Aggressione razzista al viceparroco di Dragona, identificato un 14enne: oratorio a numero chiuso

La vittima è don Exùpery, originario della Tanzania. La parrocchia di Santa Maria Regina dei Martiri chiude l’oratorio ai non registrati contro violenza e razzismo.

Roma – Ha un volto e un nome il principale responsabile dell’aggressione razzista subita nei giorni scorsi dal viceparroco della parrocchia Santa Maria Regina dei Martiri, a Dragona, estrema periferia sud di Roma. Si tratta di un ragazzino di appena 14 anni, identificato e denunciato dai carabinieri della compagnia di Ostia alla Procura dei minorenni con l’accusa di percosse aggravate dall’odio razziale. L’episodio, avvenuto domenica 2 marzo, ha scosso la comunità e spinto il parroco, don Daniele, a prendere una decisione drastica: l’oratorio sarà d’ora in poi “a numero chiuso”, con accesso consentito ai minori solo previa registrazione.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, il 14enne avrebbe avuto un ruolo attivo nell’aggressione al viceparroco, don Exùpery, originario della Tanzania. Tutto è iniziato con un pretesto: il ragazzo, insieme a un gruppetto di giovanissimi che abitualmente frequenta gli spazi attorno alla parrocchia, avrebbe chiesto di entrare in canonica per recuperare un pallone. Quando il sacerdote, dopo aver verificato che il pallone non era lì, li ha invitati a uscire, il 14enne si sarebbe scagliato contro di lui, colpendolo con uno schiaffo e accompagnando il gesto con insulti razzisti. Gli altri membri del gruppo, che lo avrebbero incitato, sono ancora in fase di identificazione da parte dei carabinieri.

Nonostante don Exùpery abbia scelto di non sporgere denuncia, i militari hanno comunque proceduto d’ufficio, denunciando il minorenne per la gravità dell’atto. L’aggressione è solo l’ultimo di una serie di episodi che da mesi turbano la quiete della parrocchia, situata in via Carlo Casini, in un quartiere considerato “di frontiera” e segnato da problemi sociali come lo spaccio e la mancanza di spazi di aggregazione per i giovani. “Devo tutelare i bravi ragazzi che frequentano l’oratorio”, ha spiegato don Daniele, parroco della chiesa, annunciando la nuova misura di sicurezza.

Da oggi, ogni minorenne che vorrà accedere al campetto parrocchiale dovrà fornire nome, cognome e il recapito telefonico di un genitore. La decisione è stata comunicata anche attraverso un post sulla pagina Facebook della parrocchia, dove si legge un messaggio chiaro: “Non saranno più tollerati atti di bullismo, razzismo, violenza, vandalismo, bestemmie e linguaggio scurrile”. Il parroco ha aggiunto che si riserva di segnalare ai carabinieri di Acilia qualsiasi comportamento illecito, un monito per ristabilire ordine e rispetto in un luogo che dovrebbe essere di pace e condivisione.

Non è la prima volta che don Daniele interviene per arginare il degrado attorno alla sua chiesa. Due anni fa aveva fatto installare un cancello davanti al sagrato, spesso trasformato in bivacco notturno con rifiuti e bottiglie abbandonate. Più di recente, contro gli atti di bullismo – come il caso di una volontaria colpita da una sigaretta elettronica a pochi centimetri dall’occhio – erano state posizionate telecamere di sicurezza. Ma l’aggressione a don Exùpery, accerchiato, insultato e schiaffeggiato per il colore della sua pelle, ha segnato un punto di non ritorno.

La comunità di Dragona è divisa: da un lato i genitori e i fedeli che appoggiano la linea dura del parroco, dall’altro chi vede in questi episodi il riflesso di un disagio giovanile più profondo, in un quartiere privo di alternative per i ragazzi. “Questa è una parrocchia di frontiera, non è facile vivere qui senza punti di aggregazione”, ha ammesso don Daniele. Eppure, la sua scelta è anche un segnale di speranza: “Voglio dare una possibilità di cambiamento a questi giovani, ma non a scapito di chi viene qui con buone intenzioni”.

Intanto, i carabinieri proseguono le indagini per identificare il resto del “branco”, mentre il 14enne denunciato rischia conseguenze giudiziarie che potrebbero segnare il suo futuro. Per don Exùpery e per la parrocchia, invece, resta la ferita di un gesto che ha colpito non solo un uomo, ma i valori di accoglienza e solidarietà che quel luogo rappresenta.

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