La richiesta di incontro al Governo è firmata dai segretari generali Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella.
Roma – Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm chiedono un “incontro urgente” ai commissari di Acciaierie d’Italia in Amministrazione straordinaria e ai commissari di Ilva in Amministrazione straordinaria. L’incontro, si legge nella lettera, è volto a un “aggiornamento della situazione alla luce dell`avvio della trattativa in esclusiva con la compagine azera (Baku Steel, ndr) per vendita degli asset del Gruppo”. La richiesta di incontro è firmata dai segretari generali Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella.
Ad oggi infatti, le organizzazioni sindacali (pur avendo un ruolo principale all’interno della vicenda) non hanno ricevuto alcuna convocazione né dal governo, né dal Mimit, né dai Commissari Straordinari di AdI in AS e Ilva in AS, dopo che lo scorso 27 marzo il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, su indicazione del ministro Adolfo Urso, ha autorizzato i Commissari ad avviare una negoziazione in via preferenziale con la cordata azera guidata da Baku Steel Company (BSC) e Azerbaijan Business Development Fund (ABDF). Via libera del Mimit giunto proprio in seguito alla richiesta pervenuta il 21 marzo scorso dalle due terne commissariali di Acciaierie d’Italia in AS e di ILVA in AS e al parere favorevole espresso dal Comitato di Sorveglianza.

Individuata in Baku Steel Company la migliore offerta per l’acquisizione dell’intero gruppo di Acciaierie d’Italia, è ricominciato nei giorni scorsi il lavoro sul dossier dell’ex Ilva per ultimare la vendita dell’azienda dall’amministrazione straordinaria al nuovo privato. Si stimano un paio di mesi per chiudere se non tutte, almeno le principali operazioni che porteranno alla vendita. I commissari di AdI hanno già chiesto al ministro delle Imprese, Adolfo Urso, l’autorizzazione al negoziato esclusivo con Baku. Quest’ultimo punta a definire il futuro assetto del gruppo e a migliorare la stessa offerta di Baku. Un miliardo e 100 milioni per acquisire l’azienda: in questa cifra rientra il mezzo miliardo che costituisce il valore del magazzino, 4 miliardi di investimenti industriali e ambientali in cinque anni, due forni elettrici che dovrebbero diventare successivamente tre, l’uso del gas a sostegno della transizione della fabbrica e circa 7.800 occupati con il vincolo, posto dal bando, dei due anni.
“Si apre la fase del negoziato con il soggetto che ha fatto l’offerta migliore”, ha detto il ministro Urso dopo che i commissari di ex Ilva gli hanno preannunciato l’invio della richiesta formale per essere autorizzati al negoziato con gli azeri di Baku Steel che avrebbero fatto proposta migliore. “Le procedure poi prevedono l’espressione del parere del comitato di sorveglianza e poi la delibera del Mimit”, ha spiegato Urso tracciando i prossimi passi. Intanto, resta aperta al Mimit l’ipotesi di lavorare a una cornice normativa per aprire la strada alla partecipazione pubblica nella futura compagine proprietaria di ex Ilva.

In una nota il vicepresidente M5s Mario Turco, coordinatore del comitato Economia-Imprese-Lavoro, attacca il governo: “Il ministro dell’Industria Urso, ormai pesce fuor d’acqua rispetto alle sue deleghe, quando si parla di ex Ilva o più in generale di siderurgia – afferma – sembra parlare dell’isola che non c’è. Mentre ci vende come il “Bengodi” lo scenario che potrebbe venir fuori dalla trattativa con gli azeri di Baku Steel, ignora che in poco più di un anno di amministrazione straordinaria l’ex Ilva, dal suo Ministero gestita, è riuscita ad accumulare debiti per quasi un miliardo di euro. Pertanto, anche laddove dovesse riuscire a cedere i suoi asset, con ogni probabilità l’azienda si andrà a trovare ancora in passivo, senza poter pagare in toto i debiti della sua amministrazione e soprattutto di quelli della procedura liquidatoria in essere”.
Questo “è il segnale evidente – conclude – che ormai il sito siderurgico non regge più ed è economicamente insostenibile. A questo, c’è da aggiungere il vergognoso iter del riesame dell’Aia che si protrae da quasi due anni, e che potrebbe presto trovare un punto di caduta senza alcuna programmazione di una produzione “green” a forni elettrici a idrogeno verde. Carbone, carbone e ancora carbone: il M5s, che si candida con decisione e serietà alla guida della città, dirà un secco no a un riesame Aia così formulato, che porterà avanti nel solco degli ultimi due anni una produzione inquinante e del tutto illegittima”.