Secondo le indagini coordinate dalla Procura, la società sportiva sarebbe stata usata per un articolato sistema di frode: coinvolti imprenditori e professionisti campani, oltre a una prestanome albanese.
Pistoia – Militari della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Pistoia e dell’aliquota di Polizia Giudiziaria presso la Procura della Repubblica locale hanno eseguito un sequestro preventivo per un valore di circa 1,7 milioni di euro nei confronti dell’ex dirigenza della Pistoiese calcio.
L’operazione è scaturita da complesse indagini delegate dalla Procura e convalidate dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Pistoia. Le investigazioni, condotte attraverso acquisizioni documentali, escussioni testimoniali e approfonditi accertamenti economico-patrimoniali – in particolare bancari – hanno permesso di ricostruire un articolato sistema fraudolento, ipoteticamente orchestrato da un gruppo imprenditoriale composto da due imprenditori, due professionisti (padre e figlio, commercialista e avvocato), tutti di origine campana, e una prestanome albanese.
Al centro dell’inchiesta vi è proprio la squadra di calcio cittadina, che sarebbe stata progressivamente portata all’insolvenza e utilizzata come strumento per emettere e ricevere fatture false. Le accuse provvisorie a carico degli indagati includono bancarotta fraudolenta, utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, compensazione di crediti fiscali fittizi e appropriazione indebita.
La vicenda prende avvio con il passaggio di proprietà della società sportiva, gestita per oltre un decennio dalla stessa dirigenza, a un imprenditore tedesco, e successivamente a una società inglese, riconducibile a un noto imprenditore campano attraverso una prestanome di origini albanesi. Quest’ultimo, già coinvolto in passate gestioni delle società calcistiche di Avellino e Trapani, sarebbe stato affiancato da due professionisti anch’essi con trascorsi nel mondo del calcio.
Secondo gli inquirenti, l’interesse sportivo avrebbe mascherato un’attività ben diversa: sarebbero stati contabilizzati costi per quasi 900.000 euro mai realmente sostenuti, utilizzando fatture false emesse da una società collegata a un ulteriore soggetto campano. Le fatture, presentate come contratti di sponsorizzazione, sarebbero state pagate con crediti d’imposta inesistenti per un valore di circa 500.000 euro. Le indagini hanno anche rilevato la falsificazione del bilancio societario, con una perdita esposta inferiore a quella reale, distrazioni patrimoniali sotto forma di compensi indebiti e persino l’appropriazione indebita di autovetture appartenenti a una società di leasing.
L’inchiesta ha portato a perquisizioni domiciliari e sequestri di beni mobili, immobili e disponibilità economiche, per un valore complessivo pari a circa 1,7 milioni di euro, come disposto dal G.I.P. del Tribunale Ordinario di Pistoia.