Dilaga in Africa il vaiolo delle scimmie: emergenza sanitaria, cosa rischiamo

L’allarme di Bassetti: “Una malattia diversa che ha colpito soprattutto bimbi, e l’Italia rischia casi importazione legati ai viaggi”.

Roma – L’Africa Centres for Disease Control and Prevention ha dichiarato l’epidemia di mpox, nota come vaiolo delle scimmie. Partita dalla Repubblica Democratica del Congo, si sta diffondendo in altri Paesi africani un’emergenza sanitaria pubblica per la sicurezza continentale. Questa “non è semplicemente un’altra sfida, ma è una vera crisi che richiede un’azione politica collettiva”, ha affermato il direttore generale del Cdc africano Jean Kaseya. Ovviamente gli occhi sono puntati sull’Africa, l’unico continente in cui i contagi stanno crescendo. E, in particolare, nella Repubblica Democratica del Congo, dove si è registrato il 96% dei contagi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria internazionale (Pheic). A dare l’annuncio è stato il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, dopo che il comitato di emergenza dell’Oms si era riunito per valutare la situazione.

I più colpiti sono i bambini. Secondo i dati diffusi dall’Oms, il 39% dei 7.851 casi e il 62% dei 384 decessi riportati dall’inizio dell’anno fino a maggio riguardavano i soggetti con meno di 5 anni di età. Il 20% delle persone decedute non aveva ancora compiuto un anno e negli ospedali – riferisce l’organizzazione Save the Children – sono ricoverati a causa della malattia anche neonati di appena due settimane. L’Organizzazione mondiale della sanità ha convocato per oggi il Comitato d’emergenza. E l’Italia cosa rischia? Secondo quanto emerso dall’ultimo bollettino dedicato alla malattia del ministero della Salute, negli ultimi 2 mesi in Italia si sono verificati 9 nuovi casi di mpox: due in Friuli Venezia Giulia, uno in Lombardia e sei in Veneto. 

Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova, spiega all’Adnkronos che “Questo è un vaiolo diverso rispetto a quello delle scimmie che aveva riguardato nel 2022 per la maggior parte uomini che fanno sesso con altri uomini, quindi una malattia trasmissibile non solo con i rapporti sessuali – che si era contenuta con lo sforzo delle vaccinazioni e con comportamenti corretti in quella fascia – oggi in Africa sta colpendo i bambini e le donne in gravidanza“. “Rischi per l’Italia? Potrebbero esserci per i casi d’importazione legati ai viaggi, nel 2024 questa è una malattia che travalica le categorie a rischio e diventa più difficile per la sanità pubblica il suo contenimento”, ha sottolineato.

“In Italia abbiamo una parte della popolazione vaccinata contro il vaiolo e una parte che non è immunizzata. Io credo che oggi l’Oms farebbe bene a rimettere nell’agenda futura – anche per quanto riguarda i bambini e l’Africa – le vaccinazioni contro il Mpox”. “Rischi per l’Italia? Potrebbero esserci per i casi d’importazione legati ai viaggi, nel 2024 questa è una malattia che travalica le categorie a rischio e diventa più difficile per la sanità pubblica il suo contenimento”. Il Mpox che sta spaventando l’Africa, “ci pone dei problemi di salute pubblica per quel continente perché è uscito dalla Repubblica democratica del Congo. Sono paesi che hanno scambi commerciali con l’Europa e l’Italia, questo ceppo nuovo di Mpox potrebbe diventare un problema anche da noi“, conclude.

La sua prima identificazione nell’uomo, ricorda il sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), risale agli Anni 70, in un bambino congolese di 9 anni, e i sintomi della malattia sono simili a quelli del vaiolo umano, anche se generalmente più lievi, pur trattandosi di un’infezione che può essere mortale. Il virus colpisce principalmente i roditori ma può essere trasmesso ai primati (quindi anche all’uomo) da animali infetti, generalmente attraverso un contatto diretto. La trasmissione da uomo a uomo è relativamente limitata ma può derivare da un contatto stretto con secrezioni respiratorie, lesioni cutanee di una persona infetta o oggetti contaminati, oppure può verificarsi per via aerea, attraverso i droplet respiratori.

I sintomi del vaiolo delle scimmie sono simili a quelli del vaiolo umano, una malattia considerata eradicata ma che, tuttavia, ha pesantemente inciso nella storia umana prima dell’introduzione dei vaccini. I principali segni dell’infezione comprendono febbre, brividi, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena e affaticamento ma, a differenza del vaiolo umano, si manifesta anche con ingrossamento dei linfonodi (edema linfodale, o linfoadenopatia). Questi sintomi possono insorgere circa 12 giorni dopo l’esposizione al virus e, a distanza di ulteriori 1-3 giorni dalla comparsa dello stato febbrile, si sviluppa un’eruzione cutanea che, frequentemente, si presenta inizialmente sul viso per poi diffondersi ad altre parti del corpo, inclusi il palmo delle mani e la pianta dei piedi.

Entro 1 o 3 giorni dopo la comparsa della febbre (anche se a volte può trascorrere un periodo di tempo più lungo), i pazienti sviluppano un’eruzione cutanea, con le lesioni progrediscono attraverso le seguenti fasi prima di cadere: macule, papule, vescicole, pustole, croste. Il decorso del vaiolo delle scimmie è generalmente di 2-4 settimane. Nonostante il nome, le scimmie non sono serbatoio del virus, ma la malattia è stata chiamata così perché osservata per la prima volta nel 1958 nelle scimmie di laboratorio. Il virus colpisce principalmente i roditori, soprattutto scoiattoli, ratti e topi, ma può compiere il salto di specie (zoonosi) ed essere trasmesso ai primati (e quindi anche agli esseri umani) dagli animali infetti, generalmente attraverso uno stretto contatto (sangue o morsi). Un possibile fattore di rischio può essere anche il consumo di carne o altri prodotti a base di animali infetti quando non adeguatamente cucinati.

L’Unione europea spedirà in Africa 215 mila dosi dell’unico vaccino contro il vaiolo delle scimmie approvato dalla FDA e dall’EMA. Una decisione tempestiva, all’indomani della conferma che l’epidemia di mpox rappresenta “un’emergenza sanitaria pubblica per la sicurezza continentale”.

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