Da Torino a Palermo, da Milano a Firenze, gli attivisti scendono in piazza con l’obiettivo di riportare l’attenzione sulla riconversione ecologica.
Roma – Il movimento ambientalista Fridays for Future ha proclamato per oggi uno sciopero globale per la
giornata mondiale di Sciopero per il Clima. Gli ambientalisti scendono in piazza da Palermo a Torino con l’obiettivo di riportare l’attenzione sulla riconversione ecologica. In programma in molte città italiane come Milano, Roma e Firenze oltre il Piemonte e la Sicilia, i tantissimi attivisti protesteranno contro “l’instaurazione di una economia di guerra”, in cui “parte delle industrie dannose si convertono in industria bellica spostando le risorse economiche dalla riconversione ecologica e aumentando non solo gli impatti ambientali e sociali, ma anche rendendo irreversibile nel breve futuro la variazione di temperatura media globale”, si legge nella nota ufficiale. A sostegno dell’iniziativa anche Cgil. “La mobilitazione per una giusta transizione è necessaria più che mai. La crisi climatica avanza pericolosamente spinta dall’inazione dei governi”, ha detto il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari.
La manifestazione di Fridays for Future avrà luogo a: Torino (piazza Statuto ore 9:30), Valsusa (ritrovo in stazione Susa alle 8 per andare a Torino), Chieri (in programma il 12 Aprile davanti alla stazione di Chieri alle 15), Trento (piazza Fiera ore 16), Verona (Ponte Pietra ore 18), Milano (largo Cairoli ore 9:30), Pavia (castello Visconteo ore 9), Varese (piazza della Repubblica ore 17:30), Bergamo (club ricreativo Pignolo, Festival for Future dalle ore 16), Genova (piazza San Matteo ore 16), Faenza, Firenze (festival Complicità Ecologiche ore 16:30), Lucca (piazzale Verdi ore 9), Roma (piazza Vittorio Emanuele ore 9:30), Taranto (via di Palma ore 9), Bari (giardino Mimmo Bucci ore 17), Catania (piazza Roma ore 9), Caltanissetta, Trapani (piazza Vittorio ore 9:30), Palermo (teatro Massimo ore 9), Alcamo (piazza Ciullo ore 17). Tra le iniziative in campo, in particolare a Taranto si chiede una mobilitazione “contro il danno ambientale causato dall’ILVA e da tutte le industrie pesanti che inquinano il nostro territorio e continuano a causare malattie e morti“.

“La cornice generale presente – dice il Movimento – è l’instaurazione di una economia di guerra nella quale: parte delle industrie dannose si convertono in industria bellica spostando le risorse economiche dalla riconversione ecologica e aumentando non solo gli impatti ambientali e sociali, ma anche rendendo irreversibile nel breve futuro la variazione di temperatura media globale. Registrata nel 2024 questa è maggiore di un grado e mezzo rispetto ai livelli preindustriali. L’ennesimo campanello di allarme del clima che sta cambiando per causa del sistema economico fossile; gli interessi economici vengono mascherati, alimentando le guerre e l’estrattivismo di risorse dai territori, di cui un esempio sono gli interessi fossili nel genocidio a Gaza.
Le guerre e lo sfruttamento delle risorse “hanno cause profonde, – dicono gli attivisti – come la diseguaglianza sociale tra i territori e i paesi. Alla richiesta di una riconversione dal basso la risposta rimane invece una transizione energetica affidata a grandi aziende come ENI, che puntano, in linea con il Governo, sul gas fossile, spacciato come ‘combustibile di transizione’, per fare diventare l’Italia hub del gas, attraverso il famigerato Piano Mattei, nuova forma di neocolonialismo fossile, a danno dei paesi del sud globale. Non solo, si punta anche sul gas importato via nave dagli USA e paesi mediorientali e su nuovi rigassificatori strutture costosissime che rischiano di legarci al fossile per decenni; la gestione dei territori e delle città diventa securitaria: il dissenso viene represso affidando le città a interessi privati e portando avanti la guerra del cemento che aumenta l’impatto degli eventi climatici estremi come le alluvioni”.

Fridays for Future sui social critica anche il decreto sicurezza. “Il governo italiano – si legge – ha scelto di approvare parte del Decreto Sicurezza (DL 1236, ex DDL 1660, noto anche come Decreto Anti Ghandi) tramite Decreto Legge, una forma emergenziale che deve essere approvata entro 60 giorni dal Parlamento. Si tratta di un precedente di gravità inaudita, – prosegue – in cui il Governo approva una legge contestata bypassando il Parlamento e quindi la possibilità di opposizione“.