Dalle scissioni verso il… Draghi bis?

Le ultime settimane hanno rivoluzionato la scena politica italiana e, a quanto pare, siamo solo all’inizio. Tutto è possibile, anche l’imprevedibile. Anche un secondo Governo con l’ex numero 1 della Bce, chi può dirlo? O forse no.

Roma – Nulla di certo, come volevasi dimostrare. Mario Draghi, dopo le indiscrezioni sollevate dalla polemica del sociologo De Masi, cerca di allentare la tensione con il M5s e con Conte, che sperava venisse defenestrato dopo l’ultima pesante emorragia parlamentare determinata dalla fuoriuscita di Di Maio e partner. Il premier, dopo lo “scivolone”, cerca di non alimentare le discussioni.

“…Il governo non rischia – sostiene Draghi perché l’interesse nazionale e degli italiani è preminente. Il governo non va avanti senza i 5 stelle, questa è la mia opinione, l’esecutivo è nato con i 5 Stelle, pertanto non si accontenta di un appoggio esterno, per l’elevato valore del contributo dei pentastellati…”. Contento lui.

Parole che sembrano una toppa mal riuscita ed espresse in questa maniera per evitare ulteriori salti nel buio e rendere pubblicamente importante il ruolo che nel governo svolgono i 5 stelle. Così Draghi, che ha smentito l’ingerenza su Conte, per addolcire lo sgarbo istituzionale ricorda che sono stati approvati provvedimenti urgenti per sostenere il potere di acquisto delle famiglie, ridurre l’Iva e rafforzare il bonus sociale. Interventi sono stati predisposti anche per incrementare lo stoccaggio di gas naturale e gli aiuti per le bollette. Ben poca cosa, ovviamente, rispetto ai sostegni di cui hanno bisogno milioni di italiani.

Enrico Letta

Per svelenire il clima rovente che si respira in Parlamento, in aiuto di Draghi arriva persino Letta, il quale tiene a sottolineare che “…il governo deve durare fino alla fine della legislatura e soprattutto deve rimanere così…”.

Il segretario dem, parlando delle fibrillazioni in atto nella maggioranza sottolinea, onde evitare fraintendimenti, che se ci fossero traumi, discontinuità, cambiamenti, noi non saremmo più della partita. E credo che serietà e continuità siano necessari in questo momento”.

Un vero assist al premier, diretto anche a Conte, ma che non nasconde quanto da un lato sia stata inopportuna l’interferenza e, dall’altro, quanto sia stato incauto riferire pubblicamente l’interlocuzione tra Draghi e Grillo.

A meno che non vi sia una strategia ben precisa per creare i presupposti per una uscita dal governo da parte del M5s. Quello che si continua a sottacere è che fa sempre più strada una possibile coalizione che potrebbe presentarsi alle elezioni, sostenendo la “pazza idea” di mantenere Draghi a capo del futuro esecutivo pur quest’ultimo non avendo alcuna intenzione di candidarsi.

Matteo Renzi

Il cosiddetto “partito di Draghi” potrebbe essere rappresentato da un’area composita, composta da Di Maio, Renzi e Calenda, con la partecipazione anche del Pd in caso di rottura dell’alleanza con il M5s. Questa previsione si sta sempre più concretizzando, pur definendola in molti un’area di centro che dovrebbe materializzarsi alle prossime elezioni nazionali con Toti ed altri “centristi”.

Così vi sarebbe il centrosinistra composto da Pd e 5 stelle, il centrodestra classico ed un centro che cerca uno spazio per conquistare i tanti moderati oppressi dai due estremi.

In alternativa se si rompesse il rapporto con Conte, il Pd potrebbe forse concretizzare realmente il campo largo con Iv, Azione ed altri. Fantasie, giochi di potere, sogni e incubi che si presenteranno a breve. La corsa per sensibilizzare gli astensionisti, che aumentano ad ogni competizione elettorale, è già iniziata ed è tutta in salita.

Nel frattempo Di Maio tenta la pesca a strascico e nel suo nuovo contenitore lancia un segnale e abolisce il limite dei due mandati, sconfessando totalmente il proprio passato grillino. Che delusione il buon Luigi per milioni di italiani che ci avevano creduto.

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