Fiumi di sangue e droga, la mafia albanese alza il tiro e marcia sulla Capitale

Padroni dello spaccio nella zona dei Castelli e forti del sostegno dei narcos colombiani, i clan di Tirana ambiscono a colmare il vuoto di potere aperto nell’Urbe dall’arresto dei vecchi boss.

VELLETRI (Roma) – Durante un’intervista il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, ebbe a dire che la mafia albanese è sempre più potente e in ogni parte del mondo. Secondo il magistrato più temuto dalla ‘ndrangheta i mafiosi di Tirana godono di particolari favori anche dal cartello colombiano che cede tonnellate di droga ai criminali albanesi addirittura in conto vendita. Cioè senza pretendere soldi subito ma dopo, all’atto degli incassi. Cosa che i delinquenti latino americani non fanno con nessuno. Quella albanese dunque è una criminalità organizzata che si basa su regole ferree e chi sgarra muore.

Cristian Di Lauro barbaramente ucciso e carbonizzato

Attualmente la devianza che batte bandiera con le due aquile contrapposte su fondo rosso, come il sangue che fa scorrere in caso di necessità, è fortemente radicata anche su Roma e provincia, in particolare nelle zone dei Castelli Romani dove gode di connivenze e complicità anche a livello politico ed imprenditoriale. Almeno cosi pare. L’esistenza di delinquenti di origine albanese bene organizzati e con una pianta organica di tutto rispetto che conta decine e decine di affiliati si è resa palese a seguito dell’omicidio rimasto insoluto di Cristian Di Lauro, 33 anni, il cui cadavere carbonizzato era stato ritrovato nel cofano della sua Audi Q3 sulla via Tuscolana, in località Le Macere, il 27 dicembre 2017. La vittima, proprietaria di un autosalone a Velletri, era sparita da casa quattro giorni prima.

Sul fatto di sangue partivano le indagini da parte dei carabinieri della Compagnia di Colleferro e del Nucleo Investigativo di Frascati che per mesi rimanevano in un vicolo cieco. Il 18 gennaio del 2022 i militari stringevano le manette ai polsi di due bande rivali italo-albanesi, una delle quali aveva operato e sembra che ancora operi con successo su Velletri e dintorni. Proprio quegli arresti erano scattati dopo l’omicidio di Di Lauro. All’epoca dei fatti una nota dei carabinieri riferiva che a capo dell’organizzazione criminale che operava sulla cittadina laziale c’era un albanese, tale Ermal Arapaj, già arrestato in precedenza e poi raggiunto da una seconda ordinanza di custodia cautelare siglata del Gip di Roma.

Droga a fiumi fra Roma ed il litorale Pontino

La sua organizzazione era collocata su Velletri ma procurava “considerevoli quantitativi di narcotici” anche nel territorio dei Castelli Romani, nella Capitale e sul litorale Pontino. Pare che la banda si rifornisse di cocaina da Porto Sant’Elpidio, nelle Marche, dall’Olanda e soprattutto dalla Colombia. Per il controllo dello spaccio la banda di delinquenti era entrata in conflitto con un’altra congrega criminale, quella capeggiata dall’albanese Elvis Demce, già detenuto. Da questi contrasti sarebbero nati violenti agguati e progetti omicidiari. Lo stesso Arapaj era stato aggredito, senza conseguenze, a Lanuvio il 9 luglio del 2020. Nel settembre successivo ignoti, sempre su Velletri, davano alle fiamme la villa del presunto boss albanese che subito dopo fuggiva in Spagna. Una volta tornato in Italia l’uomo veniva arrestato dai carabinieri a Fermo mentre stava per eseguire l’omicidio di Demce, stante alle indagini dei carabinieri.

Ma nella zona veliterna rimangono “casi freddi” anche gli omicidi di Luca De Angelis, detto “Il gommista”, nel febbraio 2008, e di Federico Di Meo, detto “Federichetto”, nel settembre 2013. Le vittime pare avessero a che fare con la mafia albanese, ancora emergente in quegli anni ma assai promettente:

Vincenzo Musacchio

” I vecchi clan e i capi che controllavano la Città Eterna sono stati arrestati o sono morti – ha detto il criminologo Vincenzo Musacchio – si è aperto così un vuoto di potere e gli albanesi vogliono riempirlo. La metamorfosi più recente le ha portate ad essere mutabili, violente e in conflitto per acquisire posizioni di predominio. Gli albanesi sono avvantaggiati poiché fanno dell’uso spregiudicato della violenza il loro punto di forza…”.

Di mafia albanese si è parlato anche durante la trasmissione “100 minuti” andata in onda su La7 lo scorso 8 aprile. Il sindaco di Velletri, avvocato Ascanio Cascella, è stato tirato in ballo dal giornalista Alberto Nerazzini perché difensore del boss Arapaj:

Corrado Formigli e Alberto Nerazzini

”Restituisco ai mittenti le accuse oculatamente non dette – ha detto il primo cittadino – ma sapientemente sottintese, a chi per propria utilità non ha perso un istante a salire sul carro degli accusatori, senza neanche conoscere i fatti, ingenerando terrorismo mediatico…Tutti hanno diritto alla difesa cosi come recita la Costituzione italiana”.

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