Basta con le sperequazioni fra le due grandi categorie. Per la prima volta un ministro del Lavoro mette sullo stesso piano chi lavora alle dipendenze e chi lo stipendio se lo crea giorno per giorno. Speriamo piuttosto che questo Governo possa ridare dignità e speranza a chi produce per il Paese.
Roma – Finalmente un ministro che parla di lavoro in entrambe le due accezioni, subordinato e autonomo. Aria nuova, dunque, ma a molti potrebbe sembrare strano che un Ministro del Lavoro citi alla sua prima uscita entrambi i settori, anche se non dovrebbe stupire perché la nostra Costituzione non privilegia l’una forma rispetto all’altra. Invece nella prassi quello dipendente è assolutamente preferito a quello indipendente, sia sotto forma di tutele che di affidamento fiduciario. D’altronde per gli autonomi è sempre esistito un pregiudizio non da poco, poiché sono sempre stati considerati evasori seriali. In ogni caso la legislazione è così penalizzante che il cuneo fiscale risulta essere certamente uno degli aspetti più critici della gestione aziendale.
Per non parlare delle tutele del lavoratore autonomo, che non può certo avere a disposizione tutti gli strumenti previsti per i subordinati. Malattia, assegni, disoccupazione, ammortizzatori sociali, niente di tutto questo è previsto per chi lavora con una partita Iva. Salvo qualche bonus di scarsissimo valore ma circoscritto al periodo pandemico e incassato solo da un ristretto numero di lavoratori. Insomma in questo scenario devastante arriva il Ministro Calderone che spiazza tutti.
Non ha fatto in tempo a giurare al Quirinale che già ha lasciato la sua impronta sul Dicastero:”…Ascolteremo tutti in un grande confronto sociale con interventi mirati al miglioramento delle condizioni di lavoro sia autonomo che dipendente…”. Parole pesantissime perché risuonano nelle stanze dove finora al solo nominare gli autonomi veniva l’orticaria. Non si può fare finta di nulla ma forse qualcosa sta cambiando, almeno dal punto di vista dell’approccio metodologico al lavoro. Non è stato un caso che fino a pochi giorni addietro sono stati definiti “padroni” gli imprenditori italiani, in un’ottica a dir poco medievale. Ma per fortuna ora è arrivato il Ministro tecnico, accompagnato dai commenti positivi perfino dall’opposizione.
Almeno sino ad ora e fino a quando i sindacati non insorgeranno. In ogni caso da quanto risulta l’appuntamento con le parti sociali, per avviare il dialogo, è già avviato per poi allargare l’ascolto anche agli autonomi e ai professionisti. Un avvio scoppiettante per Marina Elvira Calderone, che così spariglia le carte tenendo ben ferma la barra del timone sulla rotta del confronto e del dialogo per la necessaria interlocuzione con gli attori sociali del nostro Paese. Una partenza che fa ben sperare per il rilancio dell’economia e dell’occupazione, a condizione che si sostengano imprenditori e autonomi.
Non è una novità, infatti, che il lavoro dipendente nasce da quello autonomo e non viceversa, tranne il caso dei lavoratori pubblici. Ma anche in quest’ultimo caso non si può lasciare tutto fermo ed immodificabile. La dignità del lavoro, del maggiore lavoro, la sicurezza, l’aumento delle pensioni, anche di quelle sociali, gli interventi per i giovani, sono le urla disperate della gente e tappe ormai indifferibili che devono essere percorse con urgenza. I bisogni attendono risposte subito. Le ideologie del passato non saziano.