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Dove sta andando il Web?

Il risultato di un rapporto annuale sui social in Italia e nel mondo ha rivelato ciò che in parte già intuivamo. Ossia che la quantità di tempo che spendiamo sul Web e sui social network è enorme ed è in aumento costante. Brutta cosa.

Roma – La pervasività del Web è talmente acclarata che è diventato quasi banale ribadirlo. Si è talmente diffusa a livello planetario che, secondo stime attendibili, il 64,4% della popolazione mondiale è, in questo istante, online. Il numero dei navigatori del cyberspace è cresciuto, nell’ultimo anno, del 2%. 4,76 miliardi di utenti sono attivi sui social. Due ore e mezzo il tempo trascorso, in media, sui social più diffusi: Twitter, TikTok, Instagram, LinkedIn e Facebook.

È il risultato del rapporto annuale “Digital 2023”, una sguardo generale sul presente e sul futuro dei social in Italia e nel mondo. Il rapporto è stato curato da Meltwater e presentato da We Are Social. La prima è una società di monitoraggio dei media online, con sede a San Francisco, USA, e sedi sparse in tutto il mondo. La seconda è un’agenzia specializzata nella produzione di contenuti social, con sede a Londra. I dati ci indicano che, in Italia, Internet è in calo come ai livelli prima della pandemia: si trascorrono quasi sei ore al giorno sul Web, in diminuzione del 4%. Mentre i social hanno registrato un andamento opposto: l’87% di persone è presente sui social.

In media, in un mese, l’italiano passa a 6 diverse piattaforme social senza patemi. Secondo i ricercatori i motivi per cui lo fanno vanno da: un bisogno di informazione; di intrattenimento; di avere un contatto virtuale con gli altri. Inoltre: sui social si va alla ricerca di ispirazione su cose da fare e sui prodotti da acquistare. Infine, rappresentano il canale privilegiato per la ricerca di informazioni sui vari brand. Le piattaforme più utilizzate sono: WhatsApp, Facebook, Instagram, Facebook Messenger, Telegram e TikTok. I contenuti di intrattenimento e i video di influencer trovano molto consenso tra gli utenti. Molto seguito il settore del gaming, il gioco online.

Settimanalmente, infatti, 8 cittadini su 10 giocano online per un’ora al giorno. Hanno raggiunto la cifra di 37 milioni, le persone che acquistano su Internet sia prodotti che servizi. La pubblicità è aumentata del 9%, favorita anche dalla forte spinta degli influencer. Smentendo alcuni titoli giornalistici, secondo cui sarebbe iniziata la fine di alcuni social come Facebook e Instagram, la realtà sta andando in un’altra direzione. Si sta assistendo, invece, a una loro evoluzione. Ora sono più basati sugli interessi dei singoli individui che hanno prodotto un mutamento dei comportamenti e dei modi coi quali si interagisce coi social. Si guarda molto allo storytelling, a cosa c’è dietro il primo contatto umano. Secondo gli esperti, quest’anno si assisterà al ritorno, da parte delle aziende, degli investimenti di “influencer marketing” e alla presenza rilevante dei “paid media”.

Gli influencer stanno aumentando il loro “potere”.

Con questa definizione si intende la strategia e l’attività di acquisto di uno spazio pubblicitario per promuovere un marchio o un prodotto a un pubblico più ampio. In questa direzione stanno andando gli hyperlocal influencer marketing, ovvero influencer che hanno successo in una determinata zona geografica e i deinfluencing. Si tratta di influencer al contrario che fanno l’opposto di ciò che ci si aspetta da loro. Disincentivano, difatti, l’acquisto di prodotti e servizi perché si vuole instaurare col pubblico un rapporto schietto e di fiducia. Negli anni ’60 del secolo scorso ebbe successo una canzone di Jimmy FontanaIl mondo”, il cui refrain recitava: “Gira, il mondo gira, nello spazio senza fine…”. Oggi potremmo dire: “Gira il Web gira, nello cyberspace senza fine…”. Speriamo che girando non si perda la bussola e non si vada a sbattere!                                

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