L’ennesimo sfregio al territorio è previsto con l’avallo degli enti pubblici. Qualcuno ha interesse affinchè le auto arrivino sin quassù dove la natura è ancora incontaminata? Perchè? Il comitato locale di cittadini si oppone alle decisioni del Comune di Cogne e del Consorzio di Miglioramento Fondiario che ha già inviato le richieste di concessione ai cittadini residenti nel vallone.
Roma – Il vallone corre un grave rischio. Cogne torna alla ribalta della cronaca. La località della Valle d’Aosta, come ricorderete, è tristemente nota per il caso di infanticidio commesso il 30 gennaio 2002 ai danni di un bambino di tre anni, il povero Samuele Lorenzi. Qualche anno dopo fu condannata la madre, Annamaria Franzoni. Questa volta il piccolo borgo torna a far parlare di sé per un possibile attentato ambientale, precisamente nel vallone di Grauson, una zona incontaminata che rischia di perdere la sua specificità, su cui dovrebbe essere costruita una strada con passaggio di mezzi motorizzati. Addirittura sono state già inviate ai proprietari dei terreni sui quali è previsto il passaggio, le lettere di richiesta di concessione della servitù.
Per questi motivi è sorto il comitato “Salviamo il Vallone di Grauson“, che si oppone a quanto già deciso dal Comune e Consorzio di Miglioramento Fondiario. Si chiede: il blocco del progetto; di considerare la zona, che è stata classificata sito di Interesse Comunitario (SIC), area di grande interesse naturalistico. Si tratta, in effetti, di un habitat prodigioso provvisto di sorgenti, praterie alpine e paludi d’alta quota. Inoltre, un numero consistente di ghiacciai di pietre che conservano rare specie faunistiche, biodiversità e floridità floristica. La storia di questo vallone ci narra di alpeggi antichi, oggi abbandonati che un tempo venivano gestiti collettivamente. L’alpeggio, come si sa, è l’attività agro-zootecnica che si svolge in montagna durante i mesi estivi.
Nel corso degli anni la popolazione residente ha voluto conservare l’identità in un tutt’uno col territorio. Gli indizi allarmanti si sono palesati con un documento approvato dal Comune che ha considerato la zona “area di futuro sviluppo agricolo” mentre è assente qualsiasi area coltivata e né coltivabile. Il motivo è: “la riattivazione degli alpeggi per produrre fontina“. I membri del comitato ritengono il progetto non fattibile per due motivi.
1) i pascoli della zona su cui dovrebbe essere costruita la strada non sono di alta quota, quindi non idonei a produrre fontina da alpeggio;
2) le vecchie stalle riattivate hanno mutato la loro destinazione ad uso abitativo e le poche rimanenti, non offrono lo spazio ad un congruo numero di animali.
Come al solito nel Bel Paese gli interessi privati tentano di prevalere sul bene comune. Infatti, sembra che la… nobile causa per costruire la strada sia quella di favorire alcuni danarosi cittadini privati, che desiderano raggiungere (poverini!) in auto le loro lussuose baite, a cui si accede soltanto a piedi. Inoltre questa visione cozza col contesto culturale, e con un turismo sempre più orientato alla paesaggistica e alla protezione del patrimonio ambientale e culturale.
E’ noto che una strada in contesto siffatto porta automobili, pur con accesso limitato, rumori e inquinamento. Inoltre un forte consumo di suolo, estremamente deleterio in un territorio fragile e delicato. La politica, negli ultimi tempi, si a parole si dichiara a difesa dell’ambiente e della transizione ecologica. Poi, alla prima occasione, favorisce gli interessi di pochi a scapito della collettività. Come succede da secoli.