Blitz alla “fabbrica dell’olio” di Lanciano: smascherato un sistema di caporalato aziendale

Operazione “Oleum” della Finanza: frodi fiscali, sfruttamento della manodopera e società “di comodo”. Due indagati, sequestri per 1,4 milioni.

Chieti – Un nuovo e durissimo colpo a un sistema di caporalato aziendale travestito da esternalizzazione lecita è stato inferto dalla Guardia di Finanza di Lanciano, al termine dell’operazione “Oleum”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Lanciano. Le Fiamme Gialle, guidate dal capitano Domenico Siravo, hanno eseguito un sequestro preventivo per un valore di 1.405.047 euro, tra immobili, disponibilità finanziarie e quote societarie.

Il provvedimento è stato emesso dal G.I.P. del Tribunale di Lanciano a carico di due soggetti indagati per emissione e utilizzo di fatture false.

Al centro dell’indagine, un’impresa del settore della produzione e confezionamento di olio d’oliva, che per anni ha impiegato manodopera fornita da una società interinale di comodo, priva di patrimonio, creata ad hoc per evitare il pagamento di contributi e imposte. Questa seconda società – formalmente distinta, ma riconducibile al medesimo gruppo imprenditoriale – ha assunto i lavoratori “ereditati” da una precedente azienda fallita, in un fenomeno noto come “transumanza aziendale”.

Il personale risultava formalmente alle dipendenze della società fornitrice di servizi, ma era di fatto diretto e organizzato dall’azienda committente, in piena violazione delle normative sul lavoro.

Secondo quanto emerso dalle indagini, la società interinale non ha mai versato i contributi fiscali e previdenziali dovuti, accumulando un debito superiore a 800mila euro nei confronti dell’Erario. L’azienda committente, invece, ha continuato a beneficiare di forza lavoro a basso costo, eludendo le responsabilità economiche e contrattuali previste dalla legge.

Determinante per l’inchiesta è stata la collaborazione spontanea dei lavoratori, che hanno testimoniato il reale assetto aziendale e la gestione del personale.

Con quest’ultima operazione, il totale dei beni sequestrati dalle Fiamme Gialle di Chieti nell’ultimo mese ha superato i 4,7 milioni di euro. Una cifra che testimonia l’efficacia delle attività investigative, ma anche la pervasività del fenomeno, ormai divenuto strutturale in alcuni comparti produttivi.

L’inchiesta è tuttora in corso. I due soggetti indagati, come previsto dalla legge, sono da considerarsi non colpevoli fino a sentenza definitiva.


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