La premier frena su un decreto legge ad hoc, si studiano misure a garanzia delle banche dati. Oggi Copasir e Commissione antimafia sul caso.
Roma – Da una parte l’inchiesta della Procura di Milano sul dossieraggio con i suoi risvolti giudiziari, dall’altra parte la politica che si muove per cercare soluzioni normative a un fenomeno sempre più allarmante. L’archivio delle informazioni rubate dalle banche dati pubbliche è stato sequestrato – più di 800mila i dati criptati – e presto si terranno gli interrogatori degli arrestati. Intanto, mentre si stanno muovendo l’Antimafia e il Copasir, si va verso una stretta sulle banchi dati. Il presidente dell’Autorità garante per la Privacy Pasquale Stanzione ha creato una task force interdipartimentale che coinvolge i settori di competenza per individuare prontamente le attività da intraprendere e le maggiori garanzie a protezione delle banche dati. E nella sede del ministero della Giustizia il Guardasigilli Carlo Nordio tiene un vertice con i responsabili parlamentari di centrodestra in materia di giustizia.
A via Arenula il tema caldo è di certo quello dei dossieraggi. Tanti, troppi, dal caso di Perugia sotto la lente di Raffaele Cantone, all’ultimo scandalo su cui indaga Milano. Le leggi ci sono, e una stretta ulteriore è stata introdotta a gennaio scorso, quando il governo ha dato disco verde al ddl in materia di reati informatici e di rafforzamento della cybersicurezza nazionale, con pene raddoppiate e multe più salate per chi viola sistemi informatici. Dopo il nuovo caso di dossieraggio balzato alle cronache, con l’archivio del Viminale bucato e nomi illustri finiti nelle carte dell’inchiesta di Milano, tra Palazzo Chigi e i ministeri più interessati dal dossier – leggi Giustizia e Viminale – i contatti sono costanti e continui: ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è stato avvistato a Palazzo Chigi.
Ma, a quanto apprende l’Adnkronos da autorevoli fonti, l’idea di intervenire con un decreto legge ah hoc allo stato attuale non sarebbe sul tavolo. “Abbiamo già fatto una legge”, la riflessione che viene attribuita alla premier Giorgia Meloni da chi l’ha sentita in queste ore. Il che non vuol dire però lasciare che tutto scorra. Riunioni e contatti sono all’ordine ‘dell’ora’ per capire quale sia la strada da battere per arginare un fenomeno che la stessa presidente del Consiglio ha definito potenzialmente eversivo. L’obiettivo è capire cos’altro si possa fare, quali pedine muovere su uno scacchiere ad alto rischio. A coordinare i lavori, ancora una volta, il sottosegretario con delega ai Servizi Alfredo Mantovano: dopo aver affrontato il caso Albania solo una settimana fa, è di nuovo chiamato a sbrogliare una matassa che molti, nel governo, considerano in conflitto con l’essenza stessa del concetto di democrazia. Al momento, però, l’idea di un provvedimento ad hoc non sarebbe sul tavolo.
Si ragiona piuttosto, riferiscono altri beninformati, di un nuovo sistema alert più efficace e puntuale, con una task force già operativa al Viminale. Un sistema, viene spiegato, teso a stanare non tanto gli hacker quanto piuttosto gli ‘infedeli’, ovvero coloro che hanno diritto di accesso al sistema -agenti, funzionari di Tribunali,
privati che hanno vinto appalti per poter entrare in possesso di dati- ma usano le loro credenziali in modo indebito e truffaldino. Facendo scattare l”allarme’ più facilmente, ad esempio di fronte ad accessi ‘massivi’ o investigazioni su persone ‘sensibili’. Ma anche tenendo conto della variabile della ‘territorialità’: se un agente di Trento interroga il sistema su persone che vivono a Palermo, ad esempio, si vedrà costretto a motivare, spiegare cosa ne muove le investigazioni.
Oltre alla task force del Viminale si muove anche quella creata dal Garante per la Privacy Pasquale Stanzione: è a caccia delle garanzie a protezione delle banche dati. Definendo, tra l’altro, misure di sicurezza, tecniche e organizzative, adeguate riguardo agli accessi da parte del personale autorizzato, ma anche al complesso delle operazioni svolte dagli incaricati della loro gestione e manutenzione. Oltre a proseguire le attività ispettive nei confronti di società già individuate”. In una nota Stanzione fa notare che il fenomeno degli accessi abusivi alle banche dati pubbliche e private è “da sempre all’attenzione del Garante per la protezione dei dati personali, e negli anni è stato oggetto di numerosi provvedimenti volti ad innalzare le misure di sicurezza sia da un punto di vista tecnico che organizzativo“.
“Negli ultimi anni, infatti, dalle segnalazioni ricevute, risulta un incremento del fenomeno collegato alla rivendita di informazioni riservate presenti nelle banche dati pubbliche da parte di società private – conclude Stanzione – che, anche avvalendosi di agenzie di investigazione privata, offrono servizi di “informazioni investigate” a chiunque ne abbia interesse, anche attraverso opachi meccanismi di reperimento dei dati. Alessio Butti, sottosegretario di Stato all’Innovazione Tecnologica, a proposito della stretta che sta studiando il governo sui dossieraggi, ha detto: “non escludo che nelle prossime settimane, nei prossimi mesi ci sia già una risposta tecnica e legislativa”. Il Parlamento, lo Stato, “si è dotato di una legge sulla cybersecurity, che è passata anche piuttosto velocemente, stiamo discutendo quella sull’intelligenza artificiale” ha spiegato.
Il tema del dato “è particolare” ha evidenziato Butti, ribadendo che in Italia “scontiamo un ritardo di consapevolezza su quella che è la cultura del dato. E lo stiamo scoprendo ora, ovviamente constatando questi danni”. Per il sottosegretario con delega all’innovazione, la cosa migliore è costituire una sorta di agenzia del dato“. Butti ha poi citato il riconoscimento biometrico facciale, tra gli strumenti tecnologici in grado di garantire un controllo rispetto al flusso dei dati. “Bisogna capire – ha marcato in conclusione -, chi entra in un sistema e poi che cosa ne fa”. Il caso approda oggi sia al Copasir sia alla Commissione parlamentare Antimafia. In entrambi i casi, le sedute erano già in calendario.
La Commissione parlamentare Antimafia si riunirà alle 14.30 per alcune audizioni sull’inchiesta di Perugia e a seguire si terrà la riunione dell’ufficio di presidenza che valuterà se occuparsi anche di questa nuova indagine come già avvenuto per l’inchiesta del procuratore Raffaele Cantone. Quanto al Copasir, che peraltro si sta già occupando del tema della sicurezza delle banche dati con audizioni già previste, si attiverà quanto ai profili di competenza relativi alla sicurezza nazionale e nella riunione già prevista di oggi deciderà le eventuali iniziative da intraprendere come la richiesta degli atti o eventuali audizioni da svolgere.