di Branco di 61 anni: ”…Quando mia figlia è tornata a casa Gabriel aveva gli occhi chiusi e la bocca aperta – aveva testimoniato la donna – ho gridato chiedendo a Donatella che cosa fosse successo e lei mi raccontava che tutti e due erano stati investiti da una macchina ma io non le ho creduto. Ho chiesto aiuto, sono arrivati i vicini ed i soccorsi ma il bimbo era morto…“.

Dalle perizie scientifiche e dalla ricostruzione dell’omicidio emergevano particolari inquietanti e atroci. Il bambino aveva tentato di difendersi puntando i piedi per terra e graffiando la madre nel tentativo di farle mollare la presa. Donatella Di Bona invece avrebbe serrato il collo del bimbo anche con un calzino fermandosi solo quando il piccolo avrebbe esalato l’ultimo respiro.

I funerali del bimbo

Padre e madre hanno subìto condanne diverse perché l’infanticida avrebbe usufruito dei benefici del rito abbreviato mentre Nicola Feroleto, ritenendosi innocente, avrebbe chiesto il giudizio con rito ordinario. Pare che a diversi residenti erano note le condizioni di disagio psicologico della donna per la quale comunque non c’erano state segnalazioni ai servizi sociali.

 

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