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COVENTRIZZARE? UN BRUTTO RICORDO TUTTO INGLESE

Ne girano di tutti i colori ma alcune ipotesi sul Covid 19 iniziano a prendere corpo nonostante siano difficili verifiche e controlli. Prendiamo tutto con le pinze.

Potrebbe sembrare benissimo l’inizio della serie TV britannica Utopia. Un piano occulto e misterioso, sicuramente non esente da forti contraddizioni, tramite il quale i servizi segreti inglesi per mezzo di un virus influenzale ancora sconosciuto, tenterebbero di dimezzare la popolazione mondiale al fine di rendere più equilibrato il binomio uomo-natura.
L’emergenza sanitaria prodotta dal Coronavirus ha offerto un assist estremamente favorevole alle più variegate teorie complottiste, le quali non hanno risparmiato nessuno, nemmeno le più alte cariche istituzionali mondiali. A volte, alcune di queste tesi o ipotesi, si sono rivelate talmente forzate da suscitare l’interesse di alcuni registi di fantascienza hollywoodiani. Potrebbe sembrare, dunque, l’inizio di un film catastrofico, ma sfortunatamente non è così.

L’emergenza sanitaria che il mondo si appresta ad affrontare è reale, e soprattutto ha già bussato alle nostre porte. Le misure adottate dall’Italia, restrittive si ma nemmeno tanto, potrebbero rivelarsi le più idonee per bloccare la virulenza del Covid-19. Sfortunatamente non tutti sembrano pensarla allo stesso modo. Il che, in un mondo così fluido e privo di barriere come quello attuale, potrebbe mettere a repentaglio gli enormi sforzi economici e sociali attuati dai governi isolazionisti. Hanno destato perplessità e molte preoccupazioni le recenti affermazioni del consigliere scientifico del governo britannico Sir Patrick Vallance. Secondo quanto dichiarato la strategia migliore per far fronte alla propagazione del virus sarebbe quella che viene definita come immunità di gregge. Secondo il consigliere di Boris Johnson contenere il virus tramite l’isolamento forzato, attualmente in vigore nel Bel Paese, produrrebbe solo un danno economico e non debellerebbe il virus.

L’unica maniera sarebbe dunque quella di far sviluppare nella popolazione gli anticorpi necessari per poter arginare in maniera naturale la pericolosità del Covid-19. Al fine di ottenere tale immunità, però, le autorità britanniche hanno stimato che circa il 60% della popolazione dovrà contrarre il virus, provocando importanti scompensi sulla società inglese e dimostrando una forte incoscienza. Infatti, è stato proprio lo stesso Boris Johnson ad affermare, senza mezzi termini, che la popolazione dovrà prepararsi a perdere molte persone care in maniera prematura.
Il governo britannico, in maniera non troppo velata, ha dichiarato al mondo intero che gli interessi economici contano più di quelli umanitari e che la finanza non può fermarsi neanche davanti alla morte.
Quali sono, dunque, le problematiche sanitarie che potrebbe apportare la cosiddetta immunità di gregge?


Per capirlo abbiamo contattato una giovane infettivologa dell’ospedale Casilino di Roma che ci ha chiesto di rimanere anonima. A garanzia dei nostri lettori abbiamo tutti i dati della persona, il curriculum e la verifica della fonte.

“… I costi sulla popolazione – spiega la dott.ssa V.B. – potrebbero essere enormi. Attualmente dai dati a nostra disposizione è stato possibile calcolare che la mortalità provocata dal virus è compresa tra il 2 e il 6% dei contagiati. Logicamente le statistiche sono in costante aggiornamento dato che ci troviamo davanti a un virus nuovo di cui sappiamo ancora poco. Nei soggetti anziani o portatori di altre patologie la percentuale di decessi può aumentare andando ad interessare fino all’8% dei malati. Se consideriamo che attualmente in Lombardia con circa l’1% della popolazione contagiata il sistema sanitario è al collasso, possiamo solamente immaginare quanto potrebbero essere drammatiche le conseguenze per una nazione che predilige l’immunità di gregge e dichiara che il 60% della nazione verrà infettato. Quello che l’Inghilterra propone è un esperimento. Un esperimento che, sfortunatamente, avrà dei risvolti negativi enormi su tutta la popolazione…”

La discussione in merito all’immunità di gregge in realtà non è recente. Fin dal brevetto dei primi vaccini, accademici e scienziati di tutto il mondo hanno cercato di approfondire e capire quali costi e benefici potesse comportare tale politica sulla gente.

“…Per ottenere l’immunità di gregge – Aggiunge l’infettivologa – serve che una parte della popolazione possegga gli anticorpi adatti per impedire la diffusione del virus. Ad esempio: se una persona con il morbillo si trova circondato da persone provviste di anticorpi antimorbillo, non potrà contagiare nessuno, perché il gregge è immune. Logicamente per sviluppare questi anticorpi le strade sono due: o vacciniamo tutti o ci becchiamo la malattia. In questo caso, considerando che il vaccino è ancora al di là da venire, l’idea del governo inglese è quella di far circolare il più possibile il virus, esponendo tutta la popolazione alla trasmissione nella speranza che sviluppi autonomamente gli anticorpi necessari. Logicamente i rischi sono enormi, perché i soggetti più deboli o immunodepressi rischiano di non riuscire a superare le fasi più dure della degenza. Probabilmente la teoria del governo britannico si basa su alcune scuole di pensiero dettate da pochi infettivologi che hanno fortemente criticato le misure di contenzione. Infatti, nonostante le misure d’isolamento durante le crisi sanitarie siano sempre state prese, quest’ultime non hanno mai funzionato. I virus hanno continuato a girare, magari ciclicamente, fino a quando non veniva scoperto il vaccino. Attualmente, però, siamo davanti a un caso particolare perché per la prima volta nella storia la contenzione sembrerebbe funzionare. I risultati li vedremo nelle prossime settimane quando capiremo se la diffusione regredirà o meno. L’Inghilterra sta facendo una scommessa molto rischiosa, perché nel caso dovesse perdere la sanità (e l’economia ndr) potrebbe trovarsi in breve tempo al collasso, forse anche peggiore rispetto a quello italiano…”

Se la scelta dell’Inghilterra appare darwiniana e irresponsabile ancor peggiori potrebbero essere le ripercussioni fisiche sui guariti. La marginale conoscenza del virus non ci permette ancora di fare delle considerazioni sul lungo periodo. Le Tac dei malati usciti da terapia intensiva, infatti, riportano degli interessamenti polmonari che nel futuro potrebbero portare a nuove drammatiche complicazioni se non al riacutizzarsi di talune patologie respiratorie che potrebbero cronicizzarsi provocando disabilità nelle persone colpite.

“…Non sappiamo ancora se i sopravvissuti avranno sequele o no tra 10 anni – conclude la specialista – ho visto alcune Tac che sono molto preoccupanti. In diversi pazienti si notano interstiziopatie molto allarmanti. Non si può ancora escludere che nel futuro gli stessi sopravvissuti non saranno vittime di fibrosi polmonari o che potranno avere una funzionalità normale. Ancora sappiamo poco sul virus, troppo poco. L’esperimento britannico potrebbe avere sulla popolazione un costo veramente alto…”

Non sappiamo quale sarà il nostro futuro e come influenzerà la società. Però sicuri di una cosa, tra l’economia e la salvaguardia dell’umanità sceglieremo sempre la seconda. Almeno noi.

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