Femminicidi, morti sul lavoro e minori vittime dei social: la relazione di Cassano

La prima presidente della Corte di Cassazione all’anno giudiziario parla delle grandi emergenze. Poi l’intervento di Nordio.

Roma – L’allarme sulla scia inarrestabile dei femminicidi, con le donne oggetto, l’aumento degli incidenti e dei morti sul lavoro, dei detenuti e dei suicidi in carcere. E ancora, i minori preda dei social e il forte richiamo al rispetto reciproco tra le Istituzioni. Questi i temi principali toccati dalla prima presidente della Cassazione, Margherita Cassano, nel suo intervento alla inaugurazione dell’anno giudiziario. “I magistrati sono impegnati a realizzare “i più alti valori espressi dalla Costituzione” e questo “sforzo” necessita “di essere accompagnato da un contesto improntato al rispetto reciproco fra le varie Istituzioni dello Stato, a razionalità, pacatezza, equilibrio: un vero e proprio patto per lo Stato di diritto in grado di alimentare la fiducia dei cittadini nei confronti di tutti gli organi cui la Carta fondamentale assegna l’esercizio di funzioni sovrane”.

“Nell’anno 2024, su un totale di 314 omicidi volontari (in calo dell’8% rispetto ai 340 dell’anno precedente e ai 328 del 2022), quelli maturati in ambito familiare o affettivo ammontano a 151 e in 96 casi hanno come vittima una donna”, ha affermato la presidente. L’alta magistrata ha poi aggiunto: “Sono in progressivo, costante aumento nell’ultimo triennio i cosiddetti reati “spia” come la violenza sessuale, i maltrattamenti in famiglia e lo stalking, dei quali i femminicidi costituiscono spesso il tragico epilogo, nonché gli altri reati ricompresi nel cosiddetto “codice rosso” (la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa + 18%; diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti + 1%; costrizione o induzione al matrimonio + 21%; deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti + 3%). “I dati – aggiunge – continuano ad essere allarmanti, in quanto espressione di una perdurante, angusta concezione della donna quale oggetto di possesso e dominio da parte dell’uomo”.

Dai femminicidi il passaggio al dramma delle morti sul lavoro. “Nei primi undici mesi del 2024 gli infortuni mortali sono stati mille (+32 rispetto allo stesso periodo del 2023), mentre le denunce di infortunio sul lavoro sono state 543.039 (+0,1% rispetto allo stesso periodo del 2023)”, spiega Cassano. In particolare, “in aumento del 21,7% rispetto al periodo precedente le patologie di origine professionale denunciate, pari a 81.671. Si tratta di numeri purtroppo assai eloquenti, ma non sufficienti a descrivere la dimensione del fenomeno cui concorrono anche gli “infortuni sommersi” che non vengono denunciati all’Inail proprio a causa della natura irregolare del rapporto di lavoro, oppure per paura di ritorsioni, ovvero per il timore di cagionare conseguenze negative al datore di lavoro” – conclude. Alla cerimonia è presente il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con le più alte cariche dello Stato e del Governo.

E ancora, il delicato rapporto tra i minori e i social. “Dai casi trattati – ha sottolineato – risulta che il diffuso utilizzo degli apparecchi telefonici collegati ad internet e la sempre maggiore facilità di connessione attraverso i social media, anche nella fascia più giovane della popolazione, favoriscono la produzione e diffusione di immagini sessualmente esplicite di minori (cosiddetto sexting) con conseguente effetto moltiplicatore, causa di comportamenti lesivi della loro dignità o di azioni persecutorie che possono
spingere la vittima al compimento di gesti di autolesionismo”.

Per Cassano merita “attenzione la nuova pratica del cosiddetto sharenting consistente nella diffusione on line, da parte di genitori ignari, di immagini dei figli minori oggetto poi di manipolazione, improprio utilizzo e condivisione in rete da parte di soggetti operanti nel mondo della pedo-pornografia, con conseguente, obiettiva esposizione a pericolo dell’integrità psico fisica del minore stesso. Questi due esempi dimostrano quanto sia urgente l’adozione di iniziative di ampio respiro per promuovere un utilizzo informato, maturo e consapevole delle nuove forme di comunicazione”. La presidente Cassano ha affrontato, nel suo discorso durante la cerimonia d’apertura dell’Anno Giudiziario, anche il problema carceri.

“A fronte di una capienza regolamentare di 51.312 posti, al 30 dicembre 2024, risultavano presenti 61.861 detenuti (di cui 2.698 donne e 19.694 stranieri) rispetto ai 56.196 del 2022. Di essi 46.232 sono condannati definitivi, 9.475 in attesa del primo giudizio e 5.839 condannati non definitivi. Si tratta – afferma – di una crescita preoccupante se si considera che non si è molto lontani dal numero di 66.000 persone ristrette in carcere che connotava la situazione carceraria all’epoca della sentenza della Cedu Torreggiani c/Italia dell’8 gennaio 2013 che ha condannato il nostro Paese per la violazione dell’art. 3 CEDU (divieto di trattamenti disumani e degradanti)”. E poi la scia dei suicidi in cella.

