Carceri: M5S, interrogazioni a Nordio e Piantedosi su suicidi e tutela minori

Stefania Ascari chiede ai ministri di chiarire sull’ennesima morte in cella a Modena e sul trasferimento dei minori alla Dozza.

Roma – Due interrogazioni ai ministri Nordio e Piantedosi per chiedere spiegazioni su due gravi episodi avvenuti nelle carceri di Modena e Bologna. Le ha presentate la deputata del Movimento 5 Stelle, Stefania Ascari. “A Modena, nei giorni scorsi, si è verificato il quarto suicidio di un detenuto in un mese. Una tragedia continua e silenziosa – afferma – su cui non si può restare in silenzio, così come sul crescente numero di suicidi tra le forze dell’ordine. Lo Stato ha il dovere di garantire la salute fisica e mentale di detenuti e operatori penitenziari, assicurando condizioni dignitose e un ambiente sicuro. Quali azioni concrete sta mettendo in campo il Governo per migliorare la vita nelle carceri e interrompere questa scia di sangue?”.

A Bologna, invece, “sembra essere in corso – prosegue la deputata M5S – una proposta per trasferire temporaneamente 60-70 minori e giovani adulti dagli istituti penali minorili in una sezione separata della Casa Circondariale di Bologna, la Dozza. L’idea viene presentata come una soluzione straordinaria per affrontare il sovraffollamento, ma solleva dubbi sulla compatibilità con le norme nazionali e internazionali sulla tutela dei minori. La Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e le Regole di Pechino stabiliscono che i minori non devono essere detenuti insieme agli adulti, per proteggerli da influenze negative e garantire loro un percorso educativo adeguato”.

“Cosa dicono i ministri Nordio e Piantedosi in merito alla compatibilità di questa soluzione con la normativa vigente? Sarebbe necessario coinvolgere in modo più strutturato il Garante per l’Infanzia e altri organismi di tutela per individuare soluzioni che rispettino i principi della giustizia minorile e cominciare a affrontare il tema delle carceri con serietà, anziché usarlo come strumento di becera propaganda”, conclude Ascari. Anche il Garante per i diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Bologna e Garante delle persone private della libertà personale della Regione Emilia-Romagna avevano espresso perplessità sull’ipotesi circolata da fonti sindacali di “un’inedita soluzione organizzativa dipartimentale per fronteggiare a livello nazionale l’attuale sovraffollamento negli istituti penali per i minorenni che consisterebbe nel concentrare 60-70 ragazzi provenienti da vari istituti – all’interno di una sezione detentiva della Casa Circondariale di Bologna, comunque tenuti separati dalla popolazione detenuta adulta, con personale applicato della giustizia minorile”. 

Questa soluzione organizzativa, “se confermata, suscita enormi perplessità e grave preoccupazione nella misura in cui si prefigura un’alta concentrazione di vicende personali e detentive più problematiche di altre, anche incardinata nella prospettiva concreta di una precaria e incongrua offerta di interventi educativi, e anche non escludendo che possano comunque prendere corpo forme di pericolosa e negativa influenza da parte della popolazione detenuta adulta in danno dei ragazzi, benché tenuti separati”.

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