La Procura punta a esplorare ogni traccia biologica per confermare o smentire l’ipotesi di un coinvolgimento di Sempio o di altri.
Pavia – C’era la piena delle grandi occasioni, telecamere, giornalisti, avvocati, al Tribunale di Pavia, oggi teatro della seconda fase dell’incidente probatorio dal quale dipendono le sorti della nuova inchiesta sul delitto di Garlasco, l’omicidio di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia in via Pascoli. Dopo l’interruzione del 9 aprile, a seguito della ricusazione del genetista Emiliano Giardina, la gip Daniela Garlaschelli ha conferito l’incarico ai nuovi periti, la genetista Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchigiani, entrambi della Polizia Scientifica di Milano, per condurre una maxi perizia genetica su tracce biologiche e reperti mai analizzati o con esiti dubbi.
L’obiettivo è verificare l’utilizzabilità del DNA trovato sotto le unghie di Chiara Poggi e confrontarlo con quello di Andrea Sempio, indagato per omicidio in concorso, e di altre persone non indagate ma legate alla vittima. L’udienza ha segnato un passo avanti nelle indagini, con l’acquisizione del DNA di cugine, amici e frequentatori della villetta, e la definizione di sette quesiti genetici. Le analisi inizieranno il 17 giugno a Milano, con un termine di 90 giorni per il deposito della consulenza. La prossima udienza è fissata per il 24 ottobre 2025.
La gip ha disposto l’acquisizione del DNA di diverse persone non indagate, per effettuare comparazioni con le tracce biologiche repertate nella villetta di Garlasco. Tra questi Paola e Stefania Cappa, cugine di Chiara Poggi, note come le “gemelle Cappa”. Il loro DNA sarà confrontato per verificare eventuali corrispondenze con le tracce sulla scena del crimine. La loro presenza nelle indagini è emersa anche per un SMS di Paola Cappa, che parlava di “incastrare Stasi”, e per un video di un abbraccio con Alberto Stasi in caserma, elementi che gli inquirenti stanno valutando. Il test genetico riguarderà anche Marco Panzarasa, amico di Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara condannato a 16 anni, e Mattia Capra, Roberto Freddi e Alessandro Biasibetti, amici di Marco Poggi (fratello di Chiara) e di Andrea Sempio. Questi frequentavano regolarmente la villetta di via Pascoli. Altri soggetti, tra cui il medico legale e inquirenti della prima indagine, per escludere contaminazioni accidentali.
La Procura ha invece rinunciato a prelevare nuovamente il DNA dei familiari di Chiara, come il fratello Marco Poggi e il padre, poiché già acquisito in passato. L’estensione dei prelievi, richiesta dalla difesa di Stasi, mira a esplorare ogni possibile traccia genetica, anche di soggetti che potrebbero aver contaminato la scena del delitto.
La maxi perizia genetica si concentrerà su una vasta gamma di reperti, alcuni dei quali mai analizzati in 18 anni di indagini. Oltre al materiale biologico sotto le unghie di Chiara, gli esperti esamineranno un frammento del tappetino del bagno, posizionato davanti al lavabo dove l’assassino si sarebbe lavato; confezioni di cibo (tè, yogurt Fruttolo, cereali, biscotti) e sacchetti trovati nella pattumiera della villetta; circa 60 para-adesivi contenenti impronte repertate all’epoca, da cui si tenterà di estrarre profili genetici; tamponi e campioni biologici conservati nei laboratori del RIS di Parma e dell’Istituto di Medicina Legale di Pavia, con esiti dubbi o inconclusivi.
La gip ha escluso i quesiti relativi alle impronte digitali presenti nella villetta, limitando l’incidente probatorio alle analisi genetiche. Tuttavia, il lavoro di Marchigiani si concentrerà sull’estrazione di DNA dai supporti para-adesivi, un’operazione complessa che potrebbe rivelare nuovi profili genetici.
La gip Garlaschelli ha formulato sette quesiti genetici per i periti Albani e Marchigiani, con l’obiettivo di chiarire la dinamica dell’omicidio e identificare eventuali corresponsabilità. I principali punti includono l’utilizzabilità del DNA ungueale, cioè verificare se il profilo genetico estratto dalle unghie di Chiara, analizzato nel processo d’appello bis da Francesco De Stefano, sia ancora utilizzabile alla luce dei progressi scientifici. Si procederà quindi a confrontare il DNA ungueale con quello di Andrea Sempio, prelevato il 13 marzo 2025. Prevista anche la verifica di corrispondenze con i DNA di Stasi, dei maschi della famiglia Poggi e di altri frequentatori della villetta, come le persone sopra elencate. La gip ha inoltre previsto l’analisi di campioni biologici e reperti mai esaminati, come il tappetino e le confezioni di cibo, per estrarre nuovi profili genetici e il tentativo di estrarre DNA dalle impronte repertate, per identificare chi ha lasciato tracce nella villetta. E ancora. il confronto dei profili genetici con quelli di inquirenti e soccorritori per escludere contaminazioni accidentali. Infine, indagare la presenza di un secondo profilo genetico maschile, emerso da alcune analisi, che potrebbe indicare la complicità di un altro soggetto.
Questi quesiti riflettono l’approccio “a tappeto” della Procura, che punta a esplorare ogni traccia biologica per confermare o smentire l’ipotesi di un coinvolgimento di Sempio o di altri.
Le indagini hanno preso una nuova direzione con il ritrovamento di un martello a coda di rondine in un canale a Tromello, vicino alla casa della nonna delle gemelle Cappa. Il martello, indicato come possibile arma del delitto, è sotto esame per verificarne un collegamento con le ferite di Chiara. Questo ritrovamento, insieme alla perquisizione delle case di Sempio e dei suoi genitori (dove sono stati sequestrati diari e appunti), ha alimentato speculazioni su un possibile movente legato a una festa in piscina a luglio 2007, che avrebbe generato tensioni tra Chiara e le cugine Cappa. Un SMS di Paola Cappa, che parlava di “incastrare Stasi”, e 280 messaggi vocali raccolti da un blogger, Francesco Chiesa Soprani, hanno aggiunto ulteriore complessità al caso. La Procura sta indagando su questi elementi, ma la difesa di Sempio li considera tentativi di depistaggio orchestrati dalla difesa di Stasi.