Il sindacato: “Davvero straordinario l’intervento dell’esiguo personale in servizio, che svolge sotto organico enormi sacrifici quotidiani”.
Torino – Un detenuto italiano ha tentato di togliersi la vita provando a impiccarsi con un lenzuolo nel bagno della propria stanza, nel pomeriggio di ieri, al primo piano della casa circondariale di Ivrea. È stato salvato grazie all’intervento degli agenti della polizia penitenziaria. L’uomo è stato poi trasportato al pronto soccorso dell’ospedale di Ivrea per ulteriori accertamenti sulle sue condizioni di salute. A darne notizia è l’Osapp, l’Organizzazione autonoma della polizia penitenziaria che plaude all’intervento degli agenti.
“Davvero straordinario e professionale l’intervento dell’esiguo personale presente in servizio, che ha salvato una vita umana e che svolge sotto organico enormi sacrifici quotidiani, sottoposto a uno stress psicofisico mai registrato prima d’ora” dice in merito Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp. “Il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ancora oggi non ha nominato un comandante di reparto titolare – aggiunge – chiediamo al ministro Nordio di verificare cosa impedisce, non solo a Ivrea, ma un po’ ovunque, le nomine dei comandanti di reparto nelle carceri Italiane”.
Anche le sigle sindacali della Polizia Penitenziaria di Sondrio, riunite nel coordinamento CISL-SAPPE-UIL USPP-OSPP, lanciano nuovamente un grido d’allarme sulla grave carenza di personale che affligge la Casa Circondariale della città. Attualmente, l’organico operativo presso l’istituto “si limita a poco più di una ventina di unità, una situazione che si traduce in turni di lavoro estremamente gravosi per il personale. Non è raro che gli agenti siano richiamati in servizio durante i giorni di riposo o che debbano rinunciare alle ferie per coprire i numerosi servizi necessari. In alcune giornate, gli operatori sono costretti a prolungare il proprio turno fino a 12 o addirittura 16 ore consecutive, svolgendo incarichi spesso incompatibili tra loro”.
Nonostante i “reiterati appelli rivolti ai Superiori Uffici, le risposte ricevute – dicono – sono state scarse e insufficienti a migliorare una situazione che appare ormai insostenibile. Di recente sono state assegnate tre unità distaccate, ma il loro contributo, pur apprezzabile, risulta numericamente inadeguato per affrontare l’emergenza in atto. A peggiorare ulteriormente il quadro, da quasi sei anni non vi sono state assegnazioni di nuovi agenti presso la struttura, mentre si è assistito a una progressiva riduzione del personale per vari motivi. Questa situazione non è attribuibile agli attuali vertici della Casa Circondariale, insediatisi solo pochi mesi fa e costretti a confrontarsi con un’eredità gestionale pesante, frutto di anni di immobilismo”.
Nonostante le “difficoltà, il personale della Polizia Penitenziaria di Sondrio continua a svolgere il proprio lavoro con dedizione e spirito di sacrificio, garantendo ordine, sicurezza e rispetto della dignità della pena. Tuttavia, le sigle sindacali chiedono interventi immediati e concreti per porre fine a questa situazione di emergenza, che rischia di compromettere ulteriormente le condizioni lavorative degli agenti e l’efficienza dell’istituto”. Nel Rapporto di Antigone a febbraio 2024 era messo nero su bianco che il corpo di polizia penitenziaria soffre una grave carenza di personale: su 31.068 agenti manca il 16% delle unità previste, con un rapporto di un agente ogni due detenuti/e, ben al di sotto dei livelli di sicurezza raccomandati.
Una carenza che riguarda anche altri operatori: si contavano 1.021 educatori, con una media di 59,7 detenuti e detenute per ogni educatore: numeri gravemente insufficienti per gestire l’alto numero di reclusi. In alcuni istituti, come Regina Coeli a Roma, un singolo educatore si occupa di 163 detenuti/e. Il Rapporto Antigone 2024 dipinge un quadro allarmante di un sistema penitenziario al collasso, in cui l’unico modo per invertire la rotta sembra essere un profondo ripensamento delle politiche penali e una maggiore attenzione ai diritti umani dei detenuti, in linea con la funzione riabilitativa della pena prevista dalla Costituzione.