«Bisogna insegnare a sparare nelle scuole». Continua la bagarre in Parlamento

Una frase che è risuonata nei corridoi politici e che ha destato forti reazioni da parte di molti rappresentanti dei partiti. L’interessato però nega di averla detta e prova a spiegarne la genesi.

Roma – Quando le parole diventano macigni. Il sottosegretario alla Presidenza, Giovanbattista Fazzolari, si trova nel mirino degli oppositori per non avere detto che “Bisogna insegnare a sparare nelle scuole”. Cibo pregiato per chi rema contro e per coloro i quali non perdono occasione per cercare di incrinare la credibilità del governo Meloni e in particolare di FdI. Ridicolizzando da una parte per poi evidenziare l’inesperienza di alcuni parlamentari meloniani, oggetto di critiche per alcuni episodi rimbalzati agli onori della cronaca. Il dato stupefacente è che certe zuffe parlamentari e indiscrezioni, ritenute false, hanno ricompattato le opposizioni facendole apparire unite, cioè per quello che non sono.

È certo che ormai sta divenendo una esercitazione ordinaria, anche se becera, provare a delegittimare l’avversario politico attraverso l’esaltazione di notizie infondate e prive di riscontro. Ma la cosa più inquietante è continuare a parlarne quando vi è subito stata la smentita dell’interessato, ignorata per giorni. Ma si sa che quando una notizia, che fosse vera, risulterebbe destabilizzante, sarebbe difficile fermarla, così si alternano le considerazioni continuando a viaggiare sul Web e su tutti i quotidiani nonostante si tratti di una fake news. Certo c’è chi spegne la polemica subito, ma anche chi la cavalca per dare adito a fomentare le tante polemiche degli ultimi giorni.

Il senatore Giovanbattista Fazzolari.

Nulla di nuovo, certamente, ma approfittare di un abbaglio giornalistico, che può anche succedere, per imbastire programmi televisivi che partono dalla notizia boomerang per andare a criticare l’azione del Governo, lascia l’amaro in bocca e rende sempre meno credibile l’intero sistema di comunicazione e per riflesso quello politico. Forse per rendercene conto bisognerebbe che gli italiani si astenessero anche dal vedere certi format e leggere più giornali per trarne il proprio convincimento. Tutto paradossale, estremamente tendenzioso e triste. Giovanbattista Fazzolari, comunque, precisa che:

“La notizia che io vorrei insegnare a sparare nelle scuole è ridicola e infondata. La chiacchierata tra me e il generale Federici, consigliere militare del presidente Meloni, che il giornalista crede di aver carpito come uno scoop, verteva su tutt’altro”.

Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio smentisce quella che definisce una “notizia inventata” e pare che stia querelando la testata per l’articolo che lo vede protagonista.

Il generale Luigi Federici.

“La conversazione fra me e l’addetto militare del Presidente Meloni – spiega Fazzolari – verteva sull’esigenza di creare un tavolo che riguarda l’addestramento di Forze di Polizia e Forze Armate per vedere quale è lo stato dei nostri Corpi Armati e la possibilità di creare dei canali privilegiati di assunzione nelle Forze di Polizia e nelle Forze Armate, per quelle discipline sportive reputate attinenti. Facciamo degli esempi: paracadutismo, subacquea, alpinismo, tiro sono discipline, pur se non olimpiche, attinenti alle attività che svolgono le Forze Armate e le Forze di Polizia”.

Quindi l’idea era di prevedere, oltre ai corsi sportivi militari, di Polizia, che hanno una funzione di immagine, anche un’attività che coinvolgesse gli sportivi per la materia attinente. Questa, almeno, sostiene il senatore, fosse la conversazione. In sostanza, “Di insegnare Tiro nelle scuole non e n’è mai parlato ed è una cosa inventata dai giornalisti, chiarita alle 8 del mattino e purtroppo continuata a rimbalzare nonostante una smentita ben chiara riportata da tutte le agenzie nazionali” conclude il sottosegretario. Una storia triste, che fa riflettere sulla capacità manipolatrice, la quale trova spazio per incunearsi solo nelle polemiche che fa durare per giorni, con la compiacenza di molti, solo per un po’ di ribalta.

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