Un professionista aveva istruito diversi amministratori di una società su come evadere l’Iva emettendo fatture per operazioni inesistenti. Così come inesistente era de facto la società, che risultava priva di ogni elemento operativo necessario per eseguire attività edile.
Varese – La Guardia di Finanza del capoluogo lombardo ha dato esecuzione alla sentenza emessa dal tribunale di Busto Arsizio con la quale è stata applicata la pena di 1 anno e 8 mesi di reclusione e la confisca di denaro e beni per 2,5 milioni di euro nei confronti di un commercialista operante nel legnanese, responsabile, unitamente ad altri imprenditori e amministratori di società, di una frode fiscale. Le indagini, svolte dai finanzieri di Busto Arsizio, erano culminate con la richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura della Repubblica di Busto Arsizio a carico di alcuni amministratori di società che, con la regia del professionista, avevano sottratto a tassazione oltre 11 milioni di euro e evaso l’IVA per circa 2 milioni e mezzo di euro mediante l’emissione e l’annotazione di fatture per operazioni inesistenti.
Nello specifico, nel corso del processo penale, il giudice ha appurato come una società con sede a Castellanza, attraverso la prestazione professionale del commercialista incaricato di curare la contabilità, abbia emesso, per gli anni 2013, 2014 e 2015, 81 fatture per operazioni inesistenti nei confronti di una decina di persone fisiche e giuridiche, tutte risultate clienti del medesimo commercialista.
Le prove versate in giudizio, infatti, hanno consentito di appurare il carattere puramente fittizio e cartolare della società che, a fronte di un oggetto sociale che riportava la costruzione di edifici residenziali e non residenziali, è risultata priva di dipendenti, di sedi operative, di magazzini, e qualsivoglia materiale e attrezzatura per l’esecuzione dei lavori.
Tali motivazioni, oltre alla genericità dell’oggetto delle fatture, alla mancata indicazione della manodopera e dei materiali utilizzati, all’assenza di fatture di acquisto e di documenti di trasporto del materiale e delle modalità di pagamento, hanno dimostrato la fittizietà delle operazioni poste in essere in concorso dal professionista.
Il tribunale di Busto Arsizio ha condannato il consulente alla pena di un anno e 8 mesi di reclusione ed applicato la pena accessoria, tra l’altro, della interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese per il periodo di 1 anno, dell’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per 1 anno, dell’interdizione dalle funzioni di rappresentanza e di assistenza in materia tributaria.
In esecuzione della sentenza passata in giudicato del tribunale che sarà segnalata al competente ordine professionale per le autonome valutazioni, la polizia economico-finanziaria bustocca ha confiscato le somme di denaro presenti sui conti bancari e una polizza assicurativa riconducibile al citato consulente fiscale, equivalenti al profitto del reato perpetrato.
L’odierna operazione della Guardia di Finanza si inserisce nel quadro delle rinnovate linee strategiche dell’azione del Corpo volte a rafforzare il contrasto alle condotte illecite connotate da maggiori profili di frode facendo leva sulle peculiari funzioni di polizia economico-finanziaria ed è stata condotta trasversalmente tanto sotto il profilo amministrativo-tributario quanto quello penale, restituendo alla collettività la ricchezza illecitamente accumulata.