Fine vita

Fine vita, il governo accelera: la legge entro luglio

La maggioranza cerca l’intesa su un testo che limita il ruolo di giudici e sanità pubblica, affidando le decisioni a un comitato etico di nomina governativa.

Roma – Dopo anni di attesa e sollecitazioni della Corte Costituzionale, l’Italia si avvicina finalmente a una legge sulla morte volontaria medicalmente assistita. Il percorso si preannuncia tutt’altro che lineare, con la maggioranza di centrodestra che punta a un testo orientato su posizioni ideologicamente conservatrici, mentre l’opposizione denuncia una “forzatura” su un tema che richiederebbe maggiore condivisione.

La cabina di regia riunitasi a Palazzo Chigi – con la presenza della premier Giorgia Meloni, dei vicepremier Tajani e Salvini e dei ministri Nordio e Roccella – ha delineato un’impostazione chiara: sottrarre il più possibile giudici e Servizio Sanitario Nazionale dalle decisioni sull’eutanasia, affidando invece la valutazione dei casi a un Comitato etico nazionale di nomina governativa.

Un controllo centralizzato nelle mani dell’esecutivo

L’architettura normativa che sta prendendo forma riflette le posizioni più rigide di Fratelli d’Italia, dove prevale l’idea che lo Stato non debba “mettere la propria firma sul suicidio assistito”. In questa visione, sostenuta dai meloniani vicini al sottosegretario Alfredo Mantovano e al ministro Eugenia Roccella, la sanità pubblica dovrebbe limitarsi a garantire cure palliative su tutto il territorio, senza finanziare alcuna struttura o percorso per il suicidio medicalmente assistito.

La posizione del ministro Roccella

La proposta prevede che sia un Comitato etico nazionale, nominato direttamente dal governo tramite Decreto del Presidente del Consiglio, a valutare caso per caso le richieste di morte assistita. Una scelta che concentra nelle mani dell’esecutivo il controllo sulle valutazioni etiche, attraverso la nomina di esperti presumibilmente allineati alle posizioni della maggioranza.

Antonio Tajani ha espresso chiaramente il sostegno di Forza Italia a questa linea: “Una legge va fatta rispettando i dettami della Corte, ma ricordando che il suicidio assistito non esiste. Noi siamo per le cure palliative”.

La posizione prudente di Salvini

Più prudente invece Matteo Salvini, che si è limitato a un laconico “con calma”, mentre la stessa premier ha mostrato cautela, invitando a “evitare forzature ideologiche” e ricordando la necessità di rispettare i paletti tracciati dalla Corte Costituzionale.

I nodi politici e le resistenze dell’opposizione

Nonostante i toni ottimistici della maggioranza, la legge non può ancora considerarsi cosa fatta. I nodi politici restano evidenti e, al momento, manca un testo che possa dirsi totalmente condiviso anche all’interno dello stesso centrodestra. Le diverse sensibilità presenti persino in Fratelli d’Italia rendono necessario un equilibrismo politico che potrebbe complicare l’iter parlamentare.

I tempi però stringono: l’obiettivo è portare la proposta al Senato il prossimo 17 luglio, rispettando la tabella di marcia dell’Aula di Palazzo Madama già calendarizzata. La corsa parte dal Comitato ristretto delle Commissioni Affari Sociali e Giustizia, che potrebbe esaminare una prima bozza già martedì prossimo.

L’obiettivo è portare la proposta al Senato il prossimo 17 luglio

L’opposizione non nasconde la propria contrarietà all’approccio della maggioranza. Alfredo Bazoli del Pd, insieme ai capigruppo Stefano Boccia, Stefano Patuanelli del M5S e Peppe De Cristofaro di Alleanza Verdi e Sinistra, denuncia un tentativo di “imporre al Parlamento l’ennesima prova di forza”. “Su un tema così delicato”, avvertono, “non si può procedere con logiche di schieramento. I parlamentari devono poter agire in totale libertà di coscienza”.

Un equilibrio difficile tra diritti e valori

La sfida per il governo è trovare un equilibrio tra la necessità di rispondere alle sollecitazioni della Corte Costituzionale – che ha già indicato i limiti di non punibilità per l’aiuto al suicidio – e la volontà di non scontentare l’universo pro-vita, tradizionalmente vicino alla destra italiana.

Il rischio è che un testo troppo restrittivo possa risultare inefficace nel rispondere alle esigenze dei cittadini che si trovano in condizioni di sofferenza estrema, mentre una normativa eccessivamente permissiva potrebbe incontrare forti resistenze sia all’interno della maggioranza che nell’opinione pubblica cattolica.

La scelta di affidare le valutazioni a un Comitato etico di nomina governativa, se da un lato può garantire un controllo politico sulle decisioni, dall’altro rischia di politicizzare scelte che dovrebbero essere principalmente mediche ed etiche. Il timore dell’opposizione è che si possa creare un sistema burocratico farraginoso che, di fatto, renda molto difficile l’accesso alla morte assistita anche nei casi previsti dalla legge.

Si tratta di un tema che tocca le coscienze individuali e che da anni attende una regolamentazione in grado di conciliare diritti individuali, principi etici e sostenibilità del sistema sanitario.

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