Chef morta sulla nave da crociera: i lividi sul corpo e le chat con il collega “aggressivo”

Gessica Disertore, 27 anni, è stata trovata senza vita nella cabina della Disney Fantasy Cruise Line dove lavorava. La famiglia: “Non si è suicidata, vogliamo la verità”.

Bari – La morte di Gessica Disertore, chef 27enne di Triggiano (Bari) trovata senza vita il 27 settembre 2023 nella sua cabina sulla nave da crociera Disney Fantasy Cruise Line a Portorico, continua a sollevare interrogativi. Inizialmente classificata come suicidio dalle autorità portoricane, la vicenda è ora al centro di un’indagine per omicidio aperta dalla Procura di Bari contro ignoti. Lividi sul corpo, segni di colluttazione, incongruenze nei video e organi mancanti nell’autopsia alimentano i sospetti della famiglia, che contesta la gestione del caso da parte della compagnia e delle autorità locali. Le informazioni evidenziano un quadro complesso, con elementi che suggeriscono un possibile delitto o un “gioco finito male”.

I fatti: alle 4.30 del 27 settembre 2023, l’allarme medico scatta sulla Disney Fantasy, ormeggiata a San Juan, Portorico. Gessica Disertore viene trovata nella sua cabina dalla compagna di stanza, in biancheria intima e con una cintura stretta al collo, apparentemente impiccata. La testimone dichiara di aver scoperto il corpo alle 5, ma il padre, Michele Disertore, sottolinea l’incongruenza temporale: “L’allarme è scattato alle 4.30, come spiega questa differenza di mezz’ora?” La nave, dopo lo scarico della salma, riparte senza che la cabina venga sequestrata o che vengano condotte indagini approfondite, un fatto denunciato dalla madre, Patrizia Zonno: “Hanno scaricato mia figlia come un pacco e se ne sono andati”.

La salma, imbalsamata a Portorico, viene rimpatriata in Italia, ma presenta anomalie: gli organi del collo sono assenti, impedendo esami cruciali per confermare l’ipotesi di impiccamento, come sottolineato dal medico legale Pasquale Bacco. Inoltre, gli organi interni sono stati restituiti in una busta nel petto, una procedura che ha complicato ulteriori analisi.

L’autopsia condotta a Portorico aveva concluso per un suicidio, ma una seconda autopsia disposta in Italia, su richiesta della famiglia, ha rivelato elementi discordanti. I genitori, visionando le foto della salma, hanno notato ematomi su gambe e altre parti del corpo, confermati dall’autopsia italiana. Inoltre il medico legale Bacco e il criminologo Giancarlo Candiano hanno evidenziato tracce di una lotta o di un’aggressione prima della morte, rendendo “priva di fondamento” l’ipotesi di un gesto volontario. Gli inquirenti baresi, coordinati dal procuratore Roberto Rossi, ipotizzano un omicidio, potenzialmente legato a una colluttazione o a un “gioco erotico finito male”. La mancanza degli organi del collo, essenziali per verificare la dinamica dell’impiccamento, è considerata un ostacolo grave alle indagini.

Un elemento centrale, intorno al quale ruota l’inchiesta, è rappresentato dalla la chat tra Gessica e un uomo italiano, collega sulla nave, recuperata dalla nuora della famiglia. La corrispondenza, iniziata l’11 settembre e terminata il 27 settembre, rivela dettagli inquietanti. Il 22 settembre Gessica scrive: “Ne sai qualcosa dei lividi che ho sulle gambe? L’alcol ti rende aggressivo?”. L’uomo, contattato dalla trasmissione Chi l’ha visto?, nega di ricordare il messaggio e di essere stato aggressivo, dichiarando di aver cancellato le chat “perché mi facevano impressione”.

Questa una possibile ricostruzione della notte fatale in cui Gessica ha perso al vita, quella del 26 settembre: Gessica bussa alla cabina dell’uomo per circa 10 minuti, chiamandolo senza risposta, dopo che lui aveva incontrato un’altra collega, Vera. Alle 3, l’uomo le invia un messaggio, ma sostiene di essere rimasto con Vera tutta la notte. Vera, tuttavia, dichiara di aver lasciato la cabina 10 minuti dopo la partenza di Gessica, creando un buco temporale nella sua versione. Questi elementi, uniti ai lividi e alla domanda sull’aggressività, hanno spinto gli inquirenti a considerare l’uomo una persona informata sui fatti, anche se non è formalmente indagato.

Altro tassello mancante: un video delle telecamere di sorveglianza è stato fornito agli inquirenti, ma non è quello cruciale che inquadra la porta della cabina di Gessica, richiesto dalla Procura di Bari. La famiglia insiste sulla necessità di questo filmato, che potrebbe chiarire chi sia entrato o uscito dalla cabina nelle ore precedenti la morte. “La persona dice di aver trovato il corpo alle 5, ma l’allarme era scattato alle 4.30”, ribadisce il padre, sottolineando l’importanza del video per risolvere il mistero. La mancata consegna del filmato corretto e l’assenza di un’indagine approfondita a bordo alimentano i sospetti di una gestione superficiale da parte della Disney Cruise Line, accusata dalla famiglia di non aver mai contattato i congiunti.

Gessica Disertore, ingaggiata come pasticcera il 27 luglio 2023 e imbarcata il 5 agosto, si era distinta per professionalità e determinazione. I colleghi la descrivono come solare, sportiva e apprezzata, senza segnali di malessere psicologico. La mattina della morte, alle 2.16 (8.16 italiane), aveva inviato un messaggio al fratello Luigi: “Tutto bene”, con un emoji sorridente. Tre giorni prima, aveva acquistato vestiti online, un comportamento incompatibile con intenti suicidi.

Le ipotesi al vaglio della Procura di Bari includono l’omicidio volontario, una colluttazione, forse legata a un diverbio con l’uomo della chat o un’altra persona, potrebbe aver portato alla morte di Gessica, con una successiva messinscena dell’impiccagione. In seconda istanza i magistrati ragionano anche su un gioco erotico finito male, che potrebbe aver causato l’asfissia, con un successivo tentativo di occultare l’accaduto. Non da ultimo, il suicidio simulato: gli ematomi e l’assenza di sangue accumulato verso il basso, come tipico nei casi di impiccagione suggeriscono che Gessica fosse già morta o in fin di vita prima di essere appesa.

I genitori di Gessica, Michele e Patrizia, insieme al fratello Luigi, sono determinati a ottenere giustizia. “Abbiamo diritto di sapere cosa è successo”, hanno dichiarato a Chi l’ha visto?, denunciando l’indifferenza della compagnia e la superficialità delle autorità portoricane.

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