Il boss Giuseppe Scarvaglieri, detto “Pippo u Zoppu”, e il nipote Salvatore Calcagno nel mirino della Finanza nell’ambito di una vasta operazione.
Catania – Un immenso patrimonio di oltre 1,3 milioni di euro composto di sei fabbricati, un terreno, tre autovetture e un motociclo. E ancora, una ditta individuale, esercente l’attività di trasporto merci su strada e rapporti finanziari. Il maxi sequestro eseguito dalla Guardia di Finanza ai danni di Giuseppe Scarvaglieri e Salvatore Calcagno, meglio noti come Pippo u Zoppu e Ballallà. Una attività che arriva a completamento delle indagini del Gico del nucleo Pef di Catania nell’ambito dell’operazione “Follow the Money”, che aveva già condotto nel 2021 a una prima importante aggressione patrimoniale nei confronti degli esponenti del clan Scalisi di Adrano grazie al sequestro preventivo di beni e disponibilità per un valore di circa 75 milioni di euro.
“Follow the Money” è stata l’operazione che ha dato il via alla vicenda. Oltre 100 finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, con il supporto e la collaborazione dello S.C.I.C.O. (Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata), avevano dato esecuzione, tra Sicilia, Lombardia e Veneto, a un’ordinanza di misure cautelari personali e reali. Misure emesse dal gip presso il locale Tribunale, su richiesta della Procura – Direzione Distrettuale Antimafia – nei confronti di 26 persone indagate, a vario titolo, per associazione a delinquere di tipo mafioso e trasferimento fraudolento di valori al fine di eludere la normativa antimafia.

In quell’occasione erano stati sequestrati gli investimenti della “Mafia imprenditoriale” comprendenti 17 società e 48 immobili per un valore di oltre 50 milioni di euro. Una vasta operazione che aveva permesso di accertare la forte capacità del gruppo mafioso di inserirsi nel tessuto economico-sociale e di infiltrarsi in strutture produttive attive sull’intero territorio nazionale e con sede nel Nord-Est, dalle quali traeva poi finanziamento. E oggi l’ulteriore sequestro in materia di prevenzione antimafia dei patrimoni riconducibili a figure di spicco del clan Scalisi. In quel contesto, il capo storico Giuseppe Scarvaglieri e suo nipote Salvatore Calcagno erano stati destinatari della misura della custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa e per avere trasferito fraudolentemente valori, agevolando gli interessi del clan.
Di recente, si è concluso il processo di secondo grado che ha portato alla conferma della condanna di primo grado alla pena della reclusione di 3 anni e 8 mesi per Scarvaglieri e 11 anni e 4 mesi per Calcagno. Secondo le indagini degli inquirenti, i due avrebbero vissuto abitualmente con i proventi di attività delittuose, essenzialmente derivanti dall’operatività criminale dell’associazione a delinquere di tipo mafioso e dalla forte capacità del sodalizio di inserirsi nel tessuto economico-sociale, infiltrandosi in strutture produttive attive sull’intero territorio nazionale attraverso cui finanziarsi. A dicembre scorso, con l’operazione denominata “Primus” la Squadra Mobile etnea, coordinata dalla Dda, aveva anche analizzato le dinamiche criminali del clan Scalisi di Adrano, e aveva documentato il riassetto dei ruoli apicali e l’attuale organigramma del sodalizio mafioso.

Oltre all’organigramma del sodalizio, l’indagine aveva consentito di avere contezza dei delitti commessi dagli affiliati al clan Scalisi, tra cui numerose estorsioni, nella tipica forma mafiosa del “pizzo”, a danno di commercianti e imprenditori adraniti costretti a pagare mensilmente somme di denaro agli esattori dell’organizzazione mafiosa. L’attività di oggi si pone a completamento delle investigazioni svolte da unità specializzate del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico-finanziaria di Catania nell’ambito dell’operazione “Follow the Money”.
Gli immobili sottoposti a sequestro sono sparsi tra Nicolosi, Giardini Naxos e Adrano. L’attività dei Finanzieri di Catania si inquadra nel più ampio quadro delle azioni svolte dalla Procura etnea e dalla Guardia di finanza volte al contrasto sotto il profilo economico-finanziario, delle associazioni a delinquere di tipo mafioso, al fine di evitare i tentativi, sempre più pericolosi, di inquinamento del tessuto imprenditoriale, e di partecipazione al capitale di imprese sane.