Braccialetto elettronico sotto accusa, il Viminale chiede spiegazioni al fornitore

Interrogazione di Avs dopo il caso dell’uccisione di Roua Nabi e di Concetta Mar Ruocco. Le verifiche sul malfunzionamento.

Roma – Il caso di femminicidio avvenuto a Torino dove un uomo portatore di braccialetto elettronico ha ucciso a coltellate l’ex moglie, Roua Nabi di 34 anni scatena la polemica. E finisce al centro di una interrogazione parlamentare di Avs: Luana Zanella chiede conto del funzionamento dei braccialetti elettronici. Il sottosegretario all’Interno, Emanuele Prisco, chiarisce che “presso il Viminale è operativo da alcuni mesi un gruppo di lavoro interforze, con la partecipazione anche del ministero della Giustizia”. “Premesso che in tutti i casi accertati di malfunzionamento si provvede alla loro sostituzione, nell’ambito del suddetto tavolo tecnico – afferma Prisco – sono state comunque individuate possibili soluzioni tecniche migliorative relativamente a criticità riconducibili alla connessione di rete e ai tempi di attivazione e disattivazione dei dispositivi, che sono state richieste al fornitore”. 

“Tra i temi approfonditi dal gruppo di lavoro – ha aggiunto Prisco – vi è stato anche quello relativo alla predisposizione di linee guida per gli operatori delle Forze di polizia e in particolare per il personale preposto alla gestione del sistema di monitoraggio in questione. Assicuro il costante impegno del Governo e delle strutture competenti a rendere sempre più efficaci gli strumenti di prevenzione, in primo luogo il braccialetto elettronico, per fare in modo che le Forze di Polizia intervengano tempestivamente rispetto a ogni situazione di rischio o pericolo per le potenziali vittime”.

Emanuele Prisco

Filiberto Zaratti, AVS, ha ricordato che “la nostra interrogazione ha preso le mosse dall’ultimo caso di femminicidio avvenuto a Torino dove un uomo portatore di braccialetto elettronico ha ucciso a coltellate l’ex moglie, Roua Nabi di 34 anni. Meno di un anno il braccialetto elettronico alla caviglia di Franco Panariello non gli aveva impedito di entrare in casa della moglie Concetta Mar Ruocco, in provincia di Ancona, e di ucciderla con 15 coltellate. Abbiamo dunque sollevato il problema dell’effettivo funzionamento di questi dispositivi e abbiamo appreso che si stanno valutando soluzioni tecniche alle criticità di connessione di rete e di tempi della loro attivazione e disattivazione”.

E ha aggiunto: “Siccome la questione riguarda la prevenzione e la protezione della stessa vita delle donne, vogliamo garanzie dal Viminale e dal suo fornitore che i braccialetti in uso sia funzionanti al 100% altrimenti diventano essi stessi un pericolo. Insisteremo con un nuovo atto di sindacato ispettivo per avere accesso al contratto stipulato con Fastweb. Non possono esistere malfunzionamenti, la copertura della connessione deve essere garantita sempre al 100%”.

Il braccialetto elettronico

Ma come funziona il braccialetto elettronico? Si tratta di uno strumento che viene applicato ad un soggetto destinatario di una misura di sicurezza o di una pena. Serve a controllare a distanza dove si trova il soggetto, tramite segnale GPS. Il braccialetto elettronico non può essere rimosso per tutta la durata della misura, salvo i momenti della manutenzione specifica. Può, inoltre, essere tolto solo dall’autorità di pubblica sicurezza. Le spese per l’adozione del braccialetto elettronico sono a carico dello Stato. Il braccialetto elettronico è impiegato per il controllo a distanza di soggetti sottoposti agli arresti domiciliari o altra misura cautelare, o che si trovano in regime di semilibertà. Viene utilizzato anche come strumento di prevenzione di alcuni reati, come lo stalking e per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri.

Viene indossato come una cavigliera. In questo modo, si consente all’interessato dalla misura di mantenere una certa riservatezza, perché potrebbe essere tendenzialmente coperto dai vestiti. Impermeabile, molto leggero, circa 200 grammi, è strutturato in modo da prevenire escoriazioni. Se si tenta di toglierlo da soli, ecco che suona l’allarme: c’è infatti un dispositivo rileva ogni infrazione. La notifica di allarme viene inviata all’autorità giudiziaria. Se chi lo indossa è ai domiciliari, è installato un apparecchio detto Unità di sorveglianza locale. Il dispositivo in questione capta i segnali che sono ricevuti dal braccialetto elettronico, in modo tale da accertare che il soggetto si trovi all’interno di un determinato perimetro. Se il detenuto si allontana, scatta un allarme, così come se cerca di alterarlo o di danneggiare il braccialetto.

Anche il Segretario Generale dell’U.S.M.I.A. Carabinieri, Carmine Caforio, in una lettera inviata ai Ministri competenti (Giustizia, Interno, Difesa) e al Comando Generale dell’Arma, ha segnalato le gravi problematiche legate al malfunzionamento dei “braccialetti elettronici”; dispositivi progettati per monitorare soggetti socialmente pericolosi e/o sottoposti a misure restrittive della libertà personale, nonché garantire la protezione delle vittime di codice rosso dai loro persecutori. Una situazione che presto potrebbe diventare ingestibile, compromettendo l’efficacia e l’efficienza delle Forze di Polizia”.

“Se non verranno adottati urgenti rimedi – sottolinea Caforio – il dispositivo, originariamente concepito per migliorare la sicurezza, rischia di peggiorarla, diventando uno strumento poco credibile e, soprattutto, incontrollato. Basterebbe acquisire i dati degli operatori, quotidianamente sottratti dal pronto intervento e dal controllo del territorio a causa dei “falsi allarmi da braccialetto”, per comprendere l’entità del problema. Siamo certi che i riscontri emersi – qualora diffusi – susciterebbero forte indignazione nell’opinione pubblica, aumentando sfiducia nella politica e nelle istituzioni”.

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