Nel giro di un anno dall'arresto si giungeva alla condanna di primo grado. L'ex sacerdote ha ammesso le proprie responsabilità e ha chiesto scusa alla famiglia della vittima.
Caserta – Nove anni di carcere per don Michele Mottola, 61 anni, il prete accusato di abusi sessuali su una bambina di 11 anni La condanna è stata inflitta dal tribunale di Napoli Nord. Il procuratore capo Francesco Greco aveva costruito un castello accusatorio solido contro il sacerdote tanto che il Gip Vera Iaselli lo faceva proprio nella sua interezza. La bambina abusata aveva poi denunciato il prete ma inizialmente gli stessi genitori non avevano creduto a quanto la ragazzina aveva raccontato spaventata e intimorita.
La piccola vittima, però, aveva registrato con il telefonino gli incontri intimi con Mottola che si sarebbero consumati nella sagrestia della parrocchia di San Giorgio Martire a Trentola Ducenta. La turpe vicenda risale alla primavera del 2019 quando don Michele officiava ancora nella parrocchia del paese in provincia di Caserta. La ragazzina si sarebbe recata, parecchie volte, in sagrestia dove avrebbe avuto incontri intimi con il parroco. Dopo ripetuti rapporti sessuali la ragazzina, disperata, aveva raccontato delle molestie subite ai suoi genitori.
La famiglia, sulle prime, non aveva creduto alla ragazzina ma quando questa aveva mostrato ai genitori i video degli incontri a luci rosse la coppia decideva di andare in Curia per raccontare la vicenda al vescovo. Monsignor Angelo Spinillo, ascoltate le registrazioni, consigliava i genitori della ragazzina di denunciare il parroco alle autorità di polizia. Oltre alle registrazioni la ragazzina aveva redatto una sorta di diario dei suoi incontri sessuali manifestando chiaramente la sua repulsione alle voglie bestiali del sacerdote che continuava ad insidiarla.
Magistrati e poliziotti avviavano le indagini verificando sia le registrazioni effettuate dalla ragazzina che le testimonianze di alcuni fedeli oltre ad una circostanziata versione dei fatti riferita da una catechista che per prima aveva raccolto le confessioni della bambina nonché tutti i messaggi su Whatsapp inviati dal prete alla vittima e viceversa.
La stessa bambina, ascoltata più volte in modalità protetta e in presenza di psicologi, raccontava che il prete le avrebbe vietato di raccontare quanto accadeva fra loro due ma una volta venuto a sapere che i loro incontri erano ormai sulla bocca di tutti don Michele avrebbe aspramente rimproverato la giovanissima vittima tramite sms dal tono inequivocabile: ”…Non dovevi raccontare tutto. Ora penseranno male di noi…”. Prima di essere arrestato l’ex sacerdote, sospeso dalle funzioni religiose dal vescovo Spinillo e dall’Ordine dei Giornalisti della Campania a cui era iscritto, subiva un’aggressione fisica da parte del padre della vittima:
”…Non voglio fare apparire don Michele Mottola come una vittima – spiegava l’avvocato Antimo D’Alterio, legale di fiducia del prete, all’epoca dei fatti – ma il sacerdote, prima del suo arresto, era stato aggredito dal papà della bambina sull’asse mediano nel territorio di Napoli. Gli è stato fatto un vero e proprio agguato. Episodio che è stato denunciato alla magistratura. È stato speronato con l’auto e aggredito fisicamente. Solo l’intervento di due motociclisti ha evitato il peggio… Don Michele è finito in pronto soccorso dove si è fatto curare le ferite riportate a seguito dell’aggressione poi denunciata alla magistratura. Il mio assistito ha ammesso questa sua debolezza e ha chiesto scusa a tutti…”.
Le scuse, evidentemente, non sono bastate e il parroco è stato condannato, in primo grado e con rito ordinario, a 9 anni di reclusione anche se il Pm Paolo Martinelli aveva chiesto una condanna di poco superiore. Il sacerdote ammetteva subito ogni responsabilità e chiedeva scusa alla famiglia della vittima: ”…Chiedo scusa alla famiglia della bambina – aveva detto don Michele – spero riescano a perdonarmi. Ho intrapreso un percorso spirituale. Mi affido alla giustizia divina e terrena. Sono colpevole…”.
Dopo la confessione l’arresto dunque il processo e la condanna nel breve volgere di un anno. La brutta vicenda, che aveva gettato nella costernazione ma anche nell’incredulità la comunità religiosa di Trentola Ducenta, era stata anticipata in tv nella nota trasmissione Le Iene. Gli inviati di Italia 1, per primi, avevano raccolto le terribili confessioni della bambina abusata.
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