Mark Samson

Dopo il delitto, Samson ha mangiato una piadina con un’amica di Ilaria. Caccia ai complici

Dall’ordinanza del Gip emerge il gelido autocontrollo del 23enne omicida: ha inviato messaggi al padre e alle amiche della vittima, fingendosi Ilaria per depistare le indagini. il cerchio si stringe intorno a due giovani che potrebbero averlo aiutato a gettare il corpo nel dirupo.

Roma – “Ero pronto a combattere per riavere Ilaria come fidanzata,” ha dichiarato Mark Antony Samson, 23enne reo confesso del femminicidio di Ilaria Sula, durante l’interrogatorio con il gip Antonella Minunni. Ma dietro queste parole, il giudice ha tracciato il ritratto di un giovane freddo e calcolatore, capace di uccidere la ex fidanzata e rientrare nella normalità con “forte autocontrollo e lucidità” subito dopo il delitto. L’ordinanza di custodia cautelare, motivata dal pericolo di fuga, reiterazione del reato e inquinamento delle prove, dipinge un quadro “granitico” contro Samson, aggravato dalla confessione della madre, indagata per concorso in occultamento di cadavere: “L’ho aiutato a pulire il sangue.”

Mark e Ilaria, 22enne studentessa di Terni, si erano conosciuti nel 2023 sul posto di lavoro, iniziando una relazione il 30 aprile dello stesso anno. “Era normale, con alti e bassi,” ha raccontato Samson al gip, ma il rapporto si è incrinato tre mesi fa, quando Ilaria gli ha chiesto di mostrarle i voti degli esami universitari. Per il giovane, questa richiesta ha scatenato un’“ansia da prestazione” radicata sin dall’infanzia, un “trauma” che lo metteva in crisi soprattutto davanti ai genitori.

L’ultimatum di Ilaria – “O mi fai vedere i voti, o ti lascio” – ha segnato l’inizio della fine. A fine gennaio 2025, i due hanno deciso per una pausa di riflessione, mai rispettata: continuavano a vedersi, ma l’atteggiamento di lei oscillava tra affetto e freddezza. “A volte mi trattava come un fidanzato, altre come un amico,” ha detto Samson, ammettendo di non riuscire ad accettare la rottura, nonostante il consiglio degli amici di lasciar andare. A marzo, la situazione è precipitata: Ilaria gli ha confessato di essersi iscritta a una piattaforma di incontri, un colpo che ha alimentato la sua gelosia ossessiva.

Il 26 marzo, in un appartamento di via Homs al quartiere Africano, Samson ha ucciso Ilaria con tre coltellate al collo, per poi nascondere il corpo in una valigia e abbandonarlo in un dirupo a Poli. “È stato un gesto di rabbia e gelosia,” ha sostenuto, cercando di autoassolversi. Ma il gip ha evidenziato un comportamento opposto: dopo il delitto, il 23enne ha agito con una freddezza sconcertante.

Ha incontrato un’amica di Ilaria, mangiando una piadina e chiacchierando di problemi di coppia – omettendo di averla appena uccisa – e di banalità come il compleanno di un conoscente. Ha inviato messaggi al padre e alle amiche della vittima, fingendosi Ilaria per depistare le indagini, senza mostrare il minimo turbamento. “Colpisce che abbia fatto tutto questo sin da subito,” scrive il gip, definendo il suo autocontrollo “impressionante” per un giovane che aveva dichiarato di “non poter vivere senza di lei.”

A rafforzare l’impianto accusatorio è arrivata la confessione di Nors Marlapz, madre di Samson, interrogata ieri per tre ore in Questura. “L’ho aiutato a pulire casa, a cancellare le tracce di tutto quel sangue,” ha ammesso, confermando il suo ruolo nell’occultamento del cadavere. Indagata per un reato che prevede fino a tre anni di carcere, la donna era presente al momento del delitto, mentre il padre era assente.

Le indagini della Squadra Mobile, coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, si sono avvalse di celle telefoniche, intercettazioni e testimonianze per ricostruire un caso che non lascia spazio a dubbi. L’arma del delitto manca ancora, ma il sangue trovato nella stanza di Samson e i messaggi fittizi inviati dalla vittima consolidano le prove.

Difficile, in ogni caso secondo gli inquirenti, che Mark abbia potuto agire da solo. Dopo i sospetti sulla madre, al momento indagata per concorso in occultamento di cadavere, la Procura sta eseguendo accertamenti su due persone vicine al 23enne, che potrebbero averlo aiutato a gettare il corpo nel dirupo al monte Guadagnolo. Si tratterebbe di due giovani: anche loro potrebbero finire nel registro degli indagati con l’accusa di concorso in occultamento di cadavere. A fornire una risposta, potrebbero essere anche gli accertamenti irripetibili che saranno eseguiti domani sui telefoni e i pc di Mark e Sula.

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