Riflessioni sulla formalizzazione della divisione dei gruppi parlamentari Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi nel contesto della scissione nel Terzo Polo. Era tutto un grande bluff?
Roma – Continua la sceneggiata dell’ex “Terzo Polo” sulla possibilità di divisione dei due gruppi parlamentari di “Azione” e di “Italia Viva”, che fanno riferimento rispettivamente a Carlo Calenda e a Matteo Renzi. La scissione è ormai ufficiale da tempo, si riflette solo sull’opportunità di formalizzarla sia alla Camera che al Senato. È solo una questione di opportunità.
“Ormai siamo due partiti separati, non ho più voglia di mettermi a discutere con Italia viva, faranno la loro strada e alle europee noi faremo la nostra – dichiara Calenda. La separazione dei gruppi, chiarisce il leader di Azione, dipende da loro (cioè da Iv), siccome quei gruppi sono stati eletti con un logo e con un simbolo con il mio nome, io non posso andarmene via da un gruppo che si chiama anche Calenda, lo possono fare loro. “Lo facessero quando gli pare”, ha concluso l’ex ministro.
Per la verità il nome ufficiale del gruppo non contiene un riferimento a Calenda. Quindi, a livello formale non c’è una priorità di qualche tipo di Azione nei confronti di Italia viva. Calenda, forse, si riferiva, invece, al logo della coalizione che si trovava sulle schede elettorali alle ultime elezioni politiche. In questo caso, metà del logo era occupato dai simboli di Azione e Italia viva, mentre l’altra metà riportava il cognome di Calenda. Non si fa attendere, comunque, la replica del partito renziano:
“A differenza di quanto affermato da Calenda il gruppo non ha il suo nome, ma il gruppo di cui Calenda fa parte assieme a altri nove senatori si chiama Azione-Italia Viva-Renew Europe”, puntualizzano esponenti di Italia Viva. Insomma, la telenovela Calenda-Renzi continua, per una questione apparentemente di “lana caprina”, ma che diventa sostanza per il numero di parlamentari che ogni gruppo deve avere per potere avere la legittimità di formarsi, senza intrupparsi nel gruppo misto.
Al momento Italia Viva ha i numeri per formare un gruppo autonomo al Senato. Qui servono, infatti, almeno sei senatori e il gruppo deve rappresentare un partito che si è presentato alle ultime elezioni politiche, eleggendo almeno un senatore. Al momento, il gruppo di Azione-Italia Viva al Senato è composto da 10 senatori. Sei sono di Italia Viva e quattro sono di Azione. Se i senatori di Iv, pertanto, decidessero di formare un gruppo autonomo, quelli di Azione finirebbero dunque nel Gruppo misto.
Questo comporta, per esempio, minori tempi di parola durante le discussioni in assemblea e minore voce in capitolo nella riunione dei presidenti dei gruppi parlamentari, che stabilisce il calendario dei lavori dell’assemblea. Il Gruppo misto è, infatti, formato da diverse componenti e al Senato è attualmente guidato da Peppe De Cristofaro, senatore di Alleanza Verdi-Sinistra. Insomma, un miscuglio di idealità che difficilmente potrebbero convergere, all’unanimità, su qualunque atto.
Alla Camera, invece, la situazione è diversa. Qui né Italia viva, né Azione hanno i numeri per formare un gruppo autonomo, perché sono necessari almeno 14 deputati. Al momento il gruppo di Azione-Italia viva alla Camera è composto da 21 deputati: quelli del partito di Calenda sono 11, i restanti 10 sono del partito di Renzi. Per formare due gruppi distinti sarebbe quindi necessaria una deroga che, a differenza del Senato, alla Camera è prevista.
Ridurre la questione a quale dei due partiti deve lasciare i gruppi parlamentari, sembra una pantomima. In ogni caso, la rottura sembra definitiva e ciò sbarra la strada anche alla possibile alleanza per le elezioni europee di giugno 2024. Anche se sul piano politico la distanza non è mai stata così grande, però per la separazione vera e propria i tempi non sono chiari, proprio per i regolamenti parlamentari. Insomma, è solo una questione di strategia.