Tribunale durante il processo d’appello per le accuse di tortura nel carcere di Torino

“Al 31 dicembre 2024 erano pari a 83 (47 italiani e 36 stranieri), numero cui vanno aggiunti 18 decessi per cause ancora oggetto di accertamento. Alla data del 10 gennaio 2024 si sono verificati altri 5 suicidi e 2 decessi per motivi da indagare. L’età media delle persone che si sono suicidate è di circa 40 anni. Deve risuonare nelle coscienze di ciascuno di noi il monito del Presidente della Repubblica a scongiurare che la persona ristretta in carcere viva in condizioni angosciose e disperanti, ‘indecorose per un Paese civile’, tali da costringerla a gesti estremi”. Insomma, “rendere giustizia si è fatto più difficile e richiede al giudice la ferma osservanza di alcuni principi basilari: la ricerca di soluzioni saldamente ancorate al diritto positivo – ha affermato Cassano – in ossequio al principio costituzionale di soggezione esclusiva alla legge; il rispetto del riparto delle attribuzioni previsto dalla Carta fondamentale; la leale collaborazione con i vari poteri e organi dello Stato; senso di responsabilità e dell’autolimite; attenzione al contenuto e all’incidenza concreta della norma nella soluzione del singolo caso concreto”.

“Il rapporto tra legge e giurisdizione, oggetto di intenso dibattito pubblico, risente della complessità del tempo che viviamo”, ha rilevato la presidente della Corte, secondo la quale “è indubbio che l’ipertrofia legislativa recepisce le istanze di un corpo sociale sempre più dilacerato, incapace di darsi autonomamente regole di civile convivenza fondate sulla condivisione dei valori costituzionali e alla costante ricerca di un intervento esterno che rischia, però, di elidere il ruolo di cittadinanza attiva e solidale delineato dall’articolo 2
della Carta fondamentale”. E ancora: “il dinamismo e la fluidità della società attuale – ha affermato Cassano – rendono poi difficile, in talune situazioni, la regolamentazione mediante norme predeterminate, con evidenti ricadute sul margine di opinabilità interpretativa che finisce per generare incertezza e disomogeneità in sede applicativa”.

Al contempo, ha aggiunto, “istanze di tutela cui il legislatore non abbia voluto o saputo dare risposta trovano come primo interlocutore il giudice. Al riguardo non è ancora completamente esplorato il delicato tema del rapporto tra diritto, potere e diritti fondamentali: un tema che ha rilievo centrale ove si consideri
che stiamo assistendo ad una vera e propria ‘euforia’ dei diritti fondamentali accompagnata dal bisogno di proclamarne altri ancora, persino quando resta dubbia la loro stessa fondazione giuridica e la loro distinzione rispetto alle mere aspettative individuali. Si pensi, a mero titolo esemplificativo, alle evocazioni dei diritti alla qualità della vita, alla sicurezza, allo sviluppo, oppure dei diritti riferiti a fasce antropologiche (i diritti degli anziani, dei bambini) o naturali (i diritti degli animali)”.

Il tema, ha rilevato la prima presidente, “è ampio e articolato e non può essere schematizzato, in quanto nella prospettiva della revisione del catalogo dei diritti fondamentali troviamo anche le problematiche dell’inizio e della fine della vita, del testamento biologico, del trattamento terapeutico per malati terminali o incoscienti. In presenza di una linea di tendenza così complessa sussiste il pericolo che la dilatazione della
categoria dei diritti fondamentali, senza la preventiva mediazione formale del legislatore, attribuisca impropriamente alla magistratura compiti di sintesi, bilanciamento, armonizzazione”. Infine, uno sguardo alle imprese e all’economia.

Carlo Nordio

 “Oggi l’impresa è chiamata a integrare obiettivi anche di natura non finanziaria nelle proprie strategie industriali: la tutela dell’ambiente e della biodiversità, il benessere dei lavoratori, la loro salute e sicurezza, la formazione, l’attenzione all’equità delle politiche retributive, le scelte organizzative ed etiche in materia di assetto societario, di legalità e gestione dei rischi”. Tali principi, ha affermato, “costituiscono un fattore di sicuro orientamento nell’interpretazione del nuovo codice della crisi d’impresa e d’insolvenza che prevede una serie di misure graduali in grado di fornire risposte differenziate a seconda del diverso grado delle difficoltà”. “Nell’ottica della valorizzazione del ruolo sociale dell’impresa – ha concluso – meritano un’attenzione particolare i presidi penali posti a tutela di interessi tradizionalmente minacciati dalla criminalità economica che, secondo le stime ISTAT, rappresenta circa un decimo del totale dell’economia non osservata, supera i 200 miliardi di euro e corrisponde all’11,3% del PIL”.

Poi è stata la volta del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Sulla separazione delle carriere, ha detto “la riforma si presenta, per quanto riguarda l’indipendenza e l’autonomia della magistratura, con una chiarezza cartesiana di rocciosa solidità. Ogni fantasia speculativa su variazioni futuribili è un’arbitraria interpretazione divinatoria”. Così il Guardasigilli nel discorso alla inaugurazione dell’anno giudiziario, alla presenza del Presidente della Repubblica. Dalla separazione delle carriere al malfunzionamento del processo telematico. “Il forte impatto applicativo – innegabile – delle nuove norme, appena entrate in vigore, ha generato problematiche rilevate da numerosi uffici giudiziari, e segnalate con preoccupazione anche dal Consiglio Superiore della Magistratura; sono stati perciò adottati dei provvedimenti di sospensione temporanea dell’obbligatorietà delle nuove modalità di deposito telematico degli atti, per consentire la prosecuzione delle tradizionali modalità di deposito cartaceo”.

Il Ministero ha “comunque subito attivato le opportune verifiche per riscontrare le problematiche, identificarne le cause e individuare i rimedi, all’interno di una fase iniziale, già prevista, di monitoraggio e assistenza”. E ancora, lo scenario degli effetti dell’Intelligenza Artificiale. “Lo sviluppo rapidissimo di tali sistemi condizionerà la vita umana anche nel campo del Diritto, oltre che della Politica. Per cogliere le opportunità insite in tali processi inarrestabili, – ha aggiunto Nordio – il Governo ha anzitutto posto il tema della IA al centro dell’agenda del G7 dello scorso maggio a Venezia sotto la presidenza italiana. In secondo luogo, ha anche presentato – per primo tra gli Stati europei – una proposta di disciplina dell’impiego dei sistemi di intelligenza artificiale nell’attività giudiziaria, costruita sulla pietra angolare della assoluta riserva al magistrato di ogni decisione sull’interpretazione e sull’applicazione della legge, sulla valutazione dei fatti e delle prove e sull’adozione dei provvedimenti”.

“L’ingresso della tecnologia in tutte le discipline del genere umano è inarrestabile e non possiamo che gioirne. Però, è “giusto”, nel senso costituzionalmente orientato, il processo governato dall’Intelligenza Artificiale? Non nella parte organizzativa, ovviamente, né in quella che concerne l’approfondimento dello studio degli atti”, ha affermato Francesco Greco, presidente del Consiglio Nazionale Forense, nel suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Spiega ancora l’avvocato Greco: “Mi riferisco, invece, alla redazione dei provvedimenti giudiziari. Perché qualcuno per la redazione dei provvedimenti l’intelligenza artificiale ha iniziato ad usarla, come soltanto sottovoce ha il coraggio di ammettere. È ammissibile affidare il processo decisionale e motivazionale all’algoritmo, piuttosto che solo alla potenza della mente del giudice? Desidero, sul punto, esprimere apprezzamento alla prima presidente della Cassazione per la posizione più volte espressa ed anche al Ministero della Giustizia, per l’avvenuta costituzione dell’Osservatorio Permanente per l’uso dell’Intelligenza Artificiale”, conclude il presidente del Consiglio Nazionale Forense. 

Fabio Pinelli con il presidente Mattarella

Fabio Pinelli, vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, nel suo discorso all’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha sottolineato che la “responsabilità istituzionale di noi tutti è quella di impedire la divisione radicale, così dimenticando che ciascuno di noi, in fondo, deve essere al servizio dello Stato e dei cittadini: lo deve fare la politica, la magistratura, tutti gli uomini delle istituzioni. Politica e magistratura rivendicano legittimamente i loro diritti e le loro prerogative. La prima di poter dettare le regole, perché espressione del potere di rappresentanza fondato su elezioni democratiche; la seconda di affermare il proprio ruolo autonomo e indipendente, perché autonomia e indipendenza della magistratura sono cardini inderogabili del sistema costituzionale e separazione dei poteri non significa subalternità di un potere all’altro”.

“Molti temi culturalmente centrali – ha proseguito Pinelli – dovrebbero invero essere affrontati e risolti e tra questi, quello di una ‘obbligatorietà dell’azione penale’ che appare sempre più formale e meno effettiva, quale modello di colpa penale debba affermarsi in una ‘società del rischio’, dove sembra volersi punire non il reato ma il rischio medesimo” e i ‘doppi binari sanzionatori’ dopo gli interventi delle Corti sovranazionali e della Corte costituzionale”. Ha poi concluso: “talvolta, invece, la magistratura rischia di apparire interessata sostanzialmente ad un dibattito svolto in un’ottica di autotutela e la magistratura dovrebbe dimostrare di non aver bisogno del sorteggio per l’elezione dei componenti del Consiglio superiore”.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa