Il Comitato ha eletto segretario generale Ruocco Maruotti (Area) e vicepresidente del sindacato delle toghe Marcello De Chiara (Unicost).
Roma – Cesare Parodi, 63 anni, è il nuovo presidente dell’Associazione nazionale dei magistrati. Alla fine di una lunga giornata fatta di dibattiti e riunioni delle varie correnti, il Comitato direttivo centrale ha eletto i nuovi vertici dell’Anm dando il via libera ad una giunta unitaria, in cui manca all’appello solo Articolo 101. Un accordo che si è sbloccato solo dopo che Area ha rinunciato ad uno dei posti in giunta in favore di Magistratura Democratica. Parodi è procuratore aggiunto a Torino ed appartiene al gruppo di Magistratura Indipendente, la corrente moderata e filogovernativa, che all’elezioni per il direttivo ha ottenuto la maggioranza dei voti: 2.065 su 6.857 preferenze espresse.
Numeri che gli hanno consentito di ottenere 11 seggi a fronte dei 9 di Area (con 1.803 voti), degli 8 di Unicost (con 1.560), dei sei di Magistratura democratica (con 1.081 preferenze) e dei due rappresentanti di Articolo 101 (con 304). Il Comitato ha inoltre eletto come segretario generale Ruocco Maruotti (Area) e come vicepresidente del sindacato delle toghe Marcello De Chiara (Unicost). Il vicesegretario dell’associazione sarà Stefano Celli (Md) mentre Giuseppe Tango (Mi) – che era tra i favoriti per il ruolo di presidente – sarà coordinatore dell’ufficio sindacale. A Monica Mastrandrea (Unicost) la direzione della rivista La Magistratura.

In giunta entrano anche Chiara Salvatori (MI), Paola Cervo (Area), Marco Rossetti (Md) e Dora Bonifacio (Unicost). Ruoli assegnati con il bilancino che hanno un unico obiettivo: cercare e mantenere l’unità in una fase che tutti giudicano “delicatissima”. Serve però, è l’auspicio emerso dagli interventi, una “unità che non sia solo formale ma il programma di tutti”. “Chiederò in tempi brevi un incontro con il governo” ha detto Parodi che dopo l’elezione è stato molto chiaro. “Non possiamo rinunciare a nessuna strada per la difesa della magistratura, è un momento delicato e non possiamo commettere errori”. Nel corso del dibattito il magistrato aveva sottolineato come la sua corrente “non avrebbe fatto un passo indietro su nulla”.
“Condividiamo assolutamente – sono state le sue parole – ogni punto di questa battaglia. Noi siamo comunque un potere dello Stato, siamo cittadini che stanno portando avanti una battaglia per difendere la Costituzione su cui abbiamo giurato. Io credo che sia legittima almeno la nostra richiesta in tempi brevi”. E ancora, tanto per ribadire la sua posizione: “Sappiamo che le leggi le fa il Parlamento, le decide il Governo, ma come tutti gli altri cittadini possiamo dire la nostra e far valete le nostre ragioni”.
Un riferimento chiaro e netto tanto alla riforma della giustizia voluta dal governo e avversata dalla quasi totalità della magistratura associata – che ha monopolizzato gli interventi del Comitato direttivo – quanto anche allo sciopero indetto per il 27 febbraio. Che resta confermato, con buona pace di chi credeva che con i nuovi vertici lo scontro sulla riforma fosse archiviato. “Lo sciopero è stato deliberato – ha spiegato infatti Parodi subito dopo l’elezione – oggi non è stato revocato. Tutto ciò che accadrà nei prossimi giorni sarà condiviso con la Giunta”.