UNA TRADIZIONE CHE AFFONDA LE PROPRIE RADICI NELLA NOTTE DEI TEMPI
“Perché degli italiani giovani ma anche meno giovani decidono a un tratto di mettersi a festeggiare Halloween?” è una domanda a cui aveva cercato di rispondere già Gilberto Oneto nei Quaderni Padani del 1999, rifacendosi a un articolo apparso sul Corriere della Sera del 2 novembre dell’anno precedente. Poiché la curiosa spiegazione cui andiamo incontro è scivolata veloce nel dimenticatoio, approfittiamo di un nuovo Halloween, ben venti anni dopo, per riproporla.
Come già tutti sapranno, il nome Halloween, in irlandese Hallow E’en, deriva dalla forma contratta di All Hallows’ Eve, la vigilia di tutti i Santi. Il nome e la festa in sé sembrano essere patrimonio di paesi anglosassoni. Un patrimonio che, approdato negli Stati Uniti e ingigantito dal colosso del consumismo americano, è tornato in Europa e da noi come fenomeno nuovo e straniero e perciò accolto con un feedback positivo dalle nuove generazioni e diffidenza dalle precedenti.
Tuttavia se valutassimo l’altro nome con cui la ricorrenza della notte di Ognissanti è conosciuta, Samhain, la vigilia dell’anno nuovo presso i Celti, dovremmo cambiare opinione sulle origini storiche e geografiche di questa festa. I Celti credevano che il 31 ottobre, o meglio la notte del primo novembre, il dio Samhain chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti, confinati in una landa di eterna giovinezza e felicità chiamata Tir nan Oge, permettendo loro di errare indisturbati sulla terra tra i viventi, in una sorta di magica compenetrazione tra il mondo dell’aldilà e quello dei vivi.
La notte di Samhain era, dunque, al contempo, celebrazione dei defunti e festeggiamento per la fine del vecchio anno e l’inizio di quello nuovo, in quanto la credenza druidica attribuisce ad una divinità notturna l’origine degli esseri e delle cose.
Prima di essere Halloween, allora, era Samhain e poiché Samhain è una festa celtica e i Celti hanno popolato la pianura padana, ecco che dall’America è tornata a noi, con un effetto boomerang, una festa arcaica rivestita a nuovo. Va ricordato che il rapporto dei celtici con la morte era sereno, quasi goliardico, pertanto l’allegria era sempre presente nella festa di Samhain, durante la quale i cimiteri si trasformavano in colorate e profumate serre dove danzare, giocare e festeggiare i morti, le tavole erano imbandite con un posto riservato ai defunti e ai davanzali delle finestre venivano poste castagne come dono per gli spettri vaganti.
La Chiesa cattolica, nel tempo, ha cercato di cancellare questi riti pagani con concili, divieti e scomuniche, e Samhain è stata inserita nel calendario liturgico come festa di Ognissanti e dei morti.
Nello spirito popolare, però, queste usanze sono fortemente radicate e ancora oggi si omaggiano defunti con profusione di fiori sulle tombe.
In tutto il territorio padano, soprattutto nei paesi di campagna, è rimasta l’abitudine di riporre fuori dalle finestre una zucca scavata, riempita di vino, e una manciata del frutto più rappresentativo del mese; in ricordo dei banchetti, ora troviamo, nelle panetterie, dolci quali il pan dei morti o le ossa dei morti, che evocano con il loro nome l’antica festa.
Il simbolo più popolare di questa notte di unione tra il mondo dei morti e quello dei vivi, che essa si chiami Halloween o Samhain, è comunque la zucca: una zucca svuotata, intagliata e contenente una candela accesa, che è detta Jack o Lantern nei paesi anglosassoni e Lümera in Padania.
Questo colorato e saporito frutto, trasformato da abili intagli, richiama un aspetto antropomorfo: grandi orbite, apertura nasale e bocca aperta, in cui sono evidenziati i denti, ricordano la forma di un teschio umano. Una sorte di esorcizzazione della morte.
Ma se le origini delle lümere sono antiche e autoctone, per quale motivo oggi, esponendo le nostre opere dell’arte intagliate nei modi più fantasiosi, le consideriamo figlie di una globalizzazione delle feste di cui l’America è la maggiore esportatrice? Perché c’è stato un momento nella storia del nord Italia in cui, dopo gli anni, l’utilizzo delle zucche è stato relegato nella soffitta delle nostre menti, per ritrovare
poi fortuna, ma non memoria di se stesso, in tempi più recenti, grazie alla riabilitazione della commerciale Halloween.
Riacquisita questa consapevolezza, perché non tornare a dare un senso più profondo a una festa che con gioia e trasporto ogni anno celebriamo?