Il legale: “Riduzione di personale con violazione di accordi sottoscritti”. Ci sono tutte le premesse di una condotta antisindacale.
Pavia – Presidio e sciopero ad oltranza. I lavoratori dello stabilimento Moreschi di Vigevano si preparano a una dura battaglia in difesa dei propri posti di lavoro. Dopo l’annuncio della storica azienda del calzaturiero riguardante la dismissione della produzione nella fabbrica di via Cararola, con conseguente procedura di licenziamento per 59 dipendenti, gli operai hanno deciso di organizzare un presidio quotidiano davanti ai cancelli della fabbrica. La decisione è stata presa durante l’assemblea di due giorni fa, la prima dopo l’annuncio della chiusura dello stabilimento. La mobilitazione partirà non appena saranno concordati tempi e modalità con la prefettura, e si parla anche, oltre al presidio, di uno sciopero a oltranza di un’ora al giorno.
Sulla questione, il giuslavorista Alessandro Paone, uno dei massimi esperti nel settore della gestione delle crisi aziendali nel nostro Paese sottolinea che “in vicende come questa, ferma la doverosa sensibilità per una questione che tocca il lavoro e quindi la vita delle persone, occorre molta lucidità e capacità di analisi. Da quanto affermano le fonti sindacali – fa notare il legale del lavoro – vi sono state azioni progressive nel tempo di svuotamento dell’azienda e riduzione di personale con violazione di accordi sottoscritti”.
“Messa in questi termini la vicenda, ma non abbiamo commenti lato azienda, può assumere contorni assai delicati sul piano legale preannunciando la richiesta di provvedimenti impeditivi in capo ai giudici del lavoro per condotta antisindacale, giudici che sempre più spesso in queste specifiche situazioni di chiusura diventano l’unico ago della bilancia (si vedano le esperienze Wartsila, Whirlpool, Caterpillar o GKN)”, conclude Paone.
I sindacati, nel frattempo, hanno respinto categoricamente i licenziamenti annunciati dalla proprietà dell’azienda. In un comunicato congiunto di Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil affermano: “Respingiamo con forza i licenziamenti dichiarati dall’azienda. Dichiariamo di essere disponibili a intraprendere una trattativa a condizione che l’unico obiettivo sia la salvaguardia dei posti di lavoro e il mantenimento dello stabilimento a Vigevano”. L’assemblea dei lavoratori ha dato mandato alle organizzazioni sindacali di coinvolgere le istituzioni politiche, a partire dalla giunta comunale di Vigevano, dove si chiede un consiglio comunale aperto alla cittadinanza, oltre al coinvolgimento dell’Amministrazione Provinciale e Prefettura.
Parallelamente alla procedura di licenziamento dei 59 dipendenti, l’azienda avrebbe espresso l’intenzione di trasferire in altra sede i lavoratori rimanenti, che si occupano di amministrazione, progettazione e controllo qualità, con la conseguente vendita dell’immobile di via Cararola, costruito nel 2003. Ma i sindacati non ci stanno e insistono: “Nonostante il numero esiguo di dipendenti rimasti in azienda, non è riuscita a mantenere la piena occupazione nemmeno negli ultimi mesi, quando i dipendenti addetti alla produzione erano sessanta circa, sospendendoli dal lavoro e collocati in ferie forzate”.