Per gli scienziati, oltre agli influssi sulle relazioni umane, gli effetti della rete producono “cambiamenti neuro chimici nel cervello”.
Roma – Cosa non si fa per un “like” in più! Ormai è assodato: i “social network” hanno definitivamente conquistato il dominio assoluto sulle nostre vite quotidiane, prima utilizzando le armi della seduzione e poi quelle dell’inganno. Qualunque tipo di relazione è veicolata da essi, così come le informazioni. Si costruisce, così, il cosiddetto “senso comune”, che, in generale, può essere definito come “un sistema di conoscenze basato su convinzioni condivise, non necessariamente dimostrate o dimostrabili empiricamente. Spesso viene diffusa un’immagine limitata di sé. E’ una vera e propria giungla: chi non si adegua e manifesta fragilità viene sopraffatto.
Alcuni riescono a varcare la soglia della fama, facendo un sacco di soldi. La più famosa influencer è Chiara Ferragni, il cui campo di azione è la moda. I suoi milioni di “follower” (seguaci) qualunque cosa veniva loro proposto la acquistavano. Ultimamente è balzata agli onori (si fa per dire) della cronaca per la truffa perpetrata ai danni dei consumatori, invitandoli a comprare un panettone Balocco griffato Ferragni a prezzo raddoppiato, perché il ricavato sarebbe stato donato all’Ospedale Regina Margherita di Torino per la cura del cancro infantile. Piccolo dettaglio, l’azienda dolciaria aveva già provveduto, qualche mese prima, a donare 50mila euro. Quindi una squallida speculazione economica, sia da parte dell’influencer che dell’azienda. Questa “modus vivendi” pare si sia ripetuto altre volte, per cui l’immagine della Ferragni e dell’azienda, hanno subito un danno, economico e reputazionale.
Questo è il caso più famoso, ma la cronaca è ricca di notizie simili, i cui protagonisti arrivano, finanche, al suicidio, in quanto vittime di gogna mediatica. Il fenomeno, purtroppo, non costituisce una novità. Nel senso sono state pubblicati numerosi studi di psicologia e neuroscienze. L’ultimo dal titolo: “Il cervello online: come Internet sta cambiando la nostra cognizione”, a cura delle Università di Cambridge, Boston e Londra, con la supervisione di quella di Melbourne. Gli autori hanno sostenuto che al mondo non c’è stata mai nessuna tecnologia diffusasi in così breve termine. Oltre agli influssi sulle relazioni umane e professionali, gli effetti producano anche cambiamenti neuro chimici nel nostro cervello. Prima del trionfo delle tecnologie, l’umanità, in media aveva poche relazioni e, quindi, gli atti e le conseguenze si palesavano con lentezza e in un contesto limitato.
Oggi, se si fa… un peto lo sa tutto il mondo, o quasi! Con gli smartphone è diventata un’abitudine controllarli di continuo per sapere quali informazioni giungono dai social o dai contatti personali. Questo atteggiamento viene potenziato nel momento in cui si guarda il cellulare, si agisce sulla “dopamina”, che è un neurotrasmettitore mediatore del piacere e della ricompensa. Così il comportamento si intensifica al punto da trasformarsi in compulsivo. E’ chiaro che chi ha un ego instabile è più soggetto a cadere in una dipendenza totale da questo meccanismo, che –hanno ribadito gli autori- ha gli stessi effetti di quella dalla droga. Inoltre, le relazioni e il senso di connessione al contesto sociale, sono condizioni fondamentali del nostro benessere psico-fisico.
Oggi, vista la crescita esponenziale di quelle che si hanno sui social, si mette in pratica una doppia connessione: una con la realtà virtuale, l’altra con quella vera. Il riconoscimento sociale è un fattore importante per ogni essere umano. Nel contesto reale l’accettazione o il rifiuto sono circoscritti ed ambigui, in quanto soggetti a diverse interpretazioni. Sui social, al contrario, tutto è quantificabile dal numero di “like, amici e follower”, il cui calo viene vissuto come dannoso e non lascia scampo. Gli effetti più negativi si riversano sui giovani. Non sono pochi, ahimè, i casi di cyberbullismo che producono ansia, depressione e isolamento sociale, fino a gesti estremi come il suicidio. Che dire? Abbiamo preso proprio una brutta piega. E non disponiamo, ahinoi, nemmeno di un buon… ferro da stiro per rimuoverla!