La segnalazione dopo una sparatoria: l’uomo è ristretto presso il carcere di Crotone, mentre la moglie è agli arresti domiciliari.
Roma – Conoscenti ed amici in difficoltà: erano le prede prescelte dalla coppia di “cravattari” romani, arrestata per concorso nei reati di usura ed estorsione dagli investigatori del III Distretto Fidene-Serpentara, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. A mettere fine ai loro “affari” sono state le indagini degli investigatori del III Distretto Fidene-Serpentara, avviate a seguito della segnalazione di una sparatoria all’interno di un palazzo di via Val Melaina, avvenuta il 25 giugno scorso. Nell’occasione, i poliziotti avevano trovato cinque bossoli, di cui uno inesploso. Durante la notte, nella stessa via, era scattata una segnalazione per un incendio doloso di un’autovettura, risultata poi di proprietà della “moglie strozzina”.
Ritenendo che i due eventi fossero collegati, gli investigatori avevano avviato un’indagine nei confronti della donna e di suo marito, 43enne già noto alle Forze dell’Ordine per reati specifici. La meticolosa attività info-investigativa ha permesso di individuare un giro di prestiti gestito dalla coppia, con tassi usurari superiori al 350%. A cadere nello schema erano conoscenti ed amici in gravi difficoltà economiche: consapevoli dei loro bisogni, i due si proponevano come “salvatori”, offrendo loro la somma necessaria per poi trasformare la loro vita in un incubo.
Marito e moglie, infatti, dopo aver concesso il “favore”, chiedevano indietro le somme prestate con interessi da capogiro. In caso di ritardo, al pagamento degli interessi usurari bisognava sommare “i fermi”, oltre alle minacce di morte e alle rappresaglie rivolte anche ai familiari dei “morosi”. La riscossione doveva avvenire in contanti o tramite una carta prepagata. Gli agenti del Distretto Fidene-Serpentara, grazie all’analisi incrociata dei tabulati telefonici dei due arrestati, sono riusciti a ricostruire la trappola in cui erano cadute le vittime.
Una delle vittime, a fronte di un prestito di 6.000 euro, non solo aveva dovuto restituire 30.000 euro, ma, al momento dell’estinzione del debito, sotto la minaccia di morte, era stata costretta ad assicurare loro la riscossione di altri 15.000 euro, da pagare con 10 rate mensili. Un’altra vittima, invece, era stata minacciata di perdere la casa se non fosse stata in grado di saldare il suo debito. Un piano ben congegnato, andato però in frantumi grazie alle indagini del Distretto Fidene, coordinate dalla Procura della Repubblica. L’uomo è attualmente ristretto presso il carcere di Crotone, mentre la moglie è agli arresti domiciliari.