Corte dei Conti: “Con il Ponte sullo Stretto rischiano di sprofondare i bilanci Anas”

I magistrati rilevano che il bilancio 2023 si è chiuso con una perdita di 162,7 milioni di euro. Già danni per 69 milioni. Pd all’attacco.

Roma – Il rinvio dell’iter dei lavori dopo che la commissione Valutazione impatto ambientale (Via) pur dando parere favorevole al progetto “definitivo”, ha imposto nuove integrazioni e studi che di fatto rallentano i piani del governo. Il ricorso del WWF in Europa, e i comitati cittadini insieme agli ambientalisti e alle tante associazioni che non vogliono la grande opera infrastrutturale. E ora, il Ponte sullo Stretto di Messina ha un’altra spada di Damocle che pende sulla sua testa e che blocca il progetto. Il ponte non c’è ancora ma ha già creato danni per 69 milioni di euro per una “non corretta valorizzazione” della partecipazione di Anas nella Stretto di Messina spa. Lo ha spiegato la Corte dei Conti in una relazione al bilancio della controllata che gestisce strade e autostrade.

Come riportato da Repubblica, un problema non indifferente se si pensa anche che la concessione data dallo Stato ad Anas per la gestione non si rinnoverà automaticamente, secondo le norme europee, mentre proprio la società nel suo bilancio prevede un business fino al 2052. I danni denunciati dalla Corte dei Conti derivano dalla riesumazione della Stretto di Messina nel 2023 e dalla scelta di far rivivere i vecchi contratti con Eurolink, precedentemente chiusi dal governo Monti. Il bilancio 2023 di Anas, dicono i magistrati contabili, si è chiuso con una perdita di 162,7 milioni di euro. Un conto in rosso dovuto soprattutto alla svalutazione del valore della partecipazione detenuta nella società Stretto di Messina.

Ponte sullo Stretto, la battaglia del WWF

Non solo. La “non corretta valorizzazione”, dice la relazione, “era stata oggetto di specifico intervento del magistrato delegato al controllo il quale faceva rilevare come il progetto di bilancio 2022 ometteva l’analisi dei costi funzionali al riavvio dell’opera di collegamento stabile tra Sicilia e Calabria esplicitamente richiesta dal decreto legge del marzo 2023. Infatti, nonostante il decreto avesse introdotto il principio di rilevanza dei soli costi funzionali al riavvio dell’opera, il cda di Anas ha approvato il progetto di bilancio 2022 che replicava la valorizzazione di Sdm seguita negli anni precedenti con una quantificazione indistinta dei costi sostenuti da Sdm”.

Per questo i capogruppo Pd in commissione Trasporti, Anthony Barbagallo, e in commissione Ambiente, Marco Simiani, presentando un’interrogazione alla Camera rivolta ai ministri dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, fanno notare che dopo i rilievi posti dalla Corte dei Conti sulla gestione finanziaria di Anas il “governo non può più girarsi dall’altra parte. La Corte, infatti, ha sottolineato che il bilancio 2023 si è chiuso con una perdita di 162,7 milioni di euro riconducibile alla svalutazione del valore della partecipazione detenuta nella società Stretto di Messina. Secondo i magistrati contabili la disciplina vigente non è compatibile con il criterio della valorizzazione ‘al costo’ della società SdM nel bilancio Anas 2022, nel quale si ometteva l’analisi dei costi funzionali al riavvio dell’opera di collegamento stabile tra Sicilia e Calabria”.

Il progetto del Ponte sullo Stretto

Una “violazione della legge”, dicono i capogruppo Pd, “accertata anche dal perito indipendente nominato dal Mef, che ha ritenuto non funzionali al riavvio dell’opera oltre 85 milioni di euro di costi sostenuti da SdM, con conseguente grave svalutazione del valore delle azioni di SdM. Inoltre, sempre la Corte, contesta anche il ricorso a onerosi e ingiustificati pareri di professionisti esterni e segnala la necessità che la Sdm, particolarmente esposta a gravi comportamenti corruttivi, debba essere riportata nell’ambito di applicazione della normativa anticorruzione e trasparenza, dalla quale attualmente risulta esclusa in quanto partecipata da FS. Il Ponte, dunque, rischia di affossare i bilanci dell’Anas, società importante che va difesa e tutelata. Il governo deve garantire la vigilanza esplicitamente invocata nella relazione della Corte dei conti, superando l’attuale situazione di incertezza determinata dal rapporto concessorio e riportando Anas nell’ambito di applicazione della normativa anticorruzione e trasparenza. Il governo intervenga al più presto”.

A novembre la commissione Valutazione impatto ambientale (Via) pur dando parere favorevole al progetto, ha chiesto approfondimenti sul nodo rischio sismico. L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ha infatti fatto notare che mancano esami in fatto di faglie attive e rischio sismico. Secondo gli specialisti della Via, dunque, il committente del Ponte dovrà presentare “uno studio in cui siano maggiormente approfondite le indagini geofisiche, sismologiche e paleosismologiche e la caratterizzazione delle faglie ritenibili ancora attive”. E ancora, la commissione ha richiesto di rifare gli studi sul traffico stimato, di valutare meglio i dettagli legati all’approvvigionamento idrico del cantiere e, infine, di fare maggiore chiarezza sul tema legato all’altezza del ponte stesso. Considerando questi aspetti, l’idea del ministro Matteo Salvini di far partire il cantiere per la realizzazione dell’opera nei primi mesi del 2025 appare difficilmente realizzabile.

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