Divisioni nel centrodestra sulle strategie per le prossime elezioni europee del giugno 2024. Mentre la Lega sembra mantenere l’asse con Marine Le Pen, gli altri partiti valutano differenti opzioni. Dalla sinistra ri-fa capolino Letta.
Roma – ll centrodestra, maggioranza di governo in Italia, si divide sulle strategie da adottare in vista delle prossime elezioni europee. La Lega, fino adesso, pare non intenda mollare l’asse con Marine Le Pen, anti-europea per eccellenza. Si voterà nel giugno 2024, ma tra gli alleati del centrodestra tiene banco il tema delle competizioni europee. Il posizionamento dei tre partiti italiani, FdI, Lega e Forza Italia, è profondamente diverso e comincia ad accusare sinistri scricchiolii interni già a dieci mesi dal voto.
Il problema, tra l’altro, non sarà neanche il voto in sé, visto che c’è il sistema proporzionale puro e non sono necessarie le alleanze, ma le strategie sono differenti. In sostanza, tutti vogliono evitare un nuovo accordo con i socialisti e la maggioranza Ursula, ma la ricetta è differente a seconda di chi parli, per via di veti incrociati e l’impossibilità di digerire alcuni partiti che fanno parte dei gruppi a Bruxelles. L’asse tra popolari e conservatori sembra sempre più cosa fatta, ma il problema è che l’estrema destra tedesca e Marine Le Pen sono indigeribili per i popolari.
Certo, l’ultima legislatura ha visto il Ppe costretto all’accordo con i socialisti, tanto che in Europa Forza Italia governa insieme al Pd, ma sarebbe difficile pensare di poter fare coesistere anime così diverse. I popolari spingono per un accordo con liberali e conservatori e Giorgia Meloni, da leader europea di questi ultimi, tesse la rete e spera di capitalizzare il vento di consenso che soffia in Italia come in Europa. Matteo Salvini, peraltro, afferma con tono sprezzante che vuole “un centrodestra al governo della Ue ma senza escludere nessuno, altrimenti ci sarà l’ennesimo agguato ed una maggioranza con la sinistra, con i socialisti, con Macron”.
Il problema non è di poco conto. Infatti, è da un po’ che vi è uno scontro a distanza tra i due vicepresidenti del Consiglio: Matteo Salvini e Antonio Tajani. Il ministro degli Esteri è tornato sull’argomento affermando che
“Esiste una sola maggioranza in Europa per sconfiggere la sinistra ed è quella grazie alla quale fui eletto presidente del Parlamento europeo nel 2017 – ha spiegato Tajani – che nasce dall’alleanza tra popolari, liberali e conservatori europei”.
Il cantiere, in ogni caso, è aperto ma bisogna lavorare senza porre veti. D’altronde, “Chiunque conosca le dinamiche europee sa che il Ppe non si alleerebbe mai con Alternative für Deutschland e con Marine Le Pen – ha aggiunto chiaramente Tajani – in quanto partiti anti-europei che hanno nei loro programmi posizioni incompatibili con le nostre“.
Il fermento e la tensione sono palpabili e, in base a quello che appare, le posizioni assunte fino adesso non sembrano siano “convertibili”, almeno fino alle elezioni europee. Dopo sarà un’altra storia. Anche se appare chiaro che il leader della Lega non sente il bisogno di rafforzare il ruolo dei conservatori e di Meloni in Europa e per questi motivi si tiene alla larga da quella che ritiene una trappola per indebolirlo sul piano nazionale ed europeo. Però grandi alternative, se si vuole portare a casa qualche vittoria, non sembra che ve ne siano tante.
Gli alleati di Salvini in Europa non piacciono neanche al ministro della Difesa, co-fondatore di Fratelli d’Italia, Guido Crosetto, il quale non ha perso tempo nell’affermare che:“…il nostro progetto parte per mettere insieme popolari e conservatori. Se poi non sarà possibile, se cioè mancheranno i numeri, allora partendo da questa base ragioneremo di un allargamento”. Su Afd e il Rassemblement National, il ministro, è stato chiaro: “apparteniamo a un altro gruppo e siamo diversi, come è noto. Su temi importanti come la guerra in Ucraina serve unità e chiarezza”. Ma mai dire mai, prima di decidere alleanze, vittorie e sconfitte. Bisogna far votare gli elettori.