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Competenti cercasi!

La trasformazione digitale sta rivoluzionando la struttura sociale, il modo di produrre beni e servizi e le dinamiche che vi sono alla base. L’Intelligenza Artificiale sta segnando in modo marcato tale processo, per il quale il mercato chiede professionisti sempre più competenti.

Roma – La rivoluzione tecnologia, ormai, sta trasformando la struttura sociale, il modo di produrre beni e servizi e le dinamiche che vi sono alla base. L’Intelligenza Artificiale (IA) sta esacerbando questo processo, per il quale il mercato chiede professionisti sempre più competenti. Finora si è affermata l’idea dell’ineluttabilità dell’IA, con l’inevitabile perdita di posti di lavoro su larga scala. Alcuni dati economici, però, sembrerebbero dimostrare che l’avvento dell’IA non ha confermato questo timore.

Un recente studio, a cura della BCE (Banca Centrale Europea), Banco de Espana (la banca centrale spagnola), Università di Oxford (Regno Unito) e Pittsburgh (USA), analizzando il mercato del lavoro tra il 2011 e il 2019, ha evidenziato che questa “moria” di posti di lavoro non c’è stata. Il periodo esaminato è passato alla storia per la diffusione del “deep learning”. Si tratta del metodo che attraverso l’IA istruisce i computer a elaborare dati in un modo che si ispira al cervello umano. I modelli di “deep learning” sono in grado di riconoscere pattern complessi in immagini, testo, suoni e altri dati per produrre informazioni e previsioni accurate. Gli studiosi hanno utilizzato due metodi per calcolare il livello di fragilità di varie professioni “vittime” dello “tsunami” IA.

Innovazione tecnologica

Sono state esaminate le mansioni dei lavoratori, comparate con le competenze degli algoritmi. Infine, questi dati sono stati sovrapposti a quelli sui lavoratori dell’Unione Europea (UE), che hanno abbandonato o sono in procinto di intraprendere nuove attività in diversi comparti: dall’agricoltura ai sevizi finanziari. Ebbene, alla fine “il diavolo” non è così brutto come appare. Nel senso che dove l’IA si è imposta, non è stato riscontrato una forte riduzione di posti di lavoro. Addirittura, in quei settori che richiedono alta competenza, ad esempio quelli che utilizzano molti dati, si è verificato una crescita del 5% di lavoratori occupati. Secondo gli autori dello studio, invece, le nuove tecnologie possono produrre un incremento di lavori con alte competenze e professionalità.

I problemi potrebbero sorgere, ovviamente, per i lavori meno qualificati. Lo studio, comunque, non offre una visione lineare, ma composita e contradditoria. Tutte le ricerche socio-economiche, non sono in grado di fare previsioni certe su come sarà l’andamento dell’IA e, forse, non è nemmeno nelle loro “corde”.

Morsi della fame e cambiamenti nel mondo del lavoro

Tuttavia, è un fatto acclarato, che l’IA sta già provocando agitazione e inquietudine. Basta spostare l’occhio “al di là del proprio naso” per rendersi conto che ci sono realtà imprenditoriali e lavoratori che hanno già subito i “morsi della fame” dell’IA. Ad esempio, lavori come i “copywriters” sono stati sostituiti da strumenti di IA generativa. Quest’aspetto riguardo anche il settore dell’informazione. Il tabloid tedesco “Bild” ha spiegato il recente taglio del personale con la comparsa dell’IA. Ed è molto probabile che, un “pezzo” come questo sarà scritto, forse ancora meglio, da qualche intelligenza generativa, chissà!

C’è da dire che i chatbot, quei software che simulano ed elaborano le conversazioni umane, scritte e parlate, che consentono agli utilizzatori di interagire coi dispositivi digitali, come se stessero dialogando con una persona vera, non sono ancora completamente inaffidabili. Il loro limite più macroscopico, infatti, e di non essere affidabile al 100% sulle informazioni fornite in quanto è influenzato dalla qualità dei dati di addestramento. A prescindere da questo, come diceva Totò, è quasi da rimpiangere il periodo in cui i “pezzi” si scrivevano con la telescrivente o si dettavano al telefono!

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