Da Palermo ad Avellino cellulari in cella: la proposta di installare i jammer

De Raho scrive un’interrogazione parlamentare a Nordio per sapere quali misure abbia adottato fino a oggi per contrastare il fenomeno.

Roma – Con la maxi retata di Palermo e il colpo a Cosa Nostra di due giorni fa è emerso l’allarmante fenomeno dell’uso dei telefonini dietro le sbarre. A distanza di poche ore, un’altra operazione svela quello che ormai è diventata una prassi frequente. Numerosi micro telefoni cellulari, caricabatterie e sostanze stupefacenti sono stati sequestrati nel carcere di Avellino dagli agenti della Polizia penitenziaria nel corso di una perquisizione straordinaria. Lo riferisce Raffaele Troise, responsabile della Uilpa Penitenziaria. Alla operazione hanno partecipato anche unità cinofile. Il materiale sequestrato era stato abilmente occultato
all’interno delle celle e nella sala ricreativa della Casa circondariale.

“Nonostante gli ultimi drammatici accadimenti, ossia la morte in cella di un 37enne detenuto malato di diabete avvenuta venerdì scorso – sottolinea Troise – queste operazioni rinfrancano l’orgoglio degli agenti ai quali va fatto un plauso per lo spirito di abnegazione che continua a contraddistinguerli”. “Da anni denunciamo la presenza di centinaia di telefonini nelle carceri. L’unica soluzione – ha affermato Nicola Gratteri – è l’acquisto di jammer (dispositivi che interferiscono con le frequenze di comunicazione dei cellulari, ndr) da mettere quantomeno nelle carceri ad alta sicurezza”. Sono, infatti, sempre di più quelli che vengono sequestrati e soprattutto introdotti illegalmente nei penitenziari. 

Gratteri ha ricordato che nelle stesse ore di Palermo sono state arrestate ventisette persone a Napoli. Sette di queste avevano i telefonini in carcere e mandavano messaggi di morte, chiedevano la tangente o addirittura, tramite videochiamata, la moglie faceva scegliere il colore dei pantaloni al marito carcerato. Questa è la cosa più semplice, ma ci preoccupiamo invece quando dal carcere, attraverso il telefono, si inviano messaggi di morte”. Sulla questione dell’uso dei cellulari in carcere interviene anche il deputato M5S Federico Cafiero de Raho, vice presidente della commissione Giustizia e della commissione Antimafia.

“La vasta operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha fatto emergere come alcuni mafiosi detenuti – afferma – disponessero di microsim e di cellulari criptati introdotti illegalmente nelle carceri. Questi strumenti permettevano loro di comunicare indisturbati con l’esterno e impartire ordini. Per questo ho scritto un’interrogazione parlamentare per sapere dal ministro Nordio quali misure abbia adottato fino a oggi per contrastare questo fenomeno allarmante e se non ritenga che sia giunto il momento di adottare i jammer disturbatori di frequenze o altri strumenti utili per impedire le comunicazioni da dentro le carceri con l’esterno”. I jammer sono appunto dei disturbatori di frequenze, che emettono delle onde radio sincronizzate alle frequenze dei segnali che si vuole andare a disturbare, impedendo ai dispositivi di trasmettere nell’area circostante l’installazione.

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