Non c'è pace per Matteo Salvini in Sicilia: imputazione coatta per il senatore Stefano Candiani e per il primo assessore leghista siciliano Fabio Cantarella.
Catania – Ancora problemi giudiziari “siciliani” per Matteo Salvini: il senatore Stefano Candiani e l’assessore comunale Fabio Cantarella imputati coattivamente per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di istigazione razziale, etnica e religiosi. Dopo una settimana dall’incursione di numerosi leghisti venuti dal Nord-Italia sino alle pendici dell’Etna per manifestare solidarietà al proprio leader, in occasione dell’udienza preliminare per il caso Gregoretti, i guai giudiziari per il Carroccio non si esauriscono. Anzi dilagano.
Il Gip di Catania Giuseppina Montuori ha disposto l’imputazione coatta per Candiani e Cantarella nonostante la Procura etnea avesse già chiesto l’archiviazione perché “il fatto non sussiste o comunque non costituisce reato“. L’associazione antimafia Rita Atria, attraverso il proprio legale avvocato Goffredo D’Antona, si era opposta alla chiusura dell’inchiesta dopo avere denunciato la pubblicazione su Facebook di un video in cui i due imputati leghisti descrivevano il quartiere San Berillo come la “patria dell’illegalità“.
Il post era diventato ben presto virale ed i commenti e le battute si erano sprecati alcuni dei quali, molto forti, inneggiavano addirittura alla violenza ed all‘intolleranza. Una offesa per la città ma soprattutto per i residenti di un quartiere perennemente alla ricerca di riscatto sociale e dove vivono centinaia di persone per bene. Certamente la responsabilità del degrado, in tutti i sensi, appartiene agli amministratori locali che negli anni non hanno saputo pianificare e predisporre il rilancio di un quartiere storico ricco di testimonianze culturali e artistiche.
La Procura ha stralciato la posizione di 14 indagati, per lo stesso reato, tra coloro che hanno commentato, da diverse città italiane, il video con frasi sui migranti spesso irripetibili:“… Bisognerebbe metterli nei forni compresi i Ds; è bello l’odore del Napalm al mattino; alle docce; maledetti clandestini; buttateli a mare da dove sono venuti; vai con la ruspa; ci vuole il lanciafiamme...”.
Così secondo il Gip di Catania le ragioni esposte dalla Procura nella richiesta di archiviazione non trovano conferma nelle condotte materialmente tenute dai due indagati e nell’attività di indagine espletata. Tali condotte, aggiungeva il magistrato per le indagini preliminari, non possono essere condivise in base al concetto che la giurisprudenza ha reso del reato contestato:
“…A ben vedere – scrive la giudice Montuori – appare chiaro che trattasi di espressioni e giudizi fondati su concetti discriminatori e legati alla sola nazionalità o etnia dei residenti il quartiere in questione e, comunque, non concretamente posti in essere da costoro...”. Ma non basta. Il Gip avrebbe rilevato anche che Candiani ha manifestato le proprie idee fuori dalla sede parlamentare e fuori dai limiti della sindacabilità previsti dall’art. 68, comma 1, della Costituzione nei confronti di deputati e senatori.
L’avvocato Fabio Cantarella è stato il primo assessore leghista nominato in Sicilia. Con delega municipale all’Ambiente, Ecologia e Sicurezza rappresenta l’ente locale che dovrebbe occuparsi fattivamente dell’abbandono e del disagio di certi quartieri a rischio. Ironia della sorte anche di quello “oggetto” della diatriba giudiziaria.
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