Alessandro Panella e Luigi Zabara dovranno scontare 26 e 18 anni di reclusione per aver fatto cadere dalla torre di asciugatura dei paracadute il commilitone, trovato morto tre giorni dopo e dato per suicida.
PISA – Ventiquattro anni di silenzi di frasi laconiche come “non ricordo”, oppure “non so niente”. Ventiquattro anni di risposte mancate e di dubbi, tanti, troppi sulla morte di Emanuele Scieri, il parà di 27 anni trovato ai piedi di una torre per l’asciugatura dei paracadute nella caserma Gamerra della Folgore.
Erano le 14 di una calda giornata di agosto quando il corpo di Emanuele Scieri venne trovato. Prima si parlò di imprudenza, poi di suicidio, in un clima rovente fatto di richieste legittime da parte della famiglia che voleva verità e giustizia, di inchieste della commissione parlamentare. Dopo 24 anni la corte d’assise di Pisa si è pronunciata. Ha infatti condannato a per omicidio volontario in concorso due ex caporali della Folgore.
Ventisei e 18 anni di reclusione, rispettivamente per Alessandro Panella e Luigi Zabara, entrambi interdetti dai pubblici uffici. Dovranno inoltre pagare le spese processuali e dare un risarcimento ai familiari del militare siracusano.
IL PROCESSO
La sentenza era attesa lo scorso 14 giugno, ma la corte dopo oltre sei ore di camera di consiglio, aveva deciso di rinviare il verdetto, per ascoltare tre testimonianze. Si tratta di tre donne amiche di un paracadutista che il 16 agosto del 1999 era in caserma.
L’uomo aveva raccontato agli inquirenti di avere visto intorno all’una di notte gli imputati ancora svegli e in giro per la caserma. La testimonianza delle due donne è stata dunque utile per ricostruire i fatti e soprattutto gli orari.
I due ex caporali erano già finiti sotto inchiesta nel 2018, quando la Procura locale aveva avviato le indagini, e aveva concluso che Emanuele Scieri non si era suicidato. Ipotesi che era inoltre emersa dalla Commissione parlamentare d’inchiesta che aveva scoperto diversi particolari. Tra questi il fatto che il posto del ritrovamento del cadavere fosse luogo di ritrovo di alcuni “nonni” della caserma.
Secondo la Procura, nella caserma Gamerra c’era un clima di nonnismo di cui erano a conoscenza anche i vertici accusati di aver coperto il fatto. Imputati per favoreggiamento erano l’ex maggiore Salvatore Romondia e l’ex generale Enrico Celentano, entrambi assolti assieme ad Antico con rito abbreviato. Contro questa sentenza di assoluzione la procura ha già fatto appello: la trattazione sarà in forma orale e si terrà l’11 ottobre.
I FATTI DEL 13 AGOSTO
Secondo l’accusa Scieri sarebbe stato vittima di atti di nonnismo proprio nel piazzale sotto la scala di asciugatura dei paracadute. Per gli investigatori i fatti si sarebbero svolti il 13 agosto, quando Scieri, già laureato in legge era arrivato alla Gamerra. Quella stessa, sera dopo essere uscito a fumare scomparve.
Per gli investigatori la sera del 13 agosto gli ex caporali avrebbero fatto spogliare Scieri e lo avrebbero picchiato. In un secondo momento lo avrebbero obbligato a salire sulla torre e quando era a circa 25 metri avrebbero fatto pressione con gli scarponi sulle nocche delle dita con cui si aggrappava per costringerlo a mollare la presa. Quando è caduto, i caporali sono scappati e avrebbero nascosto il corpo sotto un tavolo nella caserma. Il cadavere è stato ritrovato il 16 agosto, tre giorni dopo.
Sempre secondo l’accusa la morte di Scieri si sarebbe potuta evitare se i caporali, subito dopo la sua caduta, non fossero fuggiti. Da qui la contestazione di omicidio volontario. Nella vicenda è coinvolto un terzo sottufficiale: Andrea Antico che, accusato degli stessi reati, ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato. L’uomo, nel novembre 2021, è stato assolto anche se la procura di Pisa ha già fatto ricorso in appello.
Panella e Zabara, che hanno scelto il rito ordinario, sono stati condannati con una pena superiore a quella richiesta del pm per il primo – 24 la richiesta per Panella, 26 la decisione della Corte – e inferiore per il secondo (21 la richiesta, 18 la sentenza).
La corte d’Assise ha anche condannato il ministero della Difesa e i due ex parà a risarcire la madre e il fratello di Scieri con una provvisionale di 350mila euro in totale.
LA FAMIGLIA: “FINALMENTE LA VERITÀ”
La famiglia e in particolare Francesco Scieri, fratello della vittima, parla della sofferenza provata in questi anni e della verità finalmente emersa:
“Mio fratello non ci sarà restituito ma ora c’è una verità, quella che noi abbiamo sempre voluto, sia io che i miei genitori. I miei genitori hanno lottato fino allo stremo per avere questa giornata così importante e, finalmente, una sentenza di condanna per i colpevoli. Noi volevamo la verità e così oggi è stata scritta una pagina di verità”.
Per la madre del militare, Isabella Guarino, ha aggiunto:
“Abbiamo sofferto tantissimo sia per il dolore che abbiamo avuto sia per il muro di gomma che ci negava la verità e la giustizia. Ora non perdono chi non si è mai pentito di avere ucciso mio figlio. Mi illudevo che potessi trovare pietà invece chi ha ammazzato Emanuele non ne ha avuta”.