Femminicidio a Ischia: lasciata agonizzante nel dirupo e poi soffocata

Dopo nove mesi, svolta nelle indagini: il 41enne russo Ilia Batrakov arrestato per l’omicidio della compagna Marta Maria Ohryzko.

Napoli – Svolta nell’indagine sulla morte di Marta Maria Ohryzko, la 33enne ucraina trovata senza vita il 14 luglio 2024 in un dirupo a Barano d’Ischia. Il compagno, Ilia Batrakov, 41enne russo, è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato. Già detenuto per maltrattamenti, Batrakov non solo ignorò le disperate richieste di aiuto di Marta, caduta accidentalmente e ferita, ma la raggiunse di notte per colpirla con un pugno e soffocarla, causandone la morte. Le indagini, coordinate dalla Procura di Napoli e suffragate dall’autopsia, rivelano un femminicidio brutale, aggravato da motivi abietti e dalle condizioni di vulnerabilità della vittima.

Già detenuto nel carcere di Poggioreale dal 15 luglio 2024 per maltrattamenti in famiglia aggravati, Batrakov si è visto recapitare un’ordinanza di custodia cautelare per omicidio volontario pluriaggravato, firmata dal gip di Napoli, su richiesta del pm Alfredo Gagliardi della IV Sezione “Fasce deboli”, coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone. Le aggravanti contestate includono i motivi “abietti e futili” – legati alla gelosia e al controllo ossessivo dell’uomo – e l’aver agito in circostanze che ostacolavano la difesa di Marta, ferita e isolata in un dirupo. Batrakov rischia una condanna all’ergastolo.

La ricostruzione degli inquirenti, basata su intercettazioni, analisi del cellulare e autopsia, è agghiacciante. Il 13 luglio 2024, Marta Ohryzko cadde in un dirupo vicino alla roulotte che condivideva con Batrakov, in località Vatoliere. La caduta, forse accidentale dopo l’ennesimo litigio, le causò la frattura di una caviglia, rendendola incapace di muoversi. Tra le 15.44 e le 19.33, Marta inviò almeno 15 messaggi WhatsApp e fece chiamate al compagno, implorandolo: “Sono caduta… Perdonami… Aiutami ad alzarmi… Con questo mi salvi”. Batrakov rispose solo a una chiamata alle 21.17, durata cinque minuti, ma non intervenne. Durante la notte, invece di soccorrerla, raggiunse il dirupo, colpì Marta con un pugno all’occhio sinistro e la soffocò tappandole naso e bocca, provocandone la morte per asfissia. Il corpo fu trovato la mattina dopo, quando l’uomo stesso avvisò i carabinieri, fingendo di averla cercata invano.

Le indagini hanno confermato che Marta viveva in un clima di terrore. Batrakov, descritto come geloso e ossessivo, la sottoponeva a violenze fisiche e psicologiche continue. Nel 2022, la donna finì in ospedale due volte: a luglio per pugni al volto (15 giorni di prognosi) e poco dopo per ustioni di secondo grado, causate dall’uomo che diede fuoco ai suoi vestiti. Marta, in cura al Centro di Salute Mentale di Ischia per problemi legati all’alcol, non denunciò mai il compagno, temendo ritorsioni anche contro la sorella e il padre. Messaggi xenofobi come “Ucraini di m… che devono morire” rivelano l’astio di Batrakov verso le origini della donna. I vicini, che segnalavano litigi frequenti, temevano da tempo un epilogo tragico, ma il silenzio della vittima ha protetto l’aggressore fino alla morte.

Il caso, inizialmente archiviato come morte accidentale, ha preso una piega diversa grazie al lavoro della IV Sezione della Procura di Napoli. Le prime indagini, avviate dopo il fermo di Batrakov il 15 luglio 2024, si concentrarono sui maltrattamenti, convalidati dal gip Fabio Provvisier il 17 luglio e confermati dal Riesame il 5 agosto. La svolta è arrivata con l’autopsia, condotta al II Policlinico di Napoli, che ha escluso l’embolia come causa del decesso, ipotizzata in un primo momento, e confermato l’asfissia come esito di un’azione deliberata. Le intercettazioni ambientali e telefoniche, unite alle dichiarazioni della sorella di Marta, hanno delineato un quadro di violenze sistematiche e indifferenza fatale, culminate nel gesto omicida. La Procura non esclude ulteriori approfondimenti su eventuali complicità o omissioni.

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