Il Cigno verde: “Bene l’approvazione in Commissione Giustizia, ma ora c’è il rischio di depotenziare la proposta di legge”.
Roma – Dopo gli allarmi lanciati da Lega Nazionale difesa del Cane – LNDC, Enpa e Lav contro gli emendamenti presentati da deputati di Lega e Fratelli d’Italia per vanificare l’inasprimento delle pene per chi commette reati a danno degli animali, interviene Legambiente: “Ben venga l’approvazione all’unanimità arrivata in questi giorni in Commissione Giustizia della Camera del testo base della proposta di legge in materia di delitti a danno degli animali, che vede come prima firmataria Michela Vittoria Brambilla. Si tratta di un importante passo avanti verso l’introduzione dei delitti contro gli animali nel Codice penale, che ancora mancano all’appello, per garantire attraverso la legge quella tutela prevista dall’art. 9 della Costituzione”.
Al tempo stesso, sostiene Legambiente, è “anche una risposta positiva a quanto prevede, per i reati contro la fauna e le specie protette, la direttiva sui crimini ambientali approvata dal Parlamento europeo lo scorso 27 febbraio”. Nonostante la buona notizia, sono già iniziati, però, “da parte della Lega e di alcuni deputati di Forza Italia i primi tentativi per depotenziare il Pdl in questione con diversi emendamenti. In particolare, la Lega chiede che le norme in vigore si applichino solo agli animali da compagnia, limitazione non prevista nemmeno dai Codici pre-unità d’Italia, e di cancellare l’inasprimento delle pene contro le uccisioni di animali (da 2 anni a 6 anni) e i maltrattamenti di animali (da 1 a 5 anni e con la multa)”.
Come denuncia ogni anno il Rapporto Ecomafia di Legambiente, gli illeciti a danno degli animali sono sempre il secondo o terzo settore per illegalità e produce ingentissimi guadagni illegali grazie soprattutto al debolissimo quadro sanzionatorio. Rischio basso, crimini elevati. Nel 2022 in Italia i reati contro la fauna sono stati ben 6.481 illeciti penali (+4,3% rispetto al 2021) e 5.486 le persone denunciate (+7,6%).
Il Cigno verde chiede quindi che “Il Parlamento e il Governo non si facciano ingannare da queste richieste e tengano presente la forte, condivisa e diffusa richiesta dei cittadini di avere un’effettiva difesa degli animali non più procrastinabile. Legambiente vigilerà per evitare che la presentazione di emendamenti, invece di migliorare il testo di legge, sia utilizzata per svuotare le norme. Il voto unanime che è arrivato, insomma, non può essere una ‘furbata'”.
Il testo, che ha come prima firmataria la deputata Michela Vittoria Brambilla, mira ad innalzare i limiti della pena per il reato di uccisione senza motivazione, che oggi va da un minimo di 4 mesi a un massimo di due anni, portandolo ad un minimo di due anni fino ad un massimo di sei. Al tempo stesso il reato di maltrattamento senza morte dell’animale sarebbe punito con una pena da uno a cinque anni, mentre oggi il massimo previsto è di 18 mesi. In aggiunta, in entrambi i casi, ci sarebbe poi una multa tra i 5 e i 30 mila euro (attualmente la pena pecuniaria è alternativa a quella detentiva).
Che la frenata arrivi dalla Lega potrebbe non stupire. Proprio il Carroccio, due anni fa, aveva messo molti paletti all’inserimento della protezione degli animali nella Costituzione. Era arrivata una pioggia di emendamenti del partito di Salvini e alla fine, era stato trovato un compromesso: quello di tutelare direttamente l’ambiente e la biodiversità nella Carta costituzionale demandando però la salvaguardia degli animali alle leggi ordinarie. L’obiettivo era togliere la possibilità di usare la Carta in eventuali procedimenti contro allevatori e cacciatori, categorie a cui la Lega è particolarmente vicina. Ora la storia sembra ripetersi.
Le nuove norme contenute nella proposta Brambilla hanno molto a che fare con gli animali d’affezione e prevedono anche nuove fattispecie di reato come l’abbandono, a cui verrebbero applicate le stesse pene previste per il maltrattamento, e il rilascio di esche e bocconi avvelenati. Situazioni che riguardano in particolare i cani, ma in realtà applicabili anche ad altre specie: negli ultimi tempi ci sono stati diversi casi di animali selvatici avvelenati da cibo lasciato con l’intento di colpire in particolare lupi e orsi. Di qui il sospetto che ci sia ancora una volta il tentativo di separare i destini degli animali d’affezione, contro cui è difficile schierarsi, e quelli degli animali selvatici o da reddito, vale a dire quelli allevati.