Passa allo Stato il patrimonio di un gruppo imprenditoriale legato alla cosca Labate: sigilli a quattro immobili, sette società e ingenti disponibilità finanziarie.
Reggio Calabria – Colpo durissimo alla criminalità economica legata alla ‘ndrangheta a Reggio Calabria: la Guardia di Finanza ha dato esecuzione alla confisca definitiva di beni per oltre 21 milioni di euro, appartenenti a un gruppo imprenditoriale attivo nel settore dei giochi e delle scommesse, ritenuto contiguo alla cosca Labate.
Il provvedimento, diventato irrevocabile dopo la recente pronuncia della Corte di Cassazione, conclude una lunga istruttoria giudiziaria avviata nel 2020 con l’operazione “Heliantus”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. Già allora, il Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione aveva disposto un primo sequestro patrimoniale, in seguito confermato dalla Corte d’Appello, ad eccezione di quattro immobili.
L’indagine ha fatto emergere un quadro inquietante: il gruppo imprenditoriale, attraverso accordi con la cosca Labate, era riuscito a imporsi nel territorio gestendo in modo dominante attività come il noleggio di slot machine, la gestione di centri scommesse e i giochi online. In cambio, garantiva ritorni economici alla cosca e usufruiva della sua protezione per estendere il proprio impero economico, anche fuori regione, fino a Milano.
Tra le accuse più gravi, ancora oggetto di procedimenti penali in corso, figurano estorsioni aggravate dal metodo mafioso, esercizio abusivo del credito e gioco illegale. In un caso emblematico risalente al 2012, per costringere un debitore a saldare un debito da 60.000 euro, sarebbe stato utilizzato un ordigno artigianale — una “bombetta” — come strumento di intimidazione.
Secondo gli investigatori, il gruppo avrebbe ereditato il controllo del settore dai resti dell’impero di un noto imprenditore calabrese, soprannominato il “re dei videogiochi”, già condannato nel 2014 e colpito da misure di prevenzione nel 2015. Il profilo criminale dei soggetti coinvolti è stato ulteriormente confermato da collaboratori di giustizia, le cui dichiarazioni hanno evidenziato pagamenti regolari a membri della cosca in assenza di reali rapporti lavorativi, oltre a attività di “recupero crediti” e vigilanza privata, gestite da soggetti legati all’organizzazione mafiosa.
Le indagini patrimoniali della Guardia di Finanza hanno infine messo in luce un’evidente sproporzione tra i beni accumulati e i redditi dichiarati dai soggetti coinvolti, elemento determinante per la conferma della misura. Il patrimonio ora confiscato include quattro immobili, sette società e ingenti disponibilità finanziarie, per un valore complessivo superiore ai 21 milioni di euro.