Costa e l’emendamento Fi: valutare danno erariale giudice per l’ingiusta detenzione

Nei casi di riparazione gli atti trasmessi alla Corte dei Conti perché valuti se sussistono i presupposti per l’avvio di un procedimento. 

Roma – Valutare il procedimento di responsabilità a carico del magistrato per danno erariale in caso di ingiusta detenzione. E’ quanto prevede un emendamento di Forza Italia alla proposta di legge “Modifiche alla legge 14 gennaio 1994, n. 20, al codice della giustizia contabile, di cui all’allegato 1 al decreto legislativo 26 agosto 2016, n. 174, e altre disposizioni in materia di funzioni di controllo e consultive della Corte dei conti e di responsabilità per danno erariale”, il cui termine per gli emendamenti scade oggi.

Il testo dell’emendamento, a prima firma dei deputati azzurri Costa, Calderone e Patriarca, interviene sugli articoli 314 e 315 del codice di procedura penale, nei casi di riparazione per ingiusta detenzione. Il testo dispone che gli atti vengano trasmessi al Procuratore Generale della Corte dei Conti perché valuti se sussistono i presupposti per l’avvio del procedimento di responsabilità per danno erariale del magistrato nei
confronti dello Stato. Recita l’emendamento: “Il provvedimento irrevocabile che accoglie la domanda di cui agli articoli 314 e 315 del codice di procedura penale è comunicato al competente procuratore generale della Corte dei conti, ai fini dell’eventuale avvio del procedimento di responsabilità”.

“Dal 1992 al 31 dicembre 2023, si sono registrati 31.175 casi di ingiusta detenzione. Il tutto per una spesa di circa 874 milioni e 500 mila euro in indennizzi pagati dallo Stato, per una media di circa 27 milioni e 328 mila euro l’anno. Di fronte a questi numeri clamorosi, ha pagato solo lo Stato e mai si è approfondito per valutare come si sono generati questi errori e se vi siano state responsabilità”, sottolineano i deputati di FI, Enrico Costa, Tommaso Calderone e Annarita Patriarca, firmatari dell’emendamento presentato alla riforma della Corte dei Conti ora all’esame della Commissione Giustizia della Camera per accertare la responsabilità per danno erariale del magistrato.

“Con il nostro emendamento – spiegano – cerchiamo di colmare parzialmente questa lacuna. Oggi lo Stato paga milioni e milioni di euro, ma tutto si ferma lì. Qualcuno ha sbagliato? Non lo sappiamo perché nessuno va ad approfondire”. “Ove un provvedimento di un Sindaco causi un esborso ingiustificato al Comune, immediatamente scattano i riflettori della Corte dei Conti. Per gli esborsi determinati da ingiuste detenzioni tutto resta invece nell’ombra”, concludono i deputati di Forza Italia. La figura di Costa, tornato in Forza Italia a metà settembre divorziando da Calenda, è cruciale in questa battaglia.

Proprio lui, da sempre impegnato in questa battaglia, ha stilato le cifre del fenomeno: ha ricordato che il 99,2 per cento dei giudici italiani ottiene una valutazione positiva e che dal 2010 i magistrati condannati in applicazione della legge sulla cosiddetta responsabilità civile sono stati 8 (otto). Più o meno 1 ogni 2 anni. Che la legge sull’asserita responsabilità civile sia stata approvata nel 1988 a seguito del processo Tortora e del successivo referendum abrogativo conferma che quanto accaduto al popolare presentatore costituisce per alcuni più un fastidio da rimuovere che una lezione da tenere a mente.

Nell’estate parlamentare prima della chiusura dei lavori, è suo il “Lodo Costa” per dire no agli abusi della custodia cautelare, che ha iniziato il suo iter perché diventi legge. Oggi il 25% dei detenuti “non ha subito una condanna definitiva, dal 1992 ad oggi oltre 30mila persone sono state risarcite in quanto arrestate ingiustamente. Il carcere prima del processo deve essere l’extrema ratio, oggi rappresenta una sentenza anticipata solo sulle accuse”, aveva sottolineato l’ex deputato di Azione. Quel Lodo era apparso come una novità ma in realtà era una proposta già contenuta nel referendum sulla giustizia del 2022, ma che oggi, con quanto accaduto all’ex governatore della Liguria Giovanni Toti ha assunto un valore politico e simbolico allo stesso tempo.

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