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Delitto di Garlasco, concessa la semilibertà ad Alberto Stasi

Il Tribunale di Sorveglianza: “Ha sempre manifestato empatia e sofferenza verso la vittima”. Potrà stare fuori dal carcere ma solo di giorno, per lavorare e attività di reinserimento sociale.

Milano – Alberto Stasi ha ottenuto la semilibertà. Lo ha deciso il Tribunale di Sorveglianza di Milano. Il 41enne, condannato in via definitiva nel 2015 a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi nel 2007 a Garlasco, potrà stare fuori dal carcere parte del giorno, non solo per lavorare ma anche per attività di reinserimento sociale, e dovrà tornare la sera nella casa circondariale di Bollate.

La decisione del Tribunale di Sorveglianza

Dopo un’udienza a porte chiuse tenutasi il 9 aprile scorso, il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha accolto la richiesta di semilibertà presentata dalla difesa di Alberto Stasi. La misura consente al condannato di lasciare il carcere durante il giorno per svolgere attività lavorative e partecipare a programmi di reinserimento sociale, con l’obbligo di rientrare a Bollate la sera. La decisione è stata motivata dalle relazioni positive degli educatori del carcere, che hanno descritto un percorso detentivo impeccabile. Stasi, infatti, dal 2023 è autorizzato a lavorare come contabile presso un’azienda esterna, rispettando sempre le prescrizioni imposte e tenendo “un comportamento in linea con l’accettazione della condanna” definitiva a 16 anni di reclusione per l’omicidio di Chiara Poggi, di cui ha sempre negato ogni responsabilità, e “ha sempre manifestato empatia e sofferenza verso” la vittima, hanno scritto i giudici del Tribunale.

Nonostante il parere contrario della Procura generale, che aveva sollevato obiezioni per un’intervista non autorizzata rilasciata a Le Iene il 30 marzo 2025, i giudici hanno ritenuto che questo episodio non compromettesse il diritto di Stasi alla semilibertà. La normativa italiana, infatti, non richiede il ravvedimento – ovvero il riconoscimento della propria colpa – per accedere a questa misura, e Stasi ha sempre proclamato la sua innocenza.

13 agosto 2007, il delitto di Garlasco

L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia a Garlasco, ha segnato una delle pagine più controverse della cronaca nera italiana. La giovane, 26 anni, fu trovata morta dal fidanzato Alberto Stasi, allora 24enne, in circostanze che inizialmente apparvero misteriose. Dopo un lungo iter giudiziario, segnato da due assoluzioni e un successivo ribaltamento, Stasi fu condannato in via definitiva nel 2015 per omicidio volontario. La sentenza stabilì che aveva ucciso Chiara colpendola ripetutamente alla testa, mosso da gelosia o da un litigio.

Il caso ha diviso l’opinione pubblica, anche a causa di nuove indagini che hanno riacceso i dubbi sulla colpevolezza di Stasi. L’attenzione si è concentrata su Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, indagato per la seconda volta dopo che un’analisi del DNA sotto le unghie della vittima sembrava compatibile con il suo profilo. Tuttavia, queste indagini non hanno ancora prodotto elementi sufficienti per riaprire il processo.

Cosa cambia con la semilibertà

La semilibertà rappresenta un passo significativo verso il reinserimento sociale di Stasi. A differenza del regime di lavoro esterno, che gli consentiva di uscire solo per motivi professionali, questa misura gli permette di trascorrere la maggior parte della giornata fuori dal carcere. Potrà dedicarsi non solo al lavoro, ma anche ad attività come corsi formativi, volontariato o incontri con figure di supporto, sempre sotto la supervisione delle autorità penitenziarie.

Con circa quattro anni di pena residua, considerando gli sconti per buona condotta (45 giorni ogni sei mesi), Stasi potrebbe presto richiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali. Se concesso, questo beneficio gli permetterebbe di scontare il resto della condanna fuori dal carcere, con misure alternative come i lavori di utilità sociale. La fine della pena è prevista tra il 2028 e il 2029.

La mamma di Chiara Poggi: “Speriamo di non incontrarlo mai”

La concessione della semilibertà ha suscitato reazioni contrastanti. La famiglia di Chiara Poggi, che non ha mai dubitato della colpevolezza di Stasi, ha espresso dolore e delusione. La madre di Chiara, Rita Preda, ha commentato: “Proviamo solo, ancora una volta, tanta amarezza. Speriamo solo di non incontrarlo mai”. In passato, i genitori della vittima avevano criticato le sue dichiarazioni di innocenza, chiedendo che fossero considerate un ostacolo ai benefici carcerari. Tuttavia, dal punto di vista giuridico, la condotta di Stasi in carcere – definita “ineccepibile” dal direttore di Bollate – ha prevalso su queste obiezioni.

Dall’altra parte, i sostenitori di Stasi vedono nella semilibertà un riconoscimento del suo percorso detentivo e un’occasione per continuare a dimostrare la sua innocenza. La difesa, rappresentata dagli avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis, sta seguendo parallelamente il filone investigativo su Andrea Sempio, nella speranza di ottenere una revisione del processo.

Le prospettive future

La semilibertà non chiude il capitolo giudiziario di Alberto Stasi. Le nuove indagini su Andrea Sempio, attualmente in fase di incidente probatorio a Pavia, potrebbero portare sviluppi inattesi. Un’eventuale incompatibilità tra il DNA trovato sulle unghie di Chiara e quello di Stasi rafforzerebbe la tesi della difesa, anche se la strada per un nuovo processo rimane complessa.

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