A Pavia la Procura ha chiesto la ricusazione del genetista Emiliano Giardina. A Milano parere negativo alla semilibertà di Stasi per l’intervista a Le Iene.
Pavia – Il caso Garlasco, a quasi 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, torna a infiammarsi su due tavoli giudiziari paralleli: a Pavia, l’avvio dell’incidente probatorio nelle nuove indagini su Andrea Sempio, e a Milano, la richiesta di semilibertà di Alberto Stasi, unico condannato per il delitto. Due udienze interlocutorie, ancora senza verdetti, ma ricche di tensioni e colpi di scena che alimentano un confronto accesissimo tra le parti.
Al Tribunale di Pavia, l’udienza per la nomina del perito e dei consulenti per l’incidente probatorio, disposto dalla gip Daniela Garlaschelli, si è trasformata in un campo di battaglia. La Procura, con l’aggiunto Stefano Civardi e la pm Valentina De Stefano, ha chiesto la ricusazione del genetista Emiliano Giardina, scelto dalla gip per analizzare il DNA di Andrea Sempio e altri reperti mai o parzialmente esaminati. Il motivo? Un’intervista rilasciata da Giardina nel 2017 a Le Iene, in cui aveva espresso dubbi sull’utilizzabilità del DNA sotto le unghie di Chiara Poggi e sulla possibilità di ricavarne un profilo univoco – questioni centrali nell’attuale inchiesta.
Per i pm, quel parere pubblico rappresenta un “pregiudizio” che comprometterebbe l’imparzialità del perito, pur senza metterne in discussione le competenze (Giardina è noto per il caso Yara Gambirasio). Una mossa che ha trovato l’appoggio, seppur su basi diverse, della difesa di Stasi. I legali Antonio De Rensis e Giada Bocellari hanno invece chiesto l’esclusione di Luciano Garofano, ex comandante del RIS e consulente di Sempio, sostenendo un conflitto d’interessi: Garofano partecipò alle indagini del 2007, anche con un sopralluogo nella villetta dei Poggi. “Comandavo il RIS, ma le analisi biologiche furono fatte dai miei collaboratori in modo indipendente,” ha replicato Garofano, definendo la richiesta “il gioco delle parti.”
La difesa di Sempio, rappresentata da Massimo Lovati e Angela Taccia, si è opposta a entrambe le ricusazioni, mentre il legale dei Poggi, Gianluigi Tizzoni, ha attaccato duramente la Procura: “Stride che tema il processo mediatico, quando poi diffonde dati scorretti come il DNA sotto le unghie, che non esiste. Questi accertamenti ribadiranno quanto già stabilito: Stasi è il colpevole.” Il gip si è riservato sulla decisione, lasciando in sospeso l’avvio delle analisi.
Contemporaneamente, al Tribunale di Sorveglianza di Milano, si è tenuta l’udienza sulla semilibertà di Alberto Stasi, condannato a 16 anni e detenuto a Bollate. La Procura Generale, con la sostituta pg Valeria Marino, ha espresso parere negativo, chiedendo il rigetto dell’istanza o, in subordine, un rinvio per valutare “infrazioni” legate a un’intervista a Le Iene del 30 marzo. Secondo la pg, Stasi non avrebbe richiesto l’autorizzazione al carcere per rilasciarla durante un permesso del 22 marzo, violando le prescrizioni.
La difesa ha ribattuto con un documento del direttore di Bollate, Giorgio Leggieri, datato 8 aprile e inviato ai giudici: “L’intervista è stata registrata durante il permesso premio, senza infrazioni.” I giudici si sono riservati, con una decisione attesa entro il 14 aprile. La famiglia Poggi, esclusa dall’udienza come previsto dalla procedura, resta contraria: “Non merita sconti,” ha ribadito Rita Poggi.
A Pavia, l’incidente probatorio mira a chiarire se il DNA di Sempio, amico del fratello di Chiara, possa collegarlo al delitto, ma le ricusazioni bloccano il via alle analisi. A Milano, la semilibertà di Stasi pende su una questione formale, mentre il suo percorso carcerario – con lavoro esterno e buona condotta – appare positivo. Due fronti distinti, ma intrecciati dalla stessa tragedia del 13 agosto 2007, che continuano a dividere opinioni e verità giudiziarie